Quando il capo viene invitato a una conferenza in Svezia e a me viene chiesto di partire con lui, la sensazione di morte non tarda ad arrivare. Ho letto che quando si viene colpiti da un infarto, si prova un senso di oppressione al torace e, per l’appunto, una sensazione di morte imminente. Ecco: è proprio così che mi sento quando scopro che mi tocca, di nuovo, accompagnare il boss in viaggio.
Sento già le voci di quelli che dicono: “Eh, ma sempre a lamentarti! Stoccolma deve essere così bella.” Stoccolma sì, ma su Falköping ho qualche dubbio. Infatti, la nostra meta non sarà la capitale svedese, bensì la sonnolenta cittadina di campagna di quindicimila abitanti nella contea di Västra Götaland, nella parte occidentale del paese. Il capo sarà uno degli ospiti d’onore a un evento dedicato all’agricoltura biologica organizzato in una scuola elementare.
Già prima di partire, immagino il quadretto idilliaco: un villaggio sperduto, frotte di bambini urlanti e adulti adoranti, aule scolastiche che puzzano di sudore e di pastelli a cera. Cosa può esserci di peggio per uno come lui? Il fatto che, stando a quello che mi scrive uno degli organizzatori, a Falköping ci siano più mucche che persone. Aggiungiamo anche la puzza di letame a rendere il tutto ancora più interessante.

Ma c’è un risvolto positivo: non sarò sola con il capo, ma con il mio collega P., che almeno si assumerà l’onere di guidare dall’aeroporto di Göteborg lungo strade di campagna ricoperte di fango e ghiaccio per portarci a destinazione. Il volo e il viaggio in macchina procedono senza scossoni, con il capo che mugugna e si lamenta, P. concentrato alla guida, mentre io rileggo fino alla nausea il programma dell’evento. La tabella di marcia è serratissima per cui, appena arriviamo a Falköping, ci dirigiamo verso la scuola, dove tutto fila liscio.
Non ci sono intoppi durante l’evento, e il boss non licenzia la traduttrice trovata dagli organizzatori, come purtroppo è già successo in passato. L’unica lamentela è che, secondo lui, gli altri ospiti non sono alla sua altezza. Ma per fortuna non scarica la colpa né su di me né su P.
La cena è di suo gradimento, o almeno non trova nulla da ridire sulla scelta dei piatti serviti nella mensa della scuola e, per questo, ringrazio il cielo. Sarebbe potuta finire malissimo, con una scenata indirizzata a noi poveri sottoposti per non aver pensato di convincere gli organizzatori a scegliere un posto migliore.

Purtroppo per noi, la scenata non tarda ad arrivare. Quando raggiungiamo quello che dovrebbe essere il nostro albergo, scopriamo che in realtà non è davvero un albergo. Si tratta infatti della casa di riposo di Falköping: una struttura di lusso, ma pur sempre una casa di riposo, dove non possiamo fare a meno di notare un paio di anziane ospiti che si muovono a passo di lumaca con l’aiuto di un deambulatore. Ogni loro movimento è accompagnato dal tintinnare dei bracciali d’oro che si sfiorano. Il riverbero della luce sui diamanti da un carato dei loro anelli quasi mi abbaglia, ma cerco di non farci caso. Il capo ci fa caso eccome, e inizia a urlare nel silenzio della reception.
“Chi ha avuto l’idea di mettermi a dormire in una casa di riposo?”
Provo ad ammansirlo, cercando di convincerlo che più che una casa di riposo, sembrerebbe una struttura dove chi si è rotto un femore o un ginocchio viene a fare riabilitazione. Quello che ottengo è un’occhiata di fuoco da parte del capo, e tanti sguardi attoniti da parte degli altri relatori dell’evento, a cui è toccata in sorte la stessa struttura ricettiva. Per loro però non sembra essere un problema. Per quanto mi riguarda, ho dormito in posti di gran lunga peggiori, ma per lui questa non è una consolazione. È abituato a posti più lussuosi, o comunque con una clientela meno âgée.

Costringe me, il mio collega P. e l’organizzatore dell’evento a ispezionare la sua camera e, durante la salita sull’ascensore extra large dove ci starebbe comodamente una barella da ospedale, quasi vomito per l’ansia. Ci manca solo l’epilogo splatter. Arriviamo alla sua suite, che ha sì l’aspetto di una stanza d’ospedale, ma di lusso. I mobili potrebbero essere della linea Kleppstad di Ikea, in piena filosofia svedese, e la camera è impersonale, ma è pur sempre grande quanto casa mia. Ha un salottino separato dalla zona notte e, onestamente, non ha nulla che non vada. Come in un déjà-vu, rivedo il film di Amsterdam, quando il capo costrinse me e la mia collega a cercare una stanza più adatta alle sue esigenze, perché quella che avevamo prenotato non aveva il letto king size.
Anche in questo caso, sbraita contro tutti e contro nessuno in particolare. Approfittando di un attimo di silenzio, faccio due passi indietro, imitata dai miei accompagnatori. Chiudo la porta, lasciando l’orco solo con il suo disappunto.
Torniamo alla reception per fare il check in e prendiamo possesso delle nostre celle monacali, dove però tutto sommato il materasso è comodo. D’altra parte, non potrebbe non esserlo, considerando la tipologia degli ospiti. Mi aiuterà a dormire bene e a riposarmi: dovrò essere in forma domani mattina a colazione per digerire il cibo da ospedale e le lamentele del boss.

Dormire in una casa di riposo di lusso non dovrebbe essere poi così stressante come esperienza. Ma sarei altresì curiosa di sapere cosa vi hanno servito il giorno dopo a colazione.. Spero sia stata all’altezza delle papille gustative del boss!
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No infatti, io dormito in posti decisamente peggiori! La colazione niente di particolare: buffet in stile albergo con le solite cose tipo yogurt e cereali più qualche opzione salata.
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ih ih ih e a colazione cosa vi hanno dato? le stelline in brodo? Comunque il tuo ex capo avrebbe potuto pensare che magari diventando vecchio gli sarebbe toccato andare in casa di riposo, extra lusso si intende
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Le stelline in brodo sarebbero state perfette, magari insieme al Biscotto Salute Monviso ma magari esiste solo qui in Piemonte 😂
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Confesso, ho riso già leggendo il titolo perché ho immaginato scene alla “Villa Arzilla” 😂 Tanto disappunto per essere finito in una casa di riposo avrebbe meritato come contrappasso dantesco una notte in ostello della gioventù! 😛 Anch’io voglio sapere se a colazione hanno servito la versione predigerita (a prova di protesi) delle polpette Ikea. Ma che persona orribile che sono 😂
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Ah, l’ostello della gioventù: quella sarebbe stata la punizione perfetta! Magari in camerata da sei con tanto di compagni di stanza che suonavano la chitarra cantando l’equivalente nordico di “acqua azzurra acqua chiara” 😂
La colazione è stata forse la cosa migliore: cibo a buffet da albergo anonimo!
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Io non avrei fatto molte storie, tutto sommato il posto è dignitoso e pulito, e non si è esattamente nel cuore di Parigi, il dettaglio territoriale credo faccia la sua! Ovviamente…la colazione poi?!?!
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Esatto, il dettaglio territoriale ha il suo peso, e poi comunque era un posto che non aveva niente che non andasse.
La colazione niente di speciale, dolce e salato a buffet!
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Abbiamo letto il “diario di viaggio” con le lacrime agli occhi per le tante risate, quelle che spero a posteriori ti stia facendo anche tu, ricordando quei momenti. Non ho mai avuto “l’onore” di viaggiare col capo, ma il Teo, mio marito, si, ma sono state tutte meno “interessanti”… giusto un paio di cene diversamente analcoliche!
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Sì, ormai a distanza di anni ci rido sopra, anzi a dire la verità dal giorno in cui ha smesso di essere il mio capo 😂
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Il Boss doveva essere davvero tremendo! Pensa se si finiva in una bettola senza acqua corrente o cose simili… Lì cosa avrebbe fatto? Per fortuna che non vi è andata così male, anzi!
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Se fosse finito in una bettola non sarei qui a raccontarlo 😂
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Almeno il materasso era comodo (che è già di per sé un’enorme conquista di questi tempi!). Leggo sempre con piacere le disavventure con il tuo capo. Anche stavolta le aspettative sono state ampiamente superate
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Infatti, un lato positivo c’era, anzi ce ne erano molti ma era lui che non sapeva vederli!
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No ma…ahhahahah questa è fantastica. Neanche a inventarla questa storia sarebbe stata più fantasiosa. Una trama da libro Silvia, io mi sono messa a ridere alla prima riga, figurati dopo!
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Viaggiare con il capo era sempre un’ottima fonte di spunti 😂
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No vabbè, adesso sono curiosa di come sia andata la giornata successiva, e di cosa si sia lamentato nuovamente il capo!
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Ogni giorno con lui era sempre peggio di quello precedente 😂
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Leggendo l’inizio ho pensato che tutto stava filando troppo liscio per essere un viaggio di lavoro con il tuo bisbetico capo, e infatti, eccola la scenata! Però fa super ridere l’idea che qualcuno si sia messo davanti un pc per prenotare una stanza in una casa di riposo di lusso, magari facendosi anche delle grasse risate alla faccia del capo.
Almeno, alla fine, non avete dovuto cercare una nuova sitemazione che sddisfasse il suo ego. Però adesso voglio sapere se la mattina dopo è andata liscia, senza intoppi!
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Proprio quando tutto sembra filare liscio, ecco che la scenata è in agguato dietro l’angolo! In effetti può anche essere che qualcuno abbia voluto fargli uno scherzo 😉
Il mattino dopo era “malmostoso” come diciamo da queste parti, ma per fortuna nessun intoppo!
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Almeno il materasso era comodo che è la cosa fondamentale per dormire tranquilla per prepararsi alla sfuriata del giorno seguente. Ora ci ridiamo su ma quanto dev’essere stato devastante lavorare con una persona così bisbetica!
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Esatto, il materasso era comodo e la stanza era più carina di tante altre in cui ho dormito!
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