Per tanti anni ho viaggiato per lavoro: da sola, insieme a colleghi che conoscevo più o meno bene, o con il mio ex capo. E quante volte, alla partenza o al ritorno mi sono sentita rivolgere frasi del tipo “Beata te, che viaggi gratis!” Sia chiaro che ci sono lavori più debilitanti e sicuramente più noiosi di quelli che ti permettono di vedere posti diversi rispetto alle quattro pareti di un ufficio, ma allo stesso tempo non è oro tutto quello che luccica. E niente è mai gratis.
I vantaggi sono tanti: la possibilità di vedere posti, di conoscere persone e assaggiare piatti insoliti. Per esempio, per anni ho sognato di visitare Seattle e quando si è presentata l’occasione grazie a una trasferta, ho preso due giorni di ferie per conoscere un po’ questa città: il grosso vantaggio è che non ho dovuto pagare il volo, sostenendo solo le spese delle due notti extra in albergo. Dall’altro, quando viaggiavo per lavoro trascorrevo tantissimi weekend lontana da casa senza nessun tipo di retribuzione straordinaria. Ci sono sicuramente cose peggiori, ma se al contrario di me pensate che i viaggi di lavoro siano una benedizione dal cielo, allora le mie riflessioni non fanno per voi.
Viaggiare per lavoro: la compagnia dei capi e dei colleghi
Il più grande svantaggio dei miei viaggi di lavoro era il mio ex boss. Spesso partivo insieme a lui, e già nelle settimane precedenti iniziavo a pensare al peggio. Un uomo burbero, imprevedibile, a tratti maleducato: in sua compagnia ci si poteva aspettare di tutto, anche di essere “picchiati” con un giornale arrotolato di fronte al sindaco di New York per avere trovato soltanto La Stampa e non Repubblica in un’edicola internazionale di Manhattan. Ma non solo: per chi come me sopporta poco la compagnia, la necessità di condividere la stanza con una collega che si conosce in maniera superficiale può essere una punizione. Ammetto che la maggior parte delle volte per fortuna ho avuto compagne di stanza accettabili, ma dividere gli spazi ventiquattro ore su ventiquattro con un’altra persona non fa proprio al caso mio.
Viaggiare per lavoro: tempo libero, questo sconosciuto
Tra le tante frasi che mi sono sentita rivolgere quando viaggiavo per lavoro, una delle più gettonate era: “Che fortuna, quanti posti puoi vedere!”. In parte sì, ma anche no. Ho avuto per esempio l’occasione di andare a Boston per tre giorni, ma siccome il boss era ospitato in un hotel di Cambridge e mi ha concesso appena un’ora libera, la capitale del Massachusetts non l’ho nemmeno vista da lontano. Certo, ho passeggiato tra i giardini della Harvard University, ma non è esattamente la stessa cosa.
E il Messico? Ho trascorso ben due settimane a Puebla per un evento e cosa sono riuscita a vedere? Niente, se non il mio tristissimo albergo, il centro congressi e qualche ristorante. L’unica concessione è stata una breve uscita di un paio di ore, che ho dedicato al mercato poblano. Ma Città del Messico, a meno di duecento chilometri, non ho idea di come sia fatta. A volte ho avuto il privilegio di arrivare fino dall’altra parte del mondo, ma se mi avessero detto di essere a Brescia ci avrei creduto (senza nulla togliere a Brescia).
Viaggiare per lavoro: nessuna libertà di scelta
Il motivo per cui non vado in vacanza con amici e/o colleghi è che non voglio rinunciare a fare qualcosa per compiacere i miei compagni di viaggio o per quieto vivere. Una vacanza in una capitale o un weekend fuori porta sono occasioni speciali, per cui voglio fare solo quello che mi piace. Ma se sei in viaggio di lavoro, dimenticatene pure. Scordati di vedere quel mercato che sogni da tempo, scordati di curiosare tra gli scaffali della libreria vista su Instagram o di entrare in un negozio per provare un paio di scarpe che hanno attirato la tua attenzione dalla vetrina.
Tempo fa, a Cork per lavoro insieme a una collega, ci venne concessa quasi una giornata intera senza impegni. Non molto tempo, ma il nostro programma era di vedere prima il Blarney Castle poi l’English Market dove comprare qualcosa da mangiare in santa pace sotto gli alberi del Fitzgerald Park. E invece? Il nostro referente irlandese decise di portarci a fare trekking, senza le scarpe adatte e soprattutto con la voglia sotto le scarpe. Si poteva forse dire di no a un gentile irlandese? Non in questo caso, così ci sorbimmo una lunghissima passeggiata lungo sentieri anonimi, con tanto di descrizione di tutti gli esemplari di piante e fiori incontrati lungo il cammino.
Viaggiare per lavoro: situazioni improvvise (e sgradevoli)
Non so voi, ma io non ho mai amato parlare in pubblico. Ma quello che ci piace o non ci piace fare conta poco o niente in trasferta, così spesso sono stata costretta a tradurre il boss in consecutiva dall’italiano all’inglese davanti a una platea. Dopo un po’, come con tutte le cose, ci si fa l’abitudine. Il problema è se succede quando proprio non te lo aspetti. Sei seduta più o meno tranquillamente tra il pubblico ascoltando l’ennesimo intervento del capo tradotto da una professionista, ma lui all’improvviso si stanca di lei e ti chiede di sostituirla sul palco nell’imbarazzo totale della poveretta e di tutti i presenti.
Oppure, quando ti trovi a un convegno e stai diligentemente prendendo appunti, e uno dei partecipanti ha la brillante idea di dare la parola “alla nostra ospite che è arrivata fino qui dall’Italia”. Non potendo dire “no grazie”, sorridi e accetti con la morte nel cuore.
Viaggiare per lavoro: la sistemazione “alberghiera”
Nel mio caso, il budget dei viaggi di lavoro era sempre molto modesto. Il capo viaggiava in business class e dormiva in hotel ad almeno quattro stelle, mentre noi sottoposti viaggiavamo in economy e dormivamo in motel o B&B di infima categoria. Quando andava bene. Perché spesso c’era il rischio di essere invitati a passare una o più notti nella camera degli ospiti di un referente locale, o nella stanza dei ragazzi ora al college, o addirittura sul pavimento della stanza dei bambini.

In quest’ultimo caso, insieme a una collega quasi in lacrime per la situazione assurda, insistiamo per essere accompagnate al più vicino B&B, ma i nostri ospiti non ne vogliono sentir parlare. Dopo dieci minuti buoni di richieste pressanti da parte nostra, otteniamo di essere ospitati dalla mamma della padrona di casa, che però vive in una fattoria nel bel mezzo della campagna inglese. Ci viene messa a disposizione la stanza del figlio. Peccato che nessuno si preoccupi di cambiare le lenzuola in cui il ragazzo ha dormito probabilmente per gli ultimi sei mesi.
Viaggiare per lavoro: la stanchezza cronica
Non ho mai patito troppo il jet lag, ma in certe situazioni la stanchezza si è fatta sentire proprio nel momento meno opportuno. Durante le trasferte, il programma era sempre molto serrato: sveglia all’alba, incontro con i colleghi per fare il punto della situazione, riunione con i referenti locali, visite ad aziende, pranzi di lavoro, altri incontri al pomeriggio, o eventi e fiere di varia natura. La giornata si concludeva con una cena in compagnia, costretti ad ascoltare le battute sciocche del tizio seduto di fronte.
Una volta, a Portland, ho seriamente rischiato di addormentarmi nel piatto mentre la donna seduta di fronte a me raccontava la trama di un libro che aveva appena letto. Facevo fatica a tenere gli occhi aperti e a seguire il suo discorso che mi sembrava durare da ore. Più volte sono andata in bagno a spruzzarmi secchiate di acqua fredda in faccia per non correre il rischio di addormentarmi a tavola.
Anche voi viaggiate (o avete viaggiato) per lavoro? Quali sono le vostre esperienze?
Secondo me piu’ croce…
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Eh sì 😉
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Quando ero fotografa, ho girato mezza Europa per lavoro e concordo con te che non sono tutte rose e fiori. Ora sono portata a ricordare gli episodi divertenti e le opportunità uniche che ho avuto (del tipo rimanere nel Duomo di Praga dopo l’ora chiusura), ma non dimentico che sono stata ad Atene per una settimana e non sono riuscita a visitare il Partenone!
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Anche io ora a distanza di anni ci rido sopra, anche perché è comunque vero che ci sono stati dei vantaggi, come per esempio la possibilità di partecipare a eventi particolari a cui non avrei mai potuto partecipare come “comune mortale”.
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Con me sfondi una porta aperta. Io ho sempre odiato viaggiare per lavoro, anzi non lo chiamo nemmeno viaggiare. La mancanza di tempo, lo stress degli impegni di lavoro, il non poter scegliere nulla, le tristi serate in alberghi anonimi in zone spesso altrettanto anonime della città… no viaggiare per me è tutta un’altra cosa! Quindi hai tutta la mia solidarietà!
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Esatto, nella maggior parte dei casi quello non era viaggiare ma quasi una punizione!
Avevo quasi dimenticato le tristi serate davanti alla tv in qualche albergo beige e marrone in periferia 😂
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Un po’ come un viaggio organizzato in compagnia di familiari e amici, dove ci si deve accontentare del ristorante, dell’albergo e del museo che vuole visitare il capo, “con la morte nel cuore” chiaramente 😀
In più tu hai dovuto subire l’aggravante del fattore Boss, roba da risarcimento morale! Non sono vendicativa, ma al Boss auguro di rinascere assistente di Miranda Priestly… però senza il successo di Andy Sachs 😛
È vero, spesso non riflettiamo sul dietro le quinte di un viaggio di lavoro: le frasi che ti rivolgono sono dettate dal non sapere quanto fegato, stomaco e pazienza ci vogliano per resistere alla tentazione di offrire un caffè “corretto” al Guttalax al capo di turno.
Mi dispiace per tutti gli episodi, dover dormire a terra è stato abominevole, menomale che con gli anni ti sei rifatta! 🙂
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Esatto, il problema è doversi accontentare a tutti i costi. E a un certo punto non ho più avuto voglia di sopportare. Ah ah hai ragione, dovrei chiedere i danni al capo per averlo sopportato per tutto quel tempo 😂
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E sì, io e te potremmo scrivere un trattato a quattro mani sui viaggi di lavoro 😀
Dei viaggi di lavoro odio la compagnia imposta. Accetto persino la possibilità di vedere poco e niente, ma l’obbligo di trascorrere il mio tempo libero in compagnia di qualcuno che non sceglierei mai come compagno di viaggio lo odio tantissimo.
Tra l’altro in moltissimi casi si finisce per continuare a tradurre anche quando vorresti avere la testa leggera. Una volta il mio boss si è lamentato del fatto che durante la cena non interagissi: dormivo in piedi, non avevo la forza e la voglia di partecipare ad alcuna discussione.
Io però non ho avuto la forza di andare in bagno a prendermi a secchiate d’acqua 🙂
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Davvero, bisognerebbe fare almeno un post collettivo sul tema! O comunque se avessi voglia di fare un guest post fammi sapere 🙂
Ti capisco benissimo: pensa che a volte io ero talmente stanca da non rendermi conto se il capo stesse parlando con me o con le altre persone. Una volta mi ha fatto una domanda e io anziché rispondere ho iniziato a tradurre per il tavolo – lui ovviamente mi ha guardato come se fossi una cretina!
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Sono disponibilissima sia per un post collettivo che per un guest post, mi divertirebbe tantissimo! 😀
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L’idea del post collettivo mi piace molto! Dammi tempo un paio di settimane così contatto anche altre blogger e poi ti mando una mail con i dettagli 🙂
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Perfetto 😊
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Sicuramente ci sono i pro e i contro ma io preferirei tornare a casa dopo il lavoro.
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Sono d’accordissimo: tornare a casa dopo il lavoro aiuta a staccare la spina e a riposarsi un po’!
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Per me era già difficile viaggiare con amici, mai e poi mai lo avrei fatto con i colleghi e per lavoro poi…… Lo so che non avevi scelta. Viaggiare in compagnia è difficile per tanti motivi sopratutto quando chi ti accompagna non è indipendente (l’inferno in terra). La libertà è necessaria per me e imprescindibile. Per fortuna mio marito ed io viviamo in simbiosi in viaggio, abbiamo gli stessi interessi e priorità.
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Non avevo scelta ma appena l’ho avuta ho cambiato lavoro 😂 La mancanza di libertà e la compagnia imposta non fanno proprio per me!
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😉 come ti capisco e son contenta che tu abbia avuto la possibilità di cambiare.
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È un peccato non averle visitate, essere in un posto desiderare di vederlo .. e non poterlo fare deve essere bruttissimo!
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Davvero, sapere che sei arrivato a migliaia di chilometri da casa… e non vedere niente!
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Questo articolo è spassosissimo…. per chi lo legge dall’esterno! Io per fortuna non ho mai dovuto viaggiare per lavoro e comunque in qualunque colloquio comunico già che non sono disponibile a viaggiare per lavoro… alcuni mi danno della pazza ma il mio weekend per me è sacro e i viaggi pure, quindi preferisco di gran lunga l’ufficio.
Dividere la stanza con una collega non fa per me, né passare 24 ore al giorno col capo… Mi è capitato giuste due volte di stare via una notte, ma in Italia o al massimo a Parigi, nulla di più.
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All’inizio tra i motivi che mi avevano spinta ad accettare quel lavoro c’era proprio la possibilità di viaggiare parecchio, ma allora ero giovane e ingenua. E ho capito abbastanza in fretta che certe cose non le sopportavo e non le avrei mai sopportate 😅
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Sfondi una porta aperta: io non amo viaggiare nemmeno con mia sorella (è successo sì o no due volte), perché io e mio marito siamo troppo abituati a noi stessi e siamo decisamente poco elastici!
Quindi figurati se potrei chiamare “viaggiare” questo spostarsi per lavoro.
….però, un poco poco mi affascina, perché cmq ti offre di vedere realtà fuori dalle proprie mura: non parlo di posti, perché capisco che quelli siano irraggiungibili, ma il confrontarsi con situazioni diverse!
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Che bello sentirsi compresa! Sai che quando mi lamentavo dei viaggi di lavoro la gente mi guardava come se fossi stata una bambina viziata che si lamentava dei vestiti firmati? Ma davvero, quello non era viaggiare!
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Onestamente non saprei cosa dirti; non ho mai viaggiato per lavoro, solo per piacere, ma immagino che alla fine se devi lavorare e subire la compagnia di persone non molto gradevoli, non sia un’esperienza così esaltante!
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Viaggiare per piacere è tutta un’altra cosa rispetto ai viaggi di lavoro, soprattutto se la compagnia non è il massimo!
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Sicuramente viaggiare per lavoro ha i suoi pregi ma anche molti molti difetti: se poi si viaggia in compagnia di un burbero come il tuo capo direi che il viaggio diventa solo un peso. Non è facile, per niente. Certo è che se si avesse anche un po’ di tempo di libero durante le trasferte sarebbe meglio…
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Un po’ di tempo libero ogni tanto non sarebbe stato male e in certi casi avrebbe quasi “aggiustato” tutto!
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Finora mi è capitata solo una trasferta importante all’estero, e concordo con tutto quello che hai scritto. È bello cambiare aria, ma non ti godi il luogo come in vacanza. 5 giorni via, di cui 2 passati quasi tutti in viaggio, 2 a lavorare e 1 come giorno libero. Non vedi quasi niente e bisogna sempre coordinarsi con i desideri degli altri.
Almeno però eravamo trattati tutti allo stesso modo, in viaggio e in albergo. Per i giorni di lavoro pagati avevamo addirittura ciascuno una stanza singola. Poi per la notte extra in 3 ci siamo uniti sotto lo stesso tetto, ma già facevamo gruppo in ufficio, quindi non è stata una brutta esperienza. Anzi, sembrava di essere tornati un po’ in gita scolastica 😂
Il mio parere finale è che ok, i viaggi di lavoro sono belli ogni tanto, ti permettono di vedere un altro spicchio di mondo, ma ci sono anche questi aspetti negativi a cui nessuno pensa mai!
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La stanza singola avrebbe reso tutto diverso: non dico perfetto, ma almeno un po’ meglio. Poi le sistemazioni improvvisate, sui divani di gente che hai visto due volte in vita tua, quelle mi facevano proprio perdere anche l’ultima goccia di entusiasmo!
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Anche io ho viaggiato per lavoro per dieci lunghi anni. Posso capire ogni singola riga delle tue impressioni in proposito! Anche a me tutti si rivolgevano con il fastidioso “beata te che viaggi”. Non è viaggiare se non hai tempo di visitare nulla, di passeggiare per le strade della città e gustare l’atmosfera e l’arte. La maggior parte delle volte cadi a letto sfinita (con un jet lag inguaribile) con tutta la cena sullo stomaco. Mi ricordo che in quel periodo facevo la spesa in aeroporto…
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Esatto, non è viaggiare se non puoi visitare nulla, se non puoi fare una passeggiata, fermarti in una caffetteria per un caffè. Ah, le serate in cui svenivo in camere d’albergo tristi e fuori moda! La spesa in aeroporto non la facevo perché a Caselle non c’era molta scelta 😉
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Non avendo mai viaggiato per lavoro, non immaginavo in effetti tutte queste sfaccettature non proprio simpatiche! Povera! Mi sento male al pensiero del trekking non richiesto e della cena con la tizia che inizia a narrare la trama di un libro dopo una giornata molto stancante… Io non so se avrei retto, sarei malamente crollata sul piatto, ahah! Per non parlare poi della maleducazione e dei cambi repentini di umore del tuo ex capo! Aiuto!
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Ricordo ancora quella sera come una delle situazioni più noiose e più faticose, con l’ansia costante che questa tizia mi chiedesse cosa ne pensavo della trama e io riuscivo ad ascoltare una parola su dieci!
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Mi ha sempre affascinato tanto il mondo di chi viaggia per lavoro, proprio perché non sono ancora riuscita a capire se si tratti più di una fortuna, o di un fardello… e tu sei riuscita a chiarirmi le idee!
Ps: è il tuo secondo articolo che perdo, non mi arrivano più le mail! Controlli se è tutto regolare? Mi devo iscrivere di nuovo? Grazie 🙂
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Nel mio caso il più delle volte era un fardello! Ci sono stati momenti piacevoli, sicuramente, ma la maggior parte delle volte sono state esperienze da dimenticare.
Ho controllato e mi sembra che sia tutto a posto, però in effetti anche a me capita di non ricevere le notifiche via mail di alcuni siti che seguo…
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Ho viaggiato un po per lavoro e in alcuni periodo della mia vita avrei voluto farlo di più. Sempre mete abbastanza vicine, Italia o al massimo Europa, e ogni tanto ho approfittato per fermarmi a vedere qualche città o per andare a trovare amici. I viaggi peggiori per me sono quelli andata e ritorno in giornata a cui la mia azienda mi ha spesso obbligato. Esci di casa alle 4.30 – prendi l’aereo, arrivi li (morta), vai dal cliente tutta la giornata per riunioni, poi torni all’aeroporto e atterri alle 22.00 (zombie), prendi la macchina e torni a casa facendo 60km e pregando di restare sveglia…. e il giorno dopo? Beh in ufficio alle 9.00 perché bisogna subito mettersi all’opera. E la cosa assurda è che tu sembri passa quando chiedi di fermarti una notte piuttosto che fare questa sfacchinata…..
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Ti capisco perché io ho fatto in diverse occasioni Torino-Roma o Torino-Napoli e una volta anche Torino-Francoforte in giornata. È proprio come dici tu: parti zombie e ritorni zombie, e il giorno dopo alle 9.00 in punto in ufficio, vispa e scattante!
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Altro che fortuna, qui si tratta proprio dell’opposto!! Spesso non si pensa che i viaggi di lavoro non sono occasioni di svgo ma anzi, purtroppo delle belle cittá lontane in cui si va “aggratis”, non si vede quasi nulla.
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Infatti, a volte era proprio pura sfortuna! Non si vedeva niente e per di più la stanchezza era una compagna che non lasciava mai da soli!
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Viaggiare per lavoro non è un vero viaggio. L’unico vantaggio è che vai in giro gratis ma, allo stesso prezzo, potresti vederti un bel documentario su un posto che ti piace e rilassarti sognando di andarci per davvero.
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Come hai detto tu, l’unico vantaggio è quello di avere voli e hotel pagati, ma a parte quello i vantaggi non sono molti, a meno di aggiungere qualche giorno di ferie (cosa che purtroppo succedeva raramente).
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Il tuo post ha riassunto bene i pro e contro dei viaggi di lavoro. Per me il grande pro è la possibilità di aggiungere giorni di vacanza e avere il trasporto pagato ma tutto il resto può essere una croce molto grande!
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Aggiungere giorni di vacanza è uno degli aspetti positivi, di cui purtroppo però ho potuto approfittare solo poche volte. Ma comunque meglio di niente!
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Credo di essere nata per viaggiare 🙂 e come tale anche il lavoro che faccio mi porta spessissimo a farlo! Io adoro! Che sia per lavoro o per svago, è pur sempre viaggiare!
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Hai ragione, è pur sempre viaggiare, ma per quanto mi piaccia farlo, non potrei mai accettare di farlo a qualunque costo e comunque non per troppo tempo: le vessazioni da parte del capo, la compagnia di certi colleghi, l’impossibilità di vedere dei posti… Tutto ha un limite. Adattarsi alle situazioni sì, ma viaggiare a ogni costo no – anche perché se per esempio arrivi fino a Boston e non puoi vedere assolutamente nulla, allora per me quello non è un viaggio 😉
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Bhe…si… 😦 in parte è vero! Però, come detto prima, io lo faccio spessissimo e per lavoro! E, già che ci sono, prendo la parte buona! 🙂 Un abbraccio con l’augurio che possiamo fare i viaggi che abbiamo sempre sognato!
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Punti di vista diversi: ho viaggiato per anni per lavoro e ti assicuro che prendere la parte buona certe volte era proprio impossibile 😉
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tutto vero quello che riporti, ma però il viaggiare rimane, e sapessi che invidia da chi come me era chiusa sempre un quattro mura
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Capisco il tuo punto di vista 🙂 A volte vogliamo quello che non possiamo avere!
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