Un deserto fatto di fabbriche in disuso, palazzi fatiscenti e locali frequentati da gente poco raccomandabile. Questo era il Kreis 5 fino ai primi anni del 2000. Siamo nel distretto numero cinque, nella zona ovest di Zurigo. Se torniamo indietro di qualche decennio, qui a Zürich-West troviamo industrie meccaniche e navali e case popolari dove vivevano tanti operai stranieri, in parte anche italiani.
Dopo la chiusura del birrificio Löwenbräu alla fine degli anni Ottanta, l’area si trasforma in fretta da polo produttivo a zona di degrado; un posto dove se prima molti volevano lavorare, durante i primi anni del nuovo millennio in pochi volevano trovarsi di passaggio. Tuttavia, dopo qualche anno anche il Kreis 5 subisce la stessa sorte di quartieri simili in altre grandi città: viene costruito qualche grattacielo per via dei costi più accessibili rispetto al centro, e la gente torna a lavorare nelle sedi di alcune multinazionali. C’è bisogno di appartamenti per questi nuovi lavoratori che cercano affitti a buon mercato, per cui si ristrutturano le vecchie case popolari.
Ed è subito gentrification. Ai giorni nostri, il Kreis 5 è un quartiere che molti definiscono in fermento. E, in effetti, per restare in tema di fermentazione, ciò che ha fatto da traino nel processo di trasformazione del distretto è stato proprio il recupero degli spazi occupati dal vecchio birrificio Löwenbräu: la struttura originale di mattoni convive perfettamente con il palazzo iper moderno di metallo rosso fuoco. Ora ospita una serie di istituzioni culturali e mostre di arte contemporanea.
Il connubio tra vecchio e moderno si nota un po’ ovunque a Zürich-West, partendo dalla fermata del tram di Limmatplatz e passeggiando lungo le strade i cui nomi riportano al passato industriale: Motorenstrasse, Gasometerstrasse, Fabrikstrasse – la via dei motori, del gasometro, della fabbrica.
Vecchi spazi abbandonati trovano una nuova destinazione d’uso: anche questo ha permesso al Kreis 5 di rinascere. Oltre al birrificio, un altro esempio di recupero è quello del Viadukt, il viadotto della ferrovia che portava dalla Hauptbahnhof di Zurigo fino alla stazione Letten, ormai in disuso. Il viadotto esiste ancora e non hai mai smesso di funzionare, ma i suoi archi erano terra di nessuno: i topi vivevano nelle intercapedini, la gente abbandonava oggetti che non servivano più, e lo spaccio e la prostituzione erano all’ordine del giorno. Difficile – soprattutto oggi, con l’aria frizzante e tersa – immaginare la puzza di urina che doveva impestare un po’ tutta la via che costeggia il viadotto.
Ora il Viadukt è completamente diverso da quello che era solo vent’anni fa. Grazie all’iniziativa di alcuni commercianti e di alcuni abitanti della zona, gli spazi sotto le volte sono stati mano a mano ripuliti, anche grazie al contributo della PWG, una fondazione che ha voluto a tutti i costi evitare la costruzione dell’ennesimo supermercato di lusso o night club di tendenza. Così, poco alla volta, gli archi del viadotto sono stati occupati da negozi indipendenti, spesso gestiti proprio da gente che nel distretto cinque ci vive. Attualmente, le volte del Viadukt ospitano librerie, negozi di abbigliamento e di articoli per la casa, gallerie d’arte. Qua e là, come d’obbligo in ogni quartiere dal passato industriale, un angolo reso meno grigio grazie alla street art.
Ma la parte più importante è quella che si affaccia su Limmatstrasse. Qui le volte sono state ristrutturate per ospitare il Markthalle im Viadukt. Niente a che vedere con mercati come La Boqueria o Borough Market, perché in realtà è molto piccolo, ma è pur sempre un punto di partenza in una città dove non ho visto un negozio di alimentari o una panetteria – almeno non nelle vie del centro. Gli espositori del mercato forse sono meno di venti, ma si trova l’essenziale: pane, dolci, carne, formaggio, pesce, cioccolato, frutta, verdura, birre e anche fiori. Da Tritt Käse ci fermiamo a comprare un po’ di formaggio da portare a casa, ma purtroppo non abbiamo tempo per un aperitivo.
Ci aspettano a cena al Restaurant Markthalle, il ristorante allestito all’estremità del mercato. Senza quasi rendercene conto, passiamo dai banchi dei produttori ai tavoli di formica colorata di rosso, verde o beige, che mi ricorda la cucina di mia nonna. È un po’ rumoroso a dire la verità, ma forse è il giusto prezzo da pagare per mangiare accanto a un mercato, in un ristorante dove i passaggi tra produttore e consumatore sono ridotti al minimo.
Scenograficamente, mangiare sotto le volte di pietra del viadotto fa un certo effetto. A voler trovare un difetto a tutti i costi, ai piatti manca forse un’identità precisa: si trovano alcune cose di ispirazione italiana come l’insalata di mozzarella di bufala o i ravioli, ma c’è spazio anche per piatti autoctoni: i Kalbsmilken, le animelle servite con purè di sedano e semi di melograno, oppure le Hacktätschli, polpette di carne di maiale e vitello. C’è comunque un denominatore comune: si cucina in base a quello che offre il mercato.
Peccato non avere più tempo, perché ho la sensazione che il Kreis 5 abbia ancora tanti segreti da svelare. Bis zum nächsten Mal, Zürich!
Zurigo ci piace tutta
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Anche a me!
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Cavolo che bel recupero edilizio….a volte basta veramente poco perchè un luogo cambi completamente il suo volto….un po’ di street art, un briciolo di ordine e decoro in più….un mercato con del cibo…
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Mi dispiace solo non averlo visto prima del recupero per poter fare il confronto, ma non è difficile immaginare come fosse prima.
Grazie di essere passata ❤️
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Però che salto di qualità! Assolutamente un luogo da premiare con una passeggiata, una mangiata ed un articolo dedicato come hai fatto tu Silvia!
Nonostante la tua descrizione di cosa sia stato il “prima”… dalle tue foto e dalla tua stessa descrizione del “dopo” risulta davvero difficile immaginarlo come un postaccio squallido! Bis zum nächsten Mal, Zürich: ogni volta che leggo una frase svizzera immagino la Hunziker che fa il verso al suo stesso accento 😛
Buona serata Silvia ti abbraccio! 😉
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Un lavoro davvero incredibile, e sono anche stati bravi a non cedere a quelle persone che volevano affittare gli spazi a night club o discoteche, altrimenti si sarebbe trasformato nell’ennesimo quartiere a luci rosse…
Ah ah non avevo pensato alla Hunziker ma ad Aldo, Giovanni e Giacomo negli episodi della TV Svizzera 😂
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😂😂😂 E’ vero Rezzonico e l’indimenticabile Hüber hahahaha!
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Ecco come si chiamavano, non mi veniva più in mente!
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A costo di sembrare fusa (ma credimi non lo sono), quando leggo storie come questa, mi viene istintivamente da pensare che forse c’è una motivazione ai quartieri degradati. È come se costituissero una sfida per le città. Ma solo la volontà delle persone, o forse la loro fantasia, può cambiare il loro stato.
Ecco, un po’ la metafora della vita. Siamo noi che dobbiamo ridare agli eventi la giusta prospettiva!
Perdonami questo momento riflessione ma, leggendo il post, mi sono arrivate delle emozioni piuttosto forti . Apprezzo questi quartieri che vengono ridati alla vita, riqualificati e resi appetibili dal lavoro e dal volere delle persone.
Quel piccolo mercato sotto alle volte del viadotto, ma anche il ristorante in cui avete mangiato…mi hanno trasmesso un tale senso di orgoglio! Il classico piccolo, ma con carattere.
Veramente notevole Silvia 😍
A presto,
Claudia B.
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Ciao Claudia, come sempre mi capisci al volo!
Anche in questo caso, come nella vita, si tratta di trovare le persone giuste: questo quartiere ha avuto la fortuna di attirare delle persone che non hanno pensato solo ai soldi, ma anche all’importanza di dare del lavoro a chi in quel quartiere ci abita. Sarebbe sicuramente stato più facile costruire degli strip club e riempirli di ragazza arrivate da chissà dove, mentre invece sono riusciti a far rivivere la zona mettendoci proprio quello che serviva alla gente del posto.
Grazie e buona giornata, un bacione 😘
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Ho un debole per quartieri come questo, riqualificati al punto da inventarsi una nuova vita, una nuova identità. Mi piacciono gli accostamenti tra vecchio e nuovo (la foto dell’edificio rosso accanto a quello di mattoni mi era piaciuta tanto anche nel primo post su Zurigo) e il mercato che per quanto piccolo rappresenta sempre un minuscolo, prezioso spazio di vita. Un abbraccio Silvia, buona giornata 😘
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Anche a me piace molto l’accostamento tra vecchio e nuovo, soprattutto in questo caso perché sembra quasi voler dire “siamo rinati senza dimenticare quello che c’era prima”. Poi qui aggiunge un pizzico di colore in una città molto precisa e ordinata. Grazie Alessia ❤️
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Wow! Non avevo mai sentito parlare di questo quartiere di Zurigo. Mi pare davvero interessante.
Adoro tutte queste zone urbane riqualificate che diventano, via via, esse stesse attrazioni imperdibili in città.
Le fotografie mi piacciono molto…
Un abbraccio,
Elena
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Io l’ho scoperto solo in occasione di quest’ultimo viaggio perché le volte precedenti non lo avevo mai preso in considerazione. Ed è stata una bella scoperta!
Grazie ❤️
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La zona è stata riqualificata in maniera superba, lasciando una giusta traccia del passato ma cercando allo stesso tempo di andare oltre. A volte è un ciclo continuo di disfacimento e rinascita ed è bello cogliere le sfumature e il carattere in tutto ciò! L’edificio in mattoni rossi vicino al grattacielo secondo me è perfetto ed è affascinante anche il ristorante sotto al viadotto, mi piacerebbe moltissimo andarci!
Come sempre riesci a raccontare i luoghi da prospettive diverse dal solito!
Un abbraccio
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Anche a me piace molto l’accostamento tra i due edifici che rappresentano bene il passaggio tra vecchio e nuovo e soprattutto la possibilità di far convivere i due aspetti.
Grazie Silvia ❤️
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Non mi aspettavo questo lato di Zurigo. E, come sempre quando vedo il chiaroscuro di una città, lo apprezzo. Ho letto con vero piacere il tuo articolo e, intanto, pensavo a quando sarebbe bello se tutte le città si impegnassero in questo senso. Credo sia ora di porre fine alle costruzioni inutili per concentrarsi sul rinnovamento, sulla rivalutazione di ciò che esiste già e che non ci piace più. Il segreto per risparmiare, anche nella vita quotidiana, non è comprare prodotti di dubbia qualità, ma selezionare con cura e riutilizzare il più possibile le cose valide che abbiamo. Inutile dire che il mio desiderio di visitare Zurigo cresce… Buona serata!
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Stavo pensando a questa cosa proprio a proposito della mia città, dove vogliono costruire l’ennesimo palazzo ultra moderno la cui realizzazione come sempre verrà affidata al solito impresario che crede di essere a New York… E pensare che ci sono tanti spazi abbandonati dove una volta c’erano delle fabbriche: quello sì che sarebbe un bel progetto, e Zurigo potrebbe essere il posto da cui prendere spunto.
Grazie di essere passata 😍
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Alla faccia del recupero! Non saprei immaginarmi la zona prima del recupero fantastico che hanno fatto; sarebbe stato bello vederlo prima per fare il confronto ma sicuramente si trova qualcosa di quel periodo 😀
Brava Silvia, ottimo spunto!
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Anche a me sarebbe piaciuto molto vedere la zona prima del recupero per rendermi conto di come fosse prima, ma non è troppo difficile immaginarlo in certi punti.
Grazie Ilaria ❤️
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[…] di sorprese, al punto che ogni volta scopro un angolo che ancora non conoscevo, come la zona del Viadukt dove sono stata in occasione del mio ultimo viaggio in […]
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