Racconti del 31 ottobre: i misteri di Moorsfield Manor

Chiudiamo la porta con forza, assicurandoci di aver fatto scattare entrambi i lucchetti. Prima di avere il tempo di tirare un sospiro di sollievo, sentiamo nuovamente suonare il campanello, che sembra rimbombare nelle nostre teste e tra i pannelli di legno dell’ingresso. Guardo Agnes, e lei ricambia con un’occhiata per niente incoraggiante. Bisbiglia qualcosa, ma capisco solo la parola unbelievable. Incredibile, sì. Questa è la seconda notte che trascorro a Moorsfield Manor nel giro di poche settimane e, anche questa volta, sembra che stia per succedere qualcosa di inspiegabile e di inquietante. Nessuna di noi due si muove di un millimetro, fino a quando sentiamo una voce dall’esterno, attutita appena dalla porta.

“C’è nessuno?” domanda una voce dal pesante accento tedesco.

Sono gli ospiti che Agnes, la padrona del Bed & Breakfast, stava aspettando. Gli unici, oltre a me. Esita per qualche secondo, ma finalmente si decide ad aprire. Mi trattengo dal gettare le braccia al collo dell’uomo e della donna che ci troviamo davanti, con gli abiti inumiditi dalla pioggia leggera che ha iniziato a cadere e a rendere lucido il viale d’accesso. I due sono una visione rassicurante, dopo il racconto di quello che è successo proprio qui anni fa, in questo maniero di Upper Berwick, nel bel mezzo del nulla della campagna inglese.

Moorsfiled Manor isolation
Photo by Vidar Nordli-Mathisen on Unsplash

I due ospiti entrano, scuotendosi l’umidità di dosso come due cani, e scambiano qualche parola con la padrona di casa, che però fatica a dare risposte di senso compiuto. Ci invita a salire alle nostre stanze e, quando siamo in cima alla scala che conduce al primo piano, rallenta il passo e appoggia una mano sul mio avambraccio.

“Non una parola. E fai attenzione.” È una minaccia? O si preoccupa davvero per me, considerando che fino a un paio di ore prima voleva sbattermi fuori nonostante la strada fatta per arrivare fino qui per trovare risposte?

Torno in camera mia, tra le pareti e i mobili che ormai conosco bene, dopo la prima notte trascorsa qui nemmeno due mesi fa. So già che il racconto di Agnes mi impedirà di prendere sonno, insieme al pensiero di Esmé e di Edith, le due sorelle che hanno vissuto tra queste mura oltre cento anni fa. Sono morte in maniera tragica e in circostanze misteriose, ed è come se tra queste stanze aleggiasse ancora il loro respiro, insieme alla filastrocca che la più piccola delle due era solita cantare.

Cerco di non pensarci. Abbiamo sentito davvero, Agnes ed io, quella canzoncina? Più probabilmente è stato il frutto della mia immaginazione, dopo aver finalmente convinto la padrona del maniero a raccontarmi la storia di come Esmé abbia probabilmente annegato la sorella minore nel ruscello, per fare poi la stessa fine dopo poco tempo.

Rispondere a qualche email arretrata mi aiuterà a distrarmi. Prendo il portatile dallo zaino e mi siedo alla scrivania sotto la finestra, dopo essermi assicurata di aver chiuso a chiave la porta della camera.

Moorsfiled Manor door
Photo by Vidar Nordli-Mathisen on Unsplash

La concentrazione mi abbandona quasi subito. Anche questa volta sento un rumore. Un’altra notte qui, e potrei non farci più caso. Ma, a differenza dell’altra volta, non proviene dal corridoio. Ora arriva dall’esterno. Potrei fingere di non aver sentito, ma non ce la faccio. Anche se sento il cuore rimbombare nelle orecchie, mi alzo e scosto leggermente la tenda. Ed eccola! La ragazzina che solo qualche settimana fa avevo visto nella sala da pranzo nel cuore della notte. Con indosso la stessa camicia da notte, e con i capelli sciolti. Come un déjà-vu. Ma qualcosa è cambiato: poco più avanti c’è una bambina. Anche lei indossa quella che sembra una camicia da notte, o forse una sottoveste: impossibile capirlo da qui. La più piccola saltella, come se stesse giocando a qualche bizzarro gioco della campana, mentre la più grande sembra incerta sui suoi passi.

Chiudo gli occhi e li riapro, con la speranza che questo gesto mi possa riportare alla realtà. Ma quando guardo giù in giardino, loro sono ancora lì. Stanno avanzando lentamente, quindi se scendessi di sotto riuscirei a seguirle e a capire dove stanno andando, anche se dubito di averne il coraggio. Ma in fondo, ho fatto tutta questa strada per scoprire il mistero di Moorsfield Manor, quindi sarebbe sciocco a questo punto richiudere le tende e fare finta di niente.

Infilo i piedi nelle scarpe, prendo l’impermeabile appeso al gancio della porta, metto in tasca le chiavi ed esco sul pianerottolo, cercando di non fare rumore. Mi fermo a metà del corridoio, ma non sento nulla dalle altre camere. Evidentemente tutti stanno dormendo. Anche Agnes: dopo la fatica fatta a raccontarmi la storia delle sorelle Ashford deve essere crollata.

Quando esco in giardino la ragazzina e la bambina non si vedono, anche perché la visibilità, per via della pioggia leggera, è davvero ridotta. Ma devono essere uscite dal cancello, non può essere diversamente. Una volta in fondo al viale ho due opzioni: diritto o sinistra. Sento delle risate in lontananza, in direzione del sentiero che, a questo punto, immagino debba condurre al ruscello dove le loro vite sono finite e dove tutto è iniziato.

Moorsfiled Manor trees night
Photo by John Silliman on Unsplash

Cerco di tenermi a distanza per non farmi sentire. Le voci di Esmé e di Edith mi fanno da guida, mentre cerco di fare attenzione a dove metto i piedi per non inciampare in un ramo, rischiando così di farmi scoprire all’instante. Ogni tanto le intravedo, tra un cespuglio e l’altro: un pezzo di stoffa, una ciocca di capelli.

Fatico a tenere il passo, un po’ perché è difficile camminare sullo sterrato, un po’ perché temo quello che mi aspetta.

Ad un tratto le voci delle due ragazzine non si sentono più, coperte dal rumore del ruscello che deve essere poco distante. Il sentiero si incurva verso destra, ed è lì che le vedo. Edith, la bambina, sta cantando la sua filastrocca. La sua voce è dolce e melliflua. Può davvero appartenere alla creatura crudele e manipolatrice che si accaniva sulla sorella maggiore e sui genitori adottivi?

Quello che vedo potrebbe sembrare quasi idilliaco: due ragazzine che giocano in riva a un ruscello, se non fosse per il fatto che entrambe sono morte oltre cento anni fa. La piccola Edith ha i piedi in acqua e la corrente le lambisce la sottoveste. Dà la schiena a Esmé, che dalla riva si avvicina lentamente verso la sorella. Le appoggia le mani sulle spalle, quasi con delicatezza, e la spinge giù, sempre più in basso. La bambina prova a opporre resistenza, ma Esmé è molto più forte. Ormai Edith è in ginocchio nell’acqua e urla, ma non riesce a muoversi. La sorella maggiore la sovrasta, fino a spingerla sotto il livello dell’acqua.

Moorsfield Manor underwater
Photo by Tim Marshall on Unsplash

Posso fare qualcosa? È reale quello che vedo? Sento un urlo che rompe il silenzio tra gli alberi, e non mi rendo conto di essere stata io a gridare. Mi volto di scatto, spaventata dal verso di un gufo. Quasi mi scappa da ridere: bubolare, così fanno i gufi. Come è possibile che in un momento simile mi venga in mente una cosa del genere? E come è possibile che a spaventarmi sia stato il verso di un rapace notturno e non la scena davanti ai miei occhi?

Ma quando torno a guardare verso il ruscello, non c’è più nulla. Non c’è Esmé, non c’è Edith, non c’è nessuno che annega nessuno. Devo andarmene da questo posto che gioca brutti scherzi. Inizio camminando spedita, aumentando sempre più il passo lungo il sentiero, tra i rumori della notte che in questo momento non sono certamente la cosa più inquietante.

La strada mi sembra più lunga rispetto all’andata, anche per colpa dei mille pensieri che si fanno spazio nella mia testa. Cosa è successo anni fa alle due sorelle? Davvero Emsé ha ucciso la sorellina, esasperata dalla sua crudeltà, per poi annegarsi poco tempo dopo? Oppure è come mi ha raccontato Agnes qualche ora fa: Edith è riemersa dal ruscello con l’intenzione di vendicarsi e sottoporre Esmé alla stessa sorte?

Non ho una risposta plausibile quando rientro a Mansfield Manor, nel tepore della mia stanza. Mi richiudo la porta alle spalle, appena prima di sentir bussare.

“Chi è?” bisbiglio.

Sono i due ospiti. Sono chiaramente spaventati, e in un misto di tedesco e inglese mi spiegano che Agnes, la padrona di casa, se ne è andata. Chiedo di ripetere.

“She’s gone!” urlano all’unisono.

È uscita, in camicia da notte, guidata da una bambina che la teneva per mano. Insieme hanno imboccato il sentiero e, da lì, sono sparite nell’oscurità.


Niente di quello che ho scritto sopra è mai successo, per fortuna. È il frutto della mia fantasia e delle immagini di tanti libri e film che mi hanno terrorizzato negli anni. Con il racconto di questa notte infestata partecipo all’iniziativa #raccontidel31ottobre, ideata da Orsa nel Carro.

Cover photo by Ján Jakub Naništa on Unsplash

12 pensieri riguardo “Racconti del 31 ottobre: i misteri di Moorsfield Manor

  1. Ma che colpo di scena incredibile! È valsa la pena aspettare mesi per il terzo capitolo, sei un genio narrativo Silvia! Ti prego, non dirmi che finisce qui, la protagonista potrebbe rilevare Moorsfield Manor dopo aver scoperto una lontana parentela con Agnes, d’altra parte è stata in grado di sentire la filastrocca, no?
    Ritmo, trama, caratterizzazione dei personaggi, sono rimasta inchiodata dalla prima all’ultima parola per vedere come andava a finire. È un vero peccato che il racconto finisca subito, io ti consiglio vivamente di pensare se non a un romanzo, almeno a un’antologia di racconti perché ti vengono davvero benissimo.
    “Dopo essermi assicurata di aver chiuso a chiave la porta” nonché averci barricato davanti armadio, letto e comodini 😂
    Grazie ancora per questo bel racconto che ho già aggiunto alla raccolta ❤

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    1. Mi hai dato una bella idea: la parentela della protagonista con Agnes! Oppure con la sorella adottata che arrivava da chissà dove, magari proprio dall’Italia…
      Per fortuna è tutto finto, quindi la paura passa in fretta, mentre il tuo racconto del 31 ottobre mi costringerà ad accendere tutte le luci in casa quando è buio e mi farà trasalire ogni volta che sentirò suonare le campane della chiesa 😂

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  2. Torno da un tour dei fantasmi in pieno stile Halloween dalla Scozia ed ecco cosa ti trovo?! Finalmente un altro capitolo dei misteri di Moorsfield Manor! Cara Silvia mi hai fatto un regalo, ormai lo sai che sono una tua fan accanita per quanto riguarda la scrittura, perchè sei brava e la tua fantasia è al contempo moderna con un tocco di horror vecchio stile che io adoro. Adesso però non farci attendere un anno per il prossimo capitolo, io sto già scalpitando!!!

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