Dove vorrei passare la notte di Capodanno: l’Hotel Vitale a San Francisco

Non ho l’abitudine di andare via per Capodanno, anche perché solitamente ai primi di gennaio torno a lavorare. Questa sera quindi rimarrò nella campagna piemontese, dove le opzioni per festeggiare San Silvestro non sono molte. Il rischio è quello di ritrovarsi in un ristorante sperduto tra le colline a cantare Brigitte Bardot e a fare il trenino tra i tavoli.

La realtà che affronterò tra qualche ora non sarà molto diversa da questo scenario, comunque: è stato impossibile rifiutare l’invito di una coppia di amici. Il programma prevede innanzitutto la cena, dove ognuno porterà qualcosa: a noi è stato assegnato il dolce, fatto confezionare da una pasticceria di fiducia. Dopo la cena sono previste partite a Risiko e a calcetto – li odio entrambi – con i bambini degli altri che scorrazzano urlano piangono litigano. Animali allo stato brado.

Insomma, questa sera vorrò essere molto lontano da quell’inferno, tipo dall’altra parte del mondo. A San Francisco, per esempio, magari all’Hotel Vitale. Si tratta di un albergo quattro stelle, dove ho soggiornato grazie al mio capo (ogni tanto i viaggi col boss avevano dei risvolti positivi). Se pagava l’azienda, le regole della sistemazione alberghiera in trasferta erano molto semplici: il boss nel 4 stelle, gli accompagnatori nella pensione di basso livello, rigorosamente a non più di cinque minuti a piedi dall’hotel del capo. In rare occasioni è però successo che le nostre spese venissero coperte da qualche sponsor generoso, come nel caso del viaggio nella città del Golden Gate.

Così, mi ritrovo in uno di quei posti con musica lounge a basso volume, gli addetti alla reception simili a fotomodelli in divisa di Armani, gli arredamenti minimal ed eleganti, con i divani di velluto chiaro, la moquette morbida e il profumo di lavanda ovunque. Una fila di ascensori mi porta al penultimo piano, dove si trova la mia Junior Suite. Sono certa che sarei stata benissimo anche nella basement room più piccola ed economica, ma i nostri ospiti hanno fatto le cose in grande. Ho una camera enorme, con tanto di salotto completo di poltrone e un divano di design. Nel letto potrebbero dormire comodamente cinque persone, e sul copriletto trovo un biglietto in cui viene spiegato che se gli otto cuscini a disposizione non fossero di mio gradimento, la reception provvederà a sostituirli.

Il bagno è grande come casa mia, più o meno: vasca a idromassaggio, lavandino di marmo e accappatoi e asciugamani talmente morbidi da sembrare nuovi. E poi il flacone di ossigeno, proveniente dalla Spa al piano superiore: sono incuriosita e leggo il funzionamento sull’etichetta. Va vaporizzato su viso e collo per ottenere un ringiovanimento immediato della pelle e un’idratazione che dura 24 ore. Poi leggo la frase che per poco mi fa stramazzare sul pavimento: “Se il sigillo risulterà aperto, vi verrà addebitata la somma di 80 dollari”. Con grande cautela lo ripongo sulla mensola sopra lo specchio, lontano dalle mie mani maldestre. Nemmeno fosse un ordigno in grado di far esplodere l’intero isolato.

Sulla scrivania c’è un cestino con frutta, una selezione di formaggi, cioccolato e una bottiglia di Sauvignon. Il biglietto dice “With Compliments” ma ho un po’ di timore che il pranzo improvvisato mi costerà come una cena stellata per due persone. Torno nel salottino, a godermi la vista sul Bay Bridge dalle enormi vetrate che occupano un’intera parete. Quasi non credo ai miei occhi: di solito in albergo finisco in camere con vista cortile, quando sono fortunata.

Bay Bridge 03.JPG

Purtroppo non ho occasione di provare la Spa con tanto di piscina riscaldata, ma almeno ho la soddisfazione di fare colazione all’Americano, il ristorante dell’hotel. Veniamo fatti accomodare sul terrazzo: siamo all’angolo tra Mission Street e Embarcadero, di fronte al Ferry Building con il mercato dei contadini. Se mi volto appena vedo i cable cars che avanzano lentamente, sotto la sagoma del Bay Bridge.
Le eggs benedict le ricorderò per tutta la vita, così come la spremuta di arancia e il caffè americano. C’è il sole, anche se l’aria è fresca, e il cielo ha quel colore azzurro che ho visto solo in California. Nemmeno le lamentele del capo riescono a farmi smettere di guardare la gente che passeggia e i gabbiani che volano sopra le acque della baia.

Se potessi scegliere, questa sera vorrei andare all’Hotel Vitale, a San Francisco.

DISCLAIMER: questo non è un post sponsorizzato e non ho ricevuto alcun compenso per recensire la struttura. La descrizione è frutto della mia esperienza personale.
Photo by Kehn Hermano from Pexels

11 pensieri riguardo “Dove vorrei passare la notte di Capodanno: l’Hotel Vitale a San Francisco

  1. Bellissimo l’hotel, ma anch’io sono svenuta agli 80 dollari per il sigillo, assurdo! Speriamo almeno funzioni quell’aggeggio per costare così 😀 anche noi saremo a una cena “fai-da-te”, a me sono state assegnate le lenticchie, speriamo portino fortuna. Un abbraccio cara, che il 2017 possa portarti tante soddisfazioni!

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    1. Appena ho letto il prezzo ho iniziato a pensare agli scenari più tragici, del tipo “ora mi scivola a terra” oppure “e se lo apro per errore al posto del profumo”… Forse l’oro costerebbe meno 😉
      Spero che il 2017 sia iniziato bene per te e per il tuo compagno. Un bacione 😘

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  2. Silvia Buon Anno! 😀
    Come è andata la cena? Ti prego dimmi che non avete fatto il trenino col Disco Samba! La prossima volta nel dolce confezionato di pasticceria io ci aggiungerei del Curaro (in versione Light), sai per i bambini…. 😛
    Bello l’hotel, peccato che fortune del genere siano state “Mosche” (eh sarà un tormentone ricorrente) bianche durante i viaggi col boss! 😉
    Non ho ben capito la storia del flacone: perchè era lì per te se non potevi aprirlo?
    Un bacio! Domani si ricomincia! -_-

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  3. Ciao Silvia e buon anno!
    Oddio…visto l’inizio di questo post l’augurio sembra quasi una presa per i fondelli, ma giuro che non è così!
    In realtà dopo i bimbi urlanti, il calcetto e il Risiko, il mio cervello è volato con te a S. F.
    Una città che desidero tanto visitare, anche se penso che l’albergo extra lusso lo dovrò boicottare. Ma sognare non costa nulla, no?
    A presto,
    Claudia B.

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