Sono da poco tornata da una settimana di vacanza al mare, dove ho trascorso parecchio tempo in spiaggia, riparandomi dai raggi del sole di agosto sotto l’ombrellone. Ho letto, ho dormito, ho osservato la gente intorno a me. Dopo le volte precedenti, non immaginavo di scoprire ancora nuove tipologie di esseri umani con comportamenti a volte fastidiosi, a volte semplicemente curiosi.
Ma non si può mai smettere di lasciarsi sorprendere e, a tratti, di lasciarsi affascinare dalla gente che popola le spiagge italiane.
Tipi da spiaggia (quarto capitolo): quello con la cassa dritta
Quando è uscita Italodisco di The Kolors c’è stato un dibattito acceso su quali fossero le parole esatte del ritornello: festino al bar con la cassa dritta o Festivalbar con la cassa dritta? I più giovani potevano avere dei dubbi, ma non noi della Generazione X, cresciuti a pane, Vittorio Salvetti e Fiorello, abbiamo capito subito che la soluzione esatta era la seconda. E non ho avuto dubbi nemmeno quando, dopo qualche ora in spiaggia, ho visto arrivare il vicino di ombrellone con la cassa dritta.

Un tamarro di periferia che si è presentato con una bella collezione di (finto) oro intorno al collo e con una cassa portatile che per tutto il giorno ha intrattenuto bagnanti e bagnini con una playlist dance e techno arrivata direttamente dagli Ottanta e Novanta. A tutto volume, ovviamente.
Tipi da spiaggia (quarto capitolo): l’amico di tutti
Perché una persona non dovrebbe farsi i fatti suoi? Ammiro la signora che si presenta in spiaggia al mattino presto, saluta educatamente e poi inizia a leggere una rivista, senza che ci sia bisogno di scambiare altre parole. Ma purtroppo c’è sempre il tizio che quando arriva ci impiega mezz’ora solo per salutare tutti, facendo tappa sotto ogni ombrellone per fare due chiacchiere con chiunque incontri sul suo cammino. Perché c’è della gente che anche in spiaggia vuole fare amicizia?

Amicizia poi è una parola grossa. Diciamo piuttosto che vuole rompere le palle a tutti quelli che stanno intorno, non solo in spiaggia, ma anche in acqua. Io non voglio parlare con nessuno, voglio solo leggere, dormire, e starmene per i fatti miei. Per questo, quando arriva l’amicone di turno, mi fingo morta.
Tipi da spiaggia (quarto capitolo): l’influencer
La prima volta che l’ho vista pensavo che fosse al telefono, magari con la mamma, ma quando ho sentito dire Vi porto con me alla scoperta del pool bar dell’albergo, allora ho capito. Si trattava di un reel per Instagram o forse di un contenuto per TikTok, come ci si aspetta da una vera influencer. Poi si sono aggiunti i balletti coordinati con il marito, e le fotografie a bordo piscina con i cocktail. Inutile dire che il povero consorte era costretto a fare millemila scatti perché “questa foto deve essere una bomba”.
Scoprire la sua identità è stato facile: poiché era ospite nel mio stesso albergo, è stato sufficiente scorrere qualche immagine tra quelle del profilo Instagram dell’hotel. Si tratta di una influencer locale con svariate migliaia di follower che si occupa di fashion e di luxury lifestyle.
Una riflessione, ancora una volta, sulla differenza tra social e realtà: quello che dovrebbe essere un momento divertente o rilassante come una vacanza diventa una vetrina tutt’altro che spontanea di una vita immaginaria e trasformata dai filtri.
Tipi da spiaggia (quarto capitolo): i bambini Aron, Gabriel, Kevin e Liam
Lo so, sto per dire una cosa da boomer, anche se non lo sono: ma dove sono finiti i nomi di una volta? Perché a quanto pare, i bambini di oggi si chiamano tutti Aaron, Gabriel, Kevin e Liam. Ma perché? Sarà per via di attori, calciatori o comunque personaggi famosi? Per Aaron Eckhart, Gabriel Garko, Kevin Bacon e Liam Gallagher? Mancavano all’appello solo Maverick e Ridge. E anche J.R., volendo tornare indietro di qualche anno.

Purtroppo non credo che sia perché viviamo in un mondo multiculturale, ma piuttosto perché viviamo in un mondo di tamarri. Sara un’opinione impopolare, ma trovo che questi nomi ispirati a cantanti, attori e calciatori siano di pessimo gusto. Un bambino con un nome così non potrà che diventare un cinquantenne con la coda di cavallo lunga fino a metà schiena.
Tipi da spiaggia (quarto capitolo): i finti gangster
Un mattino, rientrando dalla corsa quotidiana, ho visto un bar sulla spiaggia non lontano dal nostro albergo. Mi era sembrato un posto carino, frequentato da gruppetti di ottantenni che facevano colazione prima di andare in spiaggia, e da coppie non più giovanissime a spasso con i cani. Ma al pomeriggio la clientela cambia. Quando ci siamo tornati verso all’ora dell’aperitivo, il bar tranquillo era diventato un posto completamente diverso.

Dietro di noi, marito e moglie sulla quarantina che litigavano urlando e insultandosi a vicenda. Agli altri tavoli, gruppetti di ragazzi che giocavano a fare i gangster delle favelas di qualche megalopoli sudamericana. Immaginate il pacchetto completo: capelli lunghi, catene dorate al collo, tatuaggi in faccia, battute sessiste alla ragazza addetta ai tavoli. Ma forse più che gangster erano solo poser che si aggiungono allo zoo che popola spesso la spiaggia.
Avete fatto anche voi incontri simili sotto l’ombrellone?


Ecco perché vado in vacanza in montagna :DDD!! Scherzo! Ma io dico: ma uno non può andare in spiaggia tranquillo a leggere e a prendere il sole senza rompere le scatole agli altri? Tra musica e chiacchiere meglio fingersi morti o, almeno, svenuti!!!
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Infatti la mia tecnica è proprio quella: quando si avvicina qualcuno faccio finta di essere morta o svenuta 😂
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Sono morta dalle risate sui nomi, ma su J.R. ho rischiato di soffocare! 😛 Concordo assolutamente sulla tamarraggine e sul destino segnato dei pargoli. Alla coda di cavallo aggiungo i tatuaggi a scarabocchio in stile banco di scuola. Mio dio che serraglio, ma i turisti stranieri dove sono finiti, tutti nelle città d’arte? Quelli a cui al massimo puoi fare lo sfottò sul calzino bianco o sugli spaghetti accompagnati dal cappuccino. Ma almeno non sono molesti. Infatti sul tipo con la radio io avrei protestato con la direzione. Fu lo stesso Stash a fare chiarezza, la parola è Festivalbar 😉 W la generazione X!
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I tatuaggi a scarabocchio e le ciabatte di gomma per andare sullo scooter, con il rischio di “cancellamento” piedi sull’asfalto in caso di caduta 😂 Di J.R. per fortuna non ne conosco nessuno, ma anni fa ricordo un ragazzino che giocava a calcio con mio fratello: il poveretto si chiamava Junior. Ma perché???
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Penso di averli visti tutti questi tipi da spiaggia questa estate, non me ne sono fatta scappare uno!
Saretta tra le nuvole
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Sono una costante, in ogni spiaggia!
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Quando devo andare in spiaggia da casa indosso gli auricolari. In questo modo nessuno Si ferma a parlare. Li mantengo anche mentre leggo sotto l’ombrellone, spenti ovviamente, ma le persone passano e salutano con la mano senza fermarsi, pensando io sia assorta in qualche podcast o in qualche telefonata. Così non ho scocciatori. Per ora ha sempre funzionato.
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Un’idea semplice ma geniale! Sai che non ci avevo mai pensato? Grazie del suggerimento 😘
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Non saprei giuro quali mettere sul podio. Mi hai fatto divertire un sacco e semmai mi venisse l’idea di fare una vacanza così ripenserò al tuo articolo e cambierò idea
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Basta tenersi lontani – o fingersi morti 😂
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Insomma su questa spiaggia li hai incontrati tutti tu! Ma che vita c’è a Viserbella? XD a parte le battute purtroppo questi sono un po’ i cittadini medi di Pavia e la mia utenza media a scuola: genitori “influencer” che ti chiedono l’amicizia su facebook e che hanno l’account aperto con video e famiglia al seguito, baby gang con debosciati con collanazze d’oro tarocco, gente che va in giro con la cassa che spara a tuttil volume per farci sentire la sua musica de… E mi fermo.
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In effetti sono gli stessi personaggi con i quali ho a che fare in ufficio, meno la cassa a tutto volume perché magari quella la lasciano in macchina o la spengono 😂
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Cosa ne sanno i Gen Z del Festivalbar? Sicuramente però, non conoscono il disagio che creano tenendo la musica ad alto volume o scrollando sui social senza il minimo rispetto per l’audito altrui. E questo non solo in spiaggia ma ovunque. Anche se nel tuo caso non so se il tamarro fosse giovane o meno.
Fortunatamente, l’amicone non mi è mai capitato, anzi. Spesso finisco in posti dove la maggior parte degli avventori sono inglesi e, sentendomi parlare un’altra lingua, difficilmente iniziano una conversazione. Thank God, aggiungerei.
I poser, o finti gangster, invece, li ho visti ma me ne tengo bene alla larga quanto possibile.
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Comunque devo dire che a volte sono anche le persone anziane che “ascoltano” il cellulare a tutto volume, ma forse in quel caso è più un problema di udito che di maleducazione 😂
Il fatto di parlare una lingua diversa da quella del posto è indubbiamente un grossissimo vantaggio!
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