La generazione X è successiva a quella più nota dei boomer, e comprende le persone nate tra il 1965 e i primi anni Ottanta. Siccome è un intervallo un po’ troppo ampio, qualcuno ha pensato di restringere il campo ai nati tra il 1977 e il 1983. L’idea è di Dan Woodman, professore associato dell’Università di Melbourne, che ha coniato il termine xennial. Cosa accomuna gli xennial e cosa li distingue dai millennial? In sostanza, i primi hanno sperimentato e vissuto un mondo molto diverso da quello odierno: se chi è nato dopo viene spesso definito nativo digitale, noi meno giovani abbiamo conosciuto internet da grandi e per questo veniamo identificati come immigrati digitali.
Noi della generazione X facevamo merenda con Bim Bum Bam, la sera guardavamo Beverly Hills 90210, giocavamo con il Commodore e ascoltavamo indie rock, grunge e brit rock. Se da bambini la nostra televisione aveva il tubo catodico (e magari dai nonni era pure in bianco e nero), ora facciamo binge watching di serie tv sull’iPad.
Ancora oggi, tante delle nostre abitudini quotidiane sono diverse da quelle dei più giovani, comprese quelle legate al modo di viaggiare.
La generazione X e il concetto di viaggio
A differenza dei nostri genitori, abbiamo iniziato a viaggiare da bambini ma, a differenza dei millennial, i nostri primi viaggi non sono stati in aereo. Le nostre vacanze erano on the road quando probabilmente questo termine non era nemmeno in uso in Italia: si partiva a fine luglio in macchina o in camper, e si facevano chilometri e chilometri lungo le autostrade italiane o estere. Senza aria condizionata, senza navigatore satellitare e con il baule pieno fino all’inverosimile di tutto quello che poteva servire per un mese o giù di lì.
Un viaggio del genere era un’avventura, perché non sapevi mai quanto tempo ci avresti messo ad arrivare a destinazione. Ma, soprattutto, ti faceva compagnia il mistero di non sapere quasi niente della meta da raggiungere perché non c’erano blog di viaggi né Google, ma solo le guide in bianco e nero del Touring Club. Ogni viaggio, anche il più banale, era qualcosa di davvero speciale. Forse per questo motivo ancora oggi, anche una mini-vacanza di due giorni ha un significato particolare: non la diamo per scontata, e contiamo con ansia i giorni che ci separano dalla prossima partenza.
La generazione X e il materiale cartaceo
Ci piacciono le mappe, stampiamo tutto, dalle prenotazioni alle carte di imbarco, perché siamo abituati che fino a un po’ di anni fa, se dimenticavi la cartina della Francia del Sud, dovevi fermarti al primo Autogrill per comprarla se non volevi correre il rischio di ritrovarti impantanato dalle parti di Clermont-Ferrand. Per lo stesso motivo memorizziamo sempre il numero di telefono dell’albergo, in modo da poter chiamare la reception per chiedere indicazioni nel caso in cui dovessimo perderci.

I più giovani forse si stupiranno: nonostante il nostro attaccamento atavico al materiale cartaceo, che ci garantisce la stessa sicurezza della coperta di Linus, siamo anche noi in grado di usare Google Maps. E il Wallet dell’iPhone per salvare le carte di imbarco, le mappe offline, le app dove memorizzare le prenotazioni alberghiere e l’itinerario di viaggio, ma è come se ci mancasse qualcosa. Non è semplice, ma poco alla volta anche io mi sto abituando a partire senza stampare nulla, cercando di non farmi venire una crisi d’ansia.
La generazione X e la pianificazione di un viaggio
Portali di prenotazioni alberghiere che in una sola pagina mostrano tutte le soluzioni per la destinazione che vogliamo vedere? No, grazie! Sono posti di perdizione che ci mandano in confusione. Meglio cercare su Google Maps, aprire cento finestre diverse e passare da una all’altra per confrontare camere e tariffe. Stessa cosa per i biglietti aerei. Quando eravamo ragazzini, le compagnie aeree di bandiera erano le uniche padrone dei cieli e i biglietti si prenotavano in agenzia di viaggi. La “novità” delle low cost l’abbiamo studiata con sospetto, non riuscendo a capire dove fosse l’inghippo dei prezzi stracciati.
Partivamo per una meta sconosciuta avendola solo immaginata grazie ai film, prendendo appunti su un quaderno per le prenotazioni dei voli, degli hotel e delle auto a noleggio, e scarabocchiavamo bozze di itinerari sulle quali tracciavamo righe con la biro quando non eravamo convinti. Per anni siamo stati turisti fai da te e la cosa non ci fa vergognare: a differenza di tante persone più giovani, non ci sentiamo in dovere di definirci per forza viaggiatori. Anzi, questa distinzione ci fa sorridere.
La generazione X e la comfort zone
Abbiamo viaggiato per anni uscendo dalla nostra zona di comfort perché, a meno di essere figli di grandi industriali, ai tempi del liceo e dell’università (ma anche al primo impiego) dormivamo nelle pensioni a due stelle, nei campeggi, nei B&B di infimo livello. Nel mio caso, in viaggio di lavoro, mi è capitato di essere ospitata sul pavimento di una casa di pescatori inglesi e sul materasso gettato a terra in una fattoria scozzese. Quindi non ci piace essere trattati con sufficienza se ora dormiamo negli alberghi a quattro stelle: abbiamo già dato, sappiamo cosa vuol dire uscire dalla zona di comfort e, potendo scegliere, preferiamo stare al suo interno.
Significa che siamo vecchi? Può darsi: semplicemente siamo già stati dove i più giovani sono adesso, abbiamo già vissuto le esperienze che chi è arrivato dopo sta provando o deve sperimentare, e non siamo più interessati a percorrere quella strada. Non necessariamente perché non ci sia piaciuta, ma perché c’è un tempo per tutto.
La generazione X e i social media
Questa cosa di condividere tutto sui social non la capirò mai fino in fondo. Per un mio limite, senza dubbio, perché quando un collega mi ha insegnato a creare un profilo Facebook, avevo ventisei anni. Prima di allora agli amici si telefonava, si suonava il campanello o si mandava un sms. Non si condivideva qualcosa su un gruppo, non si postava una novità su una pagina Instagram. Non ne sto facendo una critica: sto solo dicendo che non essendoci abituata fin dalla tenera età, non riuscirò mai a sentire miei questi strumenti.

Semplicemente, Instagram, Facebook e TikTok sono degli accessori non fondamentali: una delle cose che abbiamo imparato a usare ma delle quali possiamo tranquillamente fare a meno.
A quale generazione appartenete? Vi ritrovate in questa descrizione?
Ciao Silvia, mi ritrovo pienamente nella tua descrizione! Grazie per questo articolo
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Grazie a te per essere passata!
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Ciao Silvia, per me la generazione X finisce nel 1980. Questo perché io sono in quella successiva, la Y che va dal 1981 al 1996. Internet l’ho conosciuto che andavo ancora a scuola 😉
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Ah io quando andavo a scuola sapevo appena accendere il computer 😂
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I primi viaggi fatti insieme a mio marito risalgono a circa 22 anni fa, e avevamo in dotazione una vecchia POLo sgangherata, cartine geografiche e pochi spicci in tasca. Credo siano state le esperienze più belle della nostra vita. Viaggiavamo leggeri e, anche se spaesati, non avevamo la pressione della fastidiosa vocina parlante del TOM TOM a rovinarci le trasferte.
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Mi ritrovo molto in quello che dici: anche per noi i primi viaggi sono stati così!
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Così viaggi mia madre e così ho sempre viaggiato anche io fino tutto sommato a non troppi anni fa. Devo ammettere che ci sono dei lati positivi al viaggiare in modo così “semplice”, forse è un modo più autentico di quello iper-mediatico che facciamo ora.
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Forse è come dici tu: quel modo più semplice di viaggiare a cui eravamo abituati forse era più autentico.
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I miei primi viaggi me li ricordo in macchina con la famiglia, senza social e noi non avevamo ne mappa cartacea o digitale, ma chiedevamo informazioni ai passanti o ci affidavamo all’istinto, e infatti in alcuni viaggi ricordo le risate per trovare la strada o la destinazione. Belle esperienze che rimarranno sempre con noi.
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Ah le informazioni ai passanti! Nei primi on the road nel Regno Unito, quando immancabilmente ci perdevamo, il mio compagno non voleva mai fermarsi a chiedere e finivamo per girare per ore. Che bei ricordi, però!
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Sai che anche la mia generazione, la Y, si ritrova un po’ in quello che dici? Quando ero piccola non viaggiavo in maniera così diversa e anche io ne ho viste di tutti i colori in fatto di alloggi. PS anche io sono abituata a stampare perché mi piace avere tutto sotto mano.
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In fondo i confini tra le varie generazioni sono molto fluidi. Ah ah allora non sono l’unica con l’ansia da materiale cartaceo!
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Stranamente non mi ritrovo in quello che hai scritto anche se in teoria dovrei.
Immagino sia colpa dei miei genitori, che avevano l’abitudine di partire prima e pensare poi.
Arrivavo a casa da scuola e trovavo un biglietto sulla porta con scritto “torneremo”.
Quanto stessero via (un giorno? Un mese?) e dove fossero andati,non era dato sapere, perchè nemmeno loro lo sapevano.
A volte mi portavano con loro ma non c’erano itinerari, mappe, guide o prenotazioni né tantomento valigie. Se mi andava bene c’erano uno spazzolino da denti e qualche maglietta.
Spesso c’era una destinazione che aveva acceso la loro fantasia (fosse l’idea di andare ad assaggiare la mostarda a Digione, di raccogliere funghi in Romania o di pescare sotto le cascate di Sciaffusa), e si partiva.
Spesso viaggio ancora così ma amo tantissimo avere uno smarphone in tasca che mi salva la situazione e mi aiuta a trovare un posto dove dormire nelle vicinanze.
In compenso non sento la necessità di postare niente sui social ma, se non lo faccio, quel controsenso vivente di mio padre si lamenta perchè vuole sapere dove sono… come se lui me lo avesse mai detto!
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Oh mamma mia, hai descritto la mia idea di incubo 😅 Io non riuscirei mai a partire senza sapere quanto starò via e cosa troverò a destinazione, ma ognuno in fondo viaggia nel modo che più trova adatto alle sue esigenze.
Mi fa morire tuo padre che si lamenta perché non sai dove sei 😂
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Tanto per cominciare, maledetto Dan Woodman! Mi sono sempre trastullata nella convinzione di appartenere alla generazione X, e invece, per poco, sono una boomer??? Mi dispiace, ma io tengo per buona la definizione precedente! 😅
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Maledetto Dan Woodman, davvero! Direi che è meglio fare come dici tu 😂
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Sono millenial ma mi mi identifico in alcune cose della generazione x da te descritte, prima fra tutte l’on the road in macchina a macinare chilometri, sbagliando strada o svincolo e dovendo tornare indietro, aggiungendo tempo e benzina prima di arrivare alla meta. Usare le cartine fisiche e ascoltare le musicassette nel mangianastri dell’auto. Sono per me ricordi preziosissimi, di quando conoscevo solo ed esclusivamente i confini italiani.
Pur essendo cresciuta presto con internet (primo computer ad otto anni e i primi “viaggi” sul web a dieci), devo dire che un po’ mi manca quel modo di viaggiare e questo si denota con il mio essere in fissa a stampare qualsiasi carta di imbarco e prenotazione. Non importa se poi uso l’app del telefono per passare i controlli, nella mia mente quel backup cartaceo mi salverà da qualsiasi problema.
Devo dire che anche il ricercare i confort è un’altra cosa in cui mi rivedo. I primi viaggi da sola o con mio marito erano alla ricerca di un letto dove dormire, non importava se una bettola o un cinque stelle. Stessa cosa per i mezzi di trasporto o i ristoranti. Adesso invece facciamo fatica a scendere a compromessi.
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Vedo che siamo in tante allora a sentirci più sicure con le copie cartacee! Avevo dimenticato la musica ascoltata nelle cassette e anche le “compilation” su CD preparate prima di partire e che ci facevano compagnia in macchina.
La ricerca del comfort è una cosa che spesso viene vista come un vizio, ma a un certo punto quando uno ci è già passato, se può evita il disagio!
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Ciao Silvia, ho letto davvero con molto piacere perché io pur essendo una millennial (1985) da bambina stavo spesso con mio fratello di 5 anni piu grande, quindi molle delle esperienze che hai descritto le ho vissute in pieno. Che ricordi!
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Davvero, sono bei ricordi! E poi tutti noi, anche se apparteniamo a generazioni diverse, abbiamo preso abitudini dalla precedente e dalla successiva.
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Io sono decisamente boomer ed ho iniziato a viaggiare in auto, in treno, in autobus e, è capitato, anche in autostop. L’aereo era un vero lusso! Ricordo con tanta nostalgia quando si tornava a casa dal Bit di Milano con cariolate di depliant e opuscoli informativi. Serate intere a leggere ogni tipo di informazione e costi! La generazione X è più vicina al mondo, ma ha anche più paura di affrontarlo di persona.
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Vero, i depliant: li avevo dimenticati! Pensa che io scrivevo agli enti del turismo, che poi ti mandavano tonnellate di materiale cartaceo.
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Sono una boomer e penso che le guide del Touring Club siano ancora le migliori, ma per fortuna mi sono adattata benissimo al mondo digitale e mi ritrovo a pensare “Ma come facevamo a viaggiare senza navigatori, siti di prenotazione e cellulari??”” : ). Comunque io ancora stampo quasi tutto, perchè viaggio quasi sempre da sola e se avessi problemi con il cellulare sarebbe un bel guaio.
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Io ho ancora alcune di quelle vecchie guide e tante cartine geografiche dei paesi visitati in quel periodo: che bei ricordi!
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Anche io le conservo gelosamente!
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Mi ritrovo in tutto e in pieno, ma contesto vivamente Woodman: io mi sento e sono una X 😂 Com’era bello abbassare il finestrino e chiedere indicazioni ai passanti, rispondevano sempre con slancio indicandoti anche oltre il necessario. Oggi avrei timore a chiedere, sono sempre tutti scontrosi e facci caso, becchi sempre quello che ti dice (mentendo) “mi dispiace, non sono del posto”. Anch’io non avverto l’impellente necessità di condividere tutto in tempo reale… anche perché tra i ff potrebbe esserci qualche palo😂 Il mio modo di viaggiare di oggi è figlio del modo di viaggiare di ieri e non lo cambierei per niente al mondo 😉
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Una volta in Olanda un signore gentilissimo si era offerto di farci strada con la sua macchina, cosa che abbiamo accettato molto volentieri – a quest’ora saremmo ancora là a girare intorno ai canali!
Io di solito mi ricordo di mettere una foto su Instagram due mesi dopo essere tornata da un viaggio 😂
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Sono felice Silvia di non essere sola! E io che credevo di essere “diversa” invece sono solo una della Generazione X!!! Finalmente mi posso rasserenare, non c’è nulla di sbagliato in me. Sono una viaggiatrice, non lo so, forse sì perchè so cosa sono le avventure, dormire in sacco a pelo, prendere un aereo e trovarmi in una città sconosciuta senza un posto dove dormire. Adesso però che sono più grande, mi piace pianificare, cosa che faccio anche perchè la adoro e ho bisogno di sapere dove vado, con chi, perchè e come. Il tuo articolo mi ha reso felice questa domenica di pioggia !
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Non siamo diverse, siamo solo “meno giovani” 😂 Abbiamo già provato esperienze come la notte in tenda in sacco a pelo, le partenze improvvisate ma c’è un’età per tutto, anche per me.
Grazie 😘
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sono giusto al confine tra i boomers e gli xnennial e sì mi riconosco perfettamente nella tua descrizione di viaggiatrice. Ti confesso che nella portiera della macchina di mio marito c’è una cartina spiegazzata e molto vissuta della Francia del Sud e non mi vergogno a dire che ogni tanto la usiamo a dispetto di Google maps che comunque – detto per inciso – sappiamo usare prefettamente!
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Io ho ancora tutte la cartine a casa, quelle che come i bugiardini delle medicine non riesci più a ricompattare nemmeno con il ferro da stiro!
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Amo ricordare i miei primi viaggi a lungo raggio, visitare luoghi sconosciuti e letti solo sulla fedele ( lo è ancora ) L.P., intere giornate con lo zaino in spalla alla ricerca di un alloggio. Oggi con internet è tutto molto più facile ma forse si è perso il fascino unico della scoperta.
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Sono d’accordo: oggi è tutto più facile ma sicuramente un po’ meno magico!
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Mi ritrovo decisamente nella tua descrizione, del resto rientro appieno nella generazione X e le vacanze di una volta erano decisamente così: macchina carica, cartine sottomano e tanto spirito di adattamento. Alcune abitudini sono rimaste, altre le ho aggiornate, ma resta comunque un’idea di viaggio un po’ all’antica che probabilmente per i più giovani può sembrare un po’ strana, ma che per noi è decisamente normale e anzi, d’obbligo. Secondo me noi ci siamo divertiti di più. E continuiamo a farlo! 😉
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Probabilmente l’effetto sorpresa faceva sì che questi viaggi fossero più divertenti e più ricchi di sorprese, e questo aspetto un po’ mi manda. Ma come dici tu abbiamo anche aggiornato alcune abitudini per adattarci!
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[…] scelto di partire comunque con un po’ di dollari, la risposta è molto semplice: quelli della mia generazione si sentono più sicuri con un supporto cartaceo. Ad ogni modo, preparatevi a pagare qualunque cosa […]
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