Ristoranti da incubo (seconda puntata)

Mangiare male non è la fine del mondo e non è sicuramente una delle cose peggiori che possa succedere, però devo ammettere che mi infastidisce parecchio – e non solo in viaggio. Per fortuna non capita spesso, probabilmente anche perché negli ultimi mesi le cene fuori sono diventate creature mitologiche al pari degli unicorni. In ogni caso, l’ultima volta in cui sono stata invitata a una cena in un locale da incubo in un ristorante all you can eat non la dimenticherò tanto in fretta.

Ma del resto non dimenticherò tanto velocemente nemmeno i pranzi e le cene in altri ristoranti terribili, anche se è passato del tempo.

Il ristorante tradizionale di Modena

I miei genitori organizzano una gita per vedere il Museo Ferrari di Maranello e, avendo un giorno libero dal lavoro, decido di accompagnarli. Alla fine della visita, visto che abbiamo tempo, raggiungiamo Modena. Si è fatta l’ora di pranzo ma non abbiamo idea di dove mangiare, così adottiamo una di quelle che secondo me è tra le tecniche migliori: fermare per strada un autoctono e chiedere consiglio. Troviamo un modenese che ci ispira fiducia e che ci indica un ristorante in centro. Quando arriviamo purtroppo è al completo. Ma tanto a Modena non ci si può sbagliare: qualsiasi posto è garanzia di qualità, no?

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A questo punto commettiamo l’errore che non si dovrebbe mai fare, cioè affidarsi a TripAdvisor. Grazie alla potente guida online finiamo in quello che secondo i recensori è in cima alla lista dei migliori ristoranti della tradizione modenese ma in realtà è probabilmente il peggiore di tutta Modena. L’ambiente è triste, buio e freddo e oltre a noi c’è un solo tavolo occupato. Veniamo accolti dal titolare che è felicissimo di darci da mangiare, anche perché sicuramente saremo gli ultimi a varcare la soglia per il resto della giornata (e anche della settimana, forse). La pulizia non è il massimo, e attraverso la porta della cucina sentiamo la moglie imprecare in rumeno. Pochi piatti sul menù e di qualità scadente: la pasta “fatta in casa” ricorda molto nel sapore quella di una nota marca in vendita in qualunque supermercato. Saltiamo il secondo e il dolce e ce ne andiamo di corsa.

L’indiano di Londra

Nella città di provincia in cui vivo, quando hai voglia di cibo etnico (leggi: leggermente diverso rispetto alla solita pizza o alle ricette piemontesi) devi fare almeno cento chilometri senza avere la garanzia di mangiare bene. Allora quando ti ritrovi in una metropoli come Londra vuoi non approfittarne per mangiare indiano, visto che a casa quando mai ti capiterà? E a chi fare affidamento se non all’ex collega londinese sedicente esperta di gastronomia? Mi indica un locale dalle parti di Liverpool Street: soluzione che trovo comodissima perché subito dopo cena dovrò prendere l’ultimo treno diretto all’aeroporto di Stansted.
Le mie aspettative sono altissime e già immagino di farmi consigliare dal cameriere per assaggiare di tutto un po’, ma senza esagerare. E invece mi sgonfio come un palloncino bucato appena metto piede nel locale. Avete presente quei ristoranti che vogliono a tutti i costi far credere al cliente di essere etnici?

Musica indiana ad altissimo volume, camerieri in abiti tradizionali, arredamento così finto da dare l’impressione di essere entrati in una scuola di yoga. Manca solo l’incenso. Al di là del posto terrificante, il cibo si rivela praticamente immangiabile. Riesco a malapena a deglutire due bocconi di gamberi Tandoori e ad assaggiare il Chicken Tikka Masala. A malincuore, pago e me ne vado senza finire quello che ho ordinato. 

La cena con vista (ma senza coltelli) a New York

Tanti anni fa, durante uno dei primissimi viaggi a New York, siamo capitati in un ristorante che in teoria aveva tutte le caratteristiche per entrare nella top ten dei miei preferiti in città: terrazza su uno dei moli di Water Street con vista pazzesca sullo skyline di Brooklyn e su quello di Manhattan alle nostre spalle.

New York Cover

E invece no. Il cameriere ci accoglie svogliatamente e, nonostante il locale sia praticamente vuoto, non ci viene chiesto dove preferiamo sederci. Siamo in tre ma ci portano due menù, e non c’è verso di farcene portare una terza copia.
Il
signature dish del ristorante sembra essere la New York ribeye al sangue. L’attesa lunghissima ci fa quasi passare l’appetito, però alla fine i nostri piatti arrivano. Ma non i coltelli adatti a tagliare una bistecca spessa quanto una fiorentina. Abbiamo a disposizione le forchette, e quei ridicoli coltelli da ristorante, senza denti, che probabilmente non scalfirebbero nemmeno la superficie di quel famoso tonno che “si taglia con un grissino”. Chiediamo più volte delle posate adatte, e ci viene sempre risposto di sì, ma i coltelli non arrivano. Ci rassegniamo a provare a strappare le bistecche aiutandoci con gli strumenti che abbiamo a disposizione, ma con scarsi risultati. Per di più, la cottura non è affatto al sangue come avevamo chiesto. Dopo mezz’ora, il cameriere arriva al nostro tavolo indicando i piatti: “Finished?” Sì, può portare via i piatti ma no, non abbiamo finito le bistecche perché non siamo riusciti a tagliarle, gli dico. Mi risponde con un’alzata di spalle, come se non fosse un problema suo.
Per la prima volta in un ristorante americano decido di andare via senza lasciare nemmeno un centesimo di mancia.

Per fortuna la lista finisce qui – al momento! Di recente non mi è più successo di ritrovarmi in un ristorante da incubo, anche se il pericolo è sempre dietro l’angolo. A voi è capitato? Raccontatemelo in un commento!

COVER PHOTO BY REBECCA MATTHEWS ON UNSPLASH

46 pensieri riguardo “Ristoranti da incubo (seconda puntata)

  1. Mi è successo ultimamente in una pizzeria fuori Roma dove per la prima volta ho lasciato la pizza nel piatto! Immangiabile, gommosa, troppo alta e condita con un formaggio commerciale che di mozzarella aveva poco e niente. E quel poco che ho mangiato mi è pure rimasto sullo stomaco…

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  2. Ultimamente le mie recensioni sui ristoranti in cui vado sono sempre pessime, e non dipende certo da me. Non c’è più alcuna cura al servizio, nessun rispetto per il cliente. Portate buttate sul tavolo, vini lasciati nei cestelli in attesa di essere versati dai commensali.. boh! Eppure basta una piccola accortezza per far felice il cliente!

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  3. Menomale che non sono l’unica a pensare che Tripadvisor sia prevalentemente una cialtronata. Mi ricordo una sogliola al sangue a Castiglione della Pescaia, un postaccio ad Almeria (dove ho mangiato una specie di cous cous orribile) e chissà quanti altri che la memoria, fortunatamente, ha rimosso…

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  4. Devo essere sincera e per ora, e soprattutto per fortuna, non mi sono ancora imbattuta in posti simili. L’unico che ricordo, ma con tante risate, è un ristorante in Camargue a inizio di quest anno, dove mio marito sarebbe scappato a gambe levate ma solo per la “particolarità”, se così vogliamo chiamarla, dei titolari.

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  5. Trip l’ho abbandonato tanti anni fa, da quando si vociferava che le recensioni positive si vendessero a mazzetti al mercato nero 😉 Ora lo guardo solo per le foto dei piatti o delle camere. Mi dispiace per le tue disavventure… tra tutte quella più cocente è la bistecca a NY, davvero scortese il personale a non fornirvi un macete per potervi cibare correttamente 😛 Le imprecazioni in rumeno che vengono dalla cucina sono ormai un grande classicone ovunque. Per non parlare di pizzerie che si spacciano per “bellanapoli tutta tradizione” quando i pizzaioli sono del Bangladesh e le materie prime asiatiche XD Io ormai sono rassegnata, oggi mangiare dignitosamente in un locale moderno, è più raro che vincere un terno secco.
    Trovi sempre delle gif azzeccatissime! 😉

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    1. Anche io come te, quando questa cosa delle recensioni positive me la raccontò la titolare di un B&B bellissimo che però era molto in basso nella classifica. Molto meglio le recensioni di Google, almeno per il momento.
      Immagino che dove la pizza è di casa si verifichino tanti episodi di scarsa qualità e materie prime di dubbia provenienza. Almeno qui da noi c’è una certezza: la pizza è cattiva nove volte su dieci 😂

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  6. Che incubo scegliere un ristorante dove mangiare in vacanza! Soprattutto quando viaggi in un poso dove sai che la gastronomia non esattamente il pezzo forte (tipo Londra!). Io poi sono l’eterna indecisa e finisco col vagare e vagare per ore. Cerco di evitare sempre i ristoranti turistici, ma anche quelli sembra impossibile evitarli a volte. Un altro incubo è quando porti fuori a cena amici e parenti che ti vengono a trovare! In questo caso, mai cambiare, mai “provare” un posto nuovo, mai!

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  7. Col la pizza confermo che trovarla buona è quasi come fare un terno a lotto. A me è capitato di mangiarla in una pizzeria molto famosa di Napoli ma l’esperienza si è rivelata a dir poco traumatica, oltre che la pizza non è stata di mio gradimento.

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  8. Ho riso dall’inizio alla fine! Che esperienze orribili. Immagino poi, dopo aver mangiato in un sedicente ristorante indiano, come sia stato divertente imbarcarsi su un volo di lì a breve. Comunque, la mia esperienza terrificante in cima alla classifica resta un ristorante tipico di Cracovia. Ma tipico davvero. Il problema è che il personale non capiva proprio nulla di inglese, il menù tradotto non c’era, ci siamo affidate a Google translate e abbiamo ordinato zuppe a volontà. Una peggio dell’altra…quella alla barbabietola sembrava thé al mirtillo.

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  9. Irrita molto anche a me quando esco a mangiare e l’esperienza non è degna delle mie aspettative. Ancora peggio ora che ho un bimbo piccolo, zero aiuti, e uscire la sera è un miraggio lontano. Quando capita, è ancora più importante che il ristorante sia degno di questo nome!

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  10. Concordo che un’esperienza di questo tipo non sia la fine del mondo, ma certamente non si dimentica! Anche io cerco sempre di evitare TripAdvisor e di affidarmi all’istinto o a volte di fare ricerche su blog specialistici.

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  11. Mamma mia che esperienze! Soprattutto quellaa New York,non potevi neanche minacciarli con quel coltello finto!
    Esperienze del genere mi capitano, nel 90% dei casi, in pizzeria. Sicuramente sono io a pretendere perchè abituata a mio padre che fa la pizza in casa con ottime farine, lievitazione lunga, lievito madre etc… ma spesso mangio solo il condimento o metà pizza perchè mi lievita nella pancia mentre sto mangiando. Altrimenti odio quando ti promettono prodotti fatti in casa e poi non lo sono palesemente…mi sento presa in giro e non ci torno più! 😀

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  12. Anche io ho avuto parecchie disavventure nei ristoranti del mondo. La peggiore? In Tanzania ho mangiato una spaghettata italiana (anche ben cotta devo dire) al pomodoro. Peccato che nel sugo sul fondo del piatto galleggiava uno spettacolare scarafaggio. Non ho toccato cibo per giorni!

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  13. Non ricordo di essermi imbattuta in un ristorante da incubo come questi (ma forse si tratta di un meccanismo di autodifesa e potrei averlo rimosso 😅). Dei tre non saprei votare il peggiore, forse l’ultimo: maleducazione e mancanza di coltelli adatti sono un binomio difficilmente battibile. Peccato perché la vista era stupenda 😍

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  14. Oh, sì, ne avrei da raccontare!!! Ci sono stati ristoranti, specialmente al mare – che dopo la giornata in spiaggia sei più cotto di una bistecca – dai quali, per la disperazione, ci siamo alzati e ce ne siamo andati via! Ne ricordo uno in particolare, in Puglia, sotto la calura di una sera d’agosto, in cui alle dieci e mezza di sera, nonostante ovviamente ripetute – e più che legittime – richieste, ancora non ci avevano portato… l’acqua!!! Un incubo!

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  15. Quando hai descritto il ristorante indiano di Londra, mi sono passati davanti almeno una decina di ristoranti simili (etnici e non) che conosco a Londra. Alcuni per carità sono anche buoni, pur essendoci quest’aria pesante da “ti senti nel posto tal de tali adesso?”, altri è meglio sorvolare.
    Il ristorante in America però non me lo aspettavo! Considerando che hanno la nomina di cercare di accontentare il cliente in ogni richiesta proprio perché contano sulle mance.

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