Durante le vacanze di Natale ho deciso di mettere mano ad alcune vecchie fotografie scattate secoli fa in occasione del viaggio a Miami e alle Florida Keys. Tra tutti i file, mi sono stupita di non aver trovato nemmeno un’immagine di Coconut Grove. E poi mi sono ricordata il perché: quella sera è stata un disastro, senza né un momento né un paesaggio da immortalare.
All’epoca mi fidavo ancora di una nota linea di guide cartacee, che da allora ha dimostrato più volte di non azzeccarci. Tra le pagine dedicate a Miami, avevo letto che Coconut Grove era una tappa da non perdere. Un quartiere artistico dall’anima bohémienne, con tante opzioni dal punto di vista della ristorazione, dello shopping e delle cose da vedere. Potevo forse perdermelo? Assolutamente no! Così, dopo una giornata trascorsa sulla spiaggia bianca di Miami, decidiamo di passare la serata a Coconut Grove.
Essendo un po’ stanchi, ed essendo in quattro, evitiamo i mezzi pubblici e optiamo per il taxi. Ne fermiamo uno in strada davanti all’albergo, visto che siamo in un’epoca in cui Uber e la connessione dati del cellulare sono un lusso riservato a pochi. Al volante c’è una donna giovane, dal forte accento russo e dall’aria spaesata. Le dico che vogliamo andare a Coconut Grove, le comunico l’indirizzo e, per sicurezza, le chiedo se sappia dove sia. Fa un cenno di assenso e mi risponde convinta, come se la avessi fatto una domanda stupida (e per un attimo penso che sia proprio così).
Partiamo con qualche strattone, anche perché la donna continua ad armeggiare con quello che sembra un navigatore un po’ datato, ma finalmente acquisisce più sicurezza quando imbocca l’interstatale. Sfrecciamo veloci sulla strada a sei corsie, fino a quando la tizia si rivolge a me e mi domanda: “Where now?”

Anche i miei compagni di viaggio, seduti sui sedili posteriori, hanno colto il tono quasi disperato. Le chiedo nuovamente se sappia come arrivare a destinazione e lei, candidamente, ora ammette di non saperlo. Dice di essere arrivata da poco dalla Russia e di aver iniziato questo lavoro solo da qualche settimana. Provo compassione per trenta secondi, ma poi inizio a chiedermi perché sia capitato proprio a noi. La invitiamo a mantenere la calma, promettendole di aiutarla a trovare la strada. Mio fratello le domanda anche se preferisca tornare indietro, che forse è meglio per tutti. Ma lei è determinata a portarci a destinazione.
Seguendo i segnali, troviamo quella che sembra essere l’uscita giusta della tangenziale. Ma quello che vediamo non ha nulla a che fare con l’idea che mi ero fatta di Coconut Grove: niente villette in stile Art Deco, niente giardini lussureggianti, niente locali con vista mare. Accanto a noi scorrono lente abitazioni fatiscenti e auto che sembrano abbandonate. La nostra tassista è sempre più agitata, e noi pure. Quasi non ci accorgiamo quando accosta a destra e abbassa il finestrino per rivolgersi a due loschi individui fermi sul marciapiede. Chiede indicazioni su come raggiungere la nostra destinazione, e i due, prima di rispondere, sbirciano all’interno dell’abitacolo.
La mia fantasia inizia a galoppare e in un attimo mi vedo in una scena di Cuba Libre – La Notte del Giudizio. Complice il fatto che uno dei due uomini porta una mano sul fianco, immagino che nel giro di due secondi estrarrà una pistola. Con una prontezza di riflessi che non mi appartiene, richiudo il finestrino e mi rivolgo alla nostra autista.

“Drive!” urlo come una pazza nella sua direzione. Lei parte sgommando, lasciando i due sul marciapiede. Erano dei teppisti? Magari no. Forse volevano solo prendere il cellulare per indirizzarci nella direzione giusta. Ma è meglio non saperlo.
Dopo un tragitto che ci sembra interminabile, decidiamo di scendere in una zona dove almeno c’è della gente che passeggia e che non ha un aspetto poco raccomandabile. Ma forse non è nemmeno questa la parte di Coconut Grove che secondo la guida bisogna assolutamente vedere. Quello che ci aspetta è una vera delusione: un centro commerciale e una via pedonale con locali di catene internazionali. I pochi ristoranti che ci ispirano sono al completo. L’unico in cui troviamo posto ha un menu pseudo francese e ci presenta un conto salatissimo.

Finita la cena, usciamo sperando di trovare un tassista più esperto. Ma ovviamente non passa nemmeno una macchina gialla, così siamo costretti a tornare nel ristorante per chiedere di chiamarci un taxi. Il viaggio di ritorno è l’unica cosa positiva della serata: dopo mezz’ora siamo in hotel, decisi a non fidarci più della nota guida di viaggio e a non mettere mai più piede a Coconut Grove.

Uh che dispiacere quando capitano giornate così negative in viaggio. Meno male che avete capito in tempo di non fidarvi più della vostra guida. A volte il fai da te è un’ottima soluzione.
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Davvero, giornate così possono davvero rovinare parte della vacanza! Da allora ho cestinato tutte le guide di quella collana 😂
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No la neotassista russa neanche nelle migliori commedie! Era fresca fresca di smantellamento della cortina di ferro 😂 Menomale che “drive” l’ha capito subito, mamma mia angosciante l’immagine dei due tizi. Peccato per Coconut Grove, non è onesto generare alte aspettative… mi sa che ho capito a quale collana ti riferisca 😉
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Sì, per fortuna che “drive” lo ha capito e che è anche riuscite a partire! Magari poi erano solo due persone normali, ma non si sa mai 😂
Qualche mese ho ancora trovato in casa alcune vecchie guide di quella collana e sono finite in massa nel bidone della carta da riciclare!
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Ricordo benissimo com’era viaggiare quando internet non c’era: pesanti guide dentro lo zaino, spesso scritte parecchi anni prima e ovviamente obsolete. Monete o tessere telefoniche nel portafoglio per le emergenze. Fortunatamente non è più così, e anche il Giappone fai da te è diventato semplice.
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Non sai quante volte mi è capitato di leggere di un posto da vedere su una guida, di un negozio, di un locale e di scoprire, una volta arrivata, che non esisteva più!
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Bè la tassista russa a Miami batte tutte le mie disavventure in viaggio, e sono state più di una!
Incredibile come si viaggiava fino a qualche anno fa, fidandosi delle guide cartacee e senza internet!
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A pensarci adesso, l’idea di viaggiare senza internet sembra impossibile!
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Ormai tutti i tuoi racconti sono delle brevi sceneggiature degne dei migliori cinema, Silvia! Anche io ho imparato a non fidarmi delle guide (per lo meno di quel noto marchio), anche se continuo a comprarle
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Le guide di quel marchio sono state una delusione in più occasioni! Io ho smesso anche di comprarle ormai 😂
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Quando viviamo le disavventure come queste vorremmo, in quel momento, scomparire dalla faccia della Terra o fare rewind e tornare al fatidico momento in cui prendiamo la scellerata decisione (in questo caso prendere il taxi). Poi però, a mente fredda, penso che queste ci aiutino a diventare viaggiatori più attenti e selettivi e rientrano in quel bagaglio di esperienze che “ci fanno le ossa”. Ora, ad esempio, sai che non ti devi fidare di quelle guide e prima di prendere un taxi ci penserai due volte.
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Sono d’accordo con te: in quel momento ti chiedi solo “perché?” e vorresti tornare indietro nel tempo per prendere una decisione diversa, ma allo stesso tempo è utile imparare dagli errori!
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Comunque le avventure e le disavventure, una volta tornati a casa, hanno un sapore diverso, per fortuna attutito. Ma quando sei lì è davvero dura, ne so qualcosa!
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A distanza di tempo è tutto in parte divertente e in parte utile come lezione per il futuro, ma sul momento è un trauma!
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Che disavventura in viaggio! Immagino la delusione del momento, certo che siete stati proprio sfortunati la russa inesperta avete beccato! Comunque le guide a volte ci forniscono notizie ormai superate, siamo comunque fortunati viaggiamo ai tempi di internet viaggiare una volta era diverso.
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Il brutto delle guide cartacee è che in pochi mesi diventano superate per certi aspetti. Ora per fortuna con internet siamo più fortunati da questo punto di vista.
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