I rumori della città che non dorme mai impediscono anche a me di dormire: clacson che suonano, sirene di ambulanze che ululano, freni che stridono. Nonostante i vetri doppi, quello che succede in strada tre piani sotto la nostra camera d’albergo si fa sentire. Sarà che a casa l’unica cosa che si sente di notte sono i cani che abbaiano o i cinghiali alla ricerca di qualche pannocchia nel campo del vicino?
O magari è semplicemente l’emozione di essere tornata a New York dopo quasi quattro anni. Quello che è certo è che se scendo ora, alle cinque e mezza, ne pagherò le conseguenze verso l’ora di cena, correndo il rischio di addormentarmi a tavola. Ma il richiamo di questa città è più forte.
Appena valuto che sia un’ora decente, salto giù dal letto e mi preparo per quella che sarà una giornata intensa. Il tempo purtroppo non è dalla nostra parte: il cielo è nuvoloso sopra Manhattan e, appena lasciamo l’albergo, veniamo salutati da un diluvio universale che ci accompagnerà fino a sera. Ma New York è bella lo stesso, anche sotto la pioggia.
La nostra prima tappa è la New York Public Library, che finora ho visto tante volte da fuori e, ancora più spesso, nelle scene di tanti film e telefilm. Per qualche motivo ero convinta che l’accesso fosse consentito soltanto agli studenti o a chi fosse in possesso di una tessera ma, cercando sul sito ufficiale prima della partenza, avevo scoperto che in realtà anche i comuni mortali possono entrare se partecipano a una visita guidata.
Non si può prenotare, ma occorre presentarsi al banco della McGraw Rotunda al terzo piano e registrarsi. Il tour è gratuito e si svolge tre volte al giorno: alle 10:30, alle 13:30 e alle 15:00, e vengono ammesse soltanto venticinque persone al massimo secondo il criterio del first come, first serve. Poiché chi tardi arriva male alloggia, ci presentiamo ben prima dell’orario di apertura e aspettiamo pazientemente sotto l’imponente colonnato, fino a quando un usciere apre i pesanti portoni di legno. Come Fantozzi che alla stazione deve fare largo al Semenzara, cerchiamo di fendere la folla facendo gli scalini due alla volta, e per fortuna riusciamo ad accaparrarci i posti nel tour che inizierà a breve.
La nostra guida è puntuale e, dopo una serie di raccomandazioni e una breve introduzione alla storia della biblioteca, ci accompagna nel nostro tour della Rose Main Reading Room. Soffitti a cassettoni, marmo italiano, scaffali e scaffali di libri. Qua e là, qualche persona che consulta volumi o che scrive su un laptop. Il silenzio è d’obbligo, come in una chiesa. La visita finisce troppo in fretta, ma finalmente questa volta sono riuscita ad entrare in questo sancta sanctorum.
Quando usciamo dalla biblioteca, il tempo è ancora più inclemente: alla pioggia si è aggiunto il vento che rischia di rompere l’ombrello che abbiamo comprato al negozio di souvenir, quindi dopo una tappa veloce da The North Face per comprare un cappellino, prendiamo la metropolitana in direzione uptown per raggiungere il Guggenheim Museum. Un altro di quei luoghi che, per qualche oscuro motivo, fino a questo momento mi ero limitata a osservare dall’esterno. Cosa che, tra l’altro, non è nemmeno una cattiva idea, visto che si tratta di una struttura davvero particolare.
Non a torto il Guggenheim fa parte dei siti dell’UNESCO World Heritage. Un’icona architettonica considerata da molti il capolavoro di Frank Lloyd Wright, che riprende nella forma quella di uno ziggurat capovolto (in realtà io pensavo che si trattasse di una lumaca) che abbiamo tutto il tempo di ammirare mentre siamo in coda per i biglietti, sotto una pioggia incessante.
Dall’interno è ancora più spettacolare, con la sua rampa che sale dal pian terreno fino in cima e che permette di ammirare la Thannhauser Collection, una raccolta di opere di artisti come Edgar Degas, Édouard Manet, Vincent van Gogh e Pablo Picasso. Oltre alle esposizioni permanenti è possibile vedere, fino ad agosto, la mostra temporanea di Gertrud Goldschmidt, artista tedesca di nascita e venezuelana di adozione, e quella di Picasso in Paris, disponibile fino a settembre, che esplora l’evoluzione dell’artista durante il suo periodo parigino.
Dopo una pausa pranzo ristoratrice a base di cheese sandwich e hamburger, ci fermiamo in uno dei negozi dove non posso fare a meno di comprare un paio di scarpe, che sia qui a New York o a Londra. Alla Sabah House oggi si festeggia l’anniversario del negozio del Village, per cui c’è tantissima gente. Musica, tequila, fiori in omaggio per le donne e tantissimi modelli delle mie scarpe preferite in tutti i colori dell’arcobaleno. Posso forse resistere alla tentazione di comprarne un paio di un bel rosso sgargiante per l’estate? Non posso, e infatti lasciamo il negozio con il nostro bottino.
Una tappa veloce in hotel per cambiare scarpe e jeans inzuppati d’acqua, e prendiamo la metropolitana verso Brooklyn. È qui che abbiamo in programma di cenare e, già che ci siamo, non voglio perdere l’occasione per provare a scattare quella foto vista mille mila volte su Instagram. In poche fermate arriviamo a York Street e, da qui, una passeggiata di poco più di cinque minuti ci porta al famoso punto di osservazione del Manhattan Bridge.

L’incrocio tra Washington Street e Water Street, con i due palazzi di mattoni rossi e la strada di ciottoli offre probabilmente il migliore scorcio qui a Dumbo, forse il più noto di New York. E infatti c’è la coda, nonostante questo tempo da lupi che però non riesce a tenere lontana la gente. Ma ne vale veramente la pena.

Anche io mi sarei fiondata in una libreria durante una giornata di pioggia… e credo che questa d New York sia assolutamente favolosa. Forse a volte il maltempo è una manna dal cielo…
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I libri sono sempre un rifugio perfetto!
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Ciao Silvia, ma che bello rivivere, attraverso il tuo post, le stesse emozioni che ho provato io nel mio primo incontro con la mitica New York.
Ti giro il mio primo post sulla città e spero che, anche tu, riveda te stessa attraverso le mie parole. Un abbraccio da Bea
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New York ti entra sotto la pelle: una volta che l’hai vista non riesci più a fare a meno di pensarci! Avevo già letto il tuo post ed è stato bello rileggerlo per vivere di nuovo le emozioni che questa città sa regalare.
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È bello condividere le nostre esperienze di viaggio. Al prossimo post 😉
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Vi siete rifugiati dalla pioggia nella New York Public Library proprio come i protagonisti del film apocalittico L’alba del giorno dopo 😛 Insomma libri, shopping e posti iconici di NY: c’è tutto in questo bel racconto di viaggio! Sono andata a guardare su Google Street View e infatti ci sono i turisti in mezzo alla strada che fotografano il famoso scorcio. Cosa che comunque farei anch’io sotto la pioggia, con la nebbia e durante un tornado anche 😉
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Ecco, quel film non mi era venuto in mente (uno dei prossimi post sarà proprio su New York e il cinema).
Quella piazza è sempre piena di gente, a qualunque ora del giorno e della notte! Ah, che nostalgia 🥹
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Uh!!! 😍😍😍 Ci sarei andata subito anche io a fare la foto del del Manhattan Bridge! Ci sarei andata con pioggia, neve e tempesta!!!
Adesso però la domanda è d’obbligo: ma eri via mentre c’era la nuvola degli incendi canadesi? O l’hai schivata?
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Una tappa che non mi sarei persa nemmeno con il tornado! No, per fortuna niente nuvola canadese mentre ero là: se non sbaglio è arrivata la settimana dopo.
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Che meraviglia ogni volta leggere racconti su New York. Fa parte della mia travel list sin da piccola! Mi sono segnata soprattuto gli orari per visitare la New York Public Library. Dici che se mostro il badge italiano, mi fanno accedere egualmente?
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Può darsi che vada bene comunque un badge italiano perché la guida ci ha spiegato che se hai intenzione di studiare o di fare qualche ricerca puoi entrare: l’importante è avere un quaderno o un laptop per dimostrarlo (ma non un cellulare).
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Questo è super interessante, hanno una vasta scelta di libri che purtroppo qui tra importazione/spedizione e dogana sono inaccessibili. Grazie mille per avermi risposto!
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Ogni volta che leggo di New York torno indietro all’estate del 2015, quando sono stata 10 giorni lì. Quando sono stata io per fortuna non ha mai piovuto, però anche io avrei optato per una libreria! La foto del Manhattan Bridge immancabile!
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La pioggia può essere una seccatura notevole, ma New York è bella ugualmente 🙂
La foto del Manhattan Bridge è un must!
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Pensavo che tutti potessero accedere alla Public Library, non credevo ci fossero dei tour organizzati e solo per così poche persone ma immagino sia giusto per chi in libreria ci va a studiare o stare in silenzio, almeno si rispettano le regole. Utilissimi le informazioni sugli orari dei tour.
Il Guggenheim dev’essere un sogno, se é grande quanto me lo immagino, probabilmente non basterebbe un pomeriggio a girarlo tutto!
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Chi non partecipa a un tour può accedere alla hall, mentre per le reading rooms è necessario dimostrare che si è in qualche modo lì per fare ricerche: una regola utile, come hai detto tu, per chi vuole studiare o stare in silenzio.
Il Guggenheim è veramente un sogno: ho avuto l’impressione di esserci già stata a forza di vederlo nei film e nelle serie tv!
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New York è splendida con qualunque clima, con qualunque condizione climatica e anche sotto il diluvio scrosciante! Non si può non trovare qualcosa da fare e sono contenta che finalmente sei tornata nella città che non dorme mai!
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Sono d’accordissimo: New York è splendida sempre, in qualunque stagione e con qualunque clima!
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Sono rimasta incantata dalle tue scarpe, le trovo stupende. Ricordo che anche io, per un periodo, avevo portato i sabah rossi. New York è affascinante così com’è ed in ogni stagione. Io ho beccato la pioggia l’ultimo giorno e ho fatto il viaggio di ritorno con i capelli e gli abiti umidi perché volevo concedermi un ultimo giro sotto la pioggia. Cosa non si fa per questa città?!
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Per me sono le più comode del mondo!
Sì anche noi abbiamo fatto il volo di ritorno con i piedi bagnati perché avevamo preso la pioggia e non volevamo sprecare nemmeno un minuto!
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Quanto mi manca NY! Io l’ho vista con la neve, uno spettacolo meraviglioso. Non so perchè, ma credo sia la città che mi piace di più al mondo (e ne ho viste!)
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Sono d’accordo: anche per me è la città più bella!
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Sono livida dall’invidia! E per vari motivi: innanzitutto perchè adoro NY e mi manca da morire, secondo perché la foto del Manhattan bridge da Dumbo in un giorno di pioggia avrei voluto farla io e infine per quelle splendide scarpette rosse che ti sei comprata al Village!
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Anche a me manca già, dopo appena due mesi! Quel punto specifico di DUMBO poi è stupendo.
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il mio primo viaggio oltre oceano.. prima o poi tornerò anche io!
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Ti auguro di poter tornare presto in questa città stupenda 🙂
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[…] per tornare a casa. Storia successa veramente in occasione del mio viaggio dell’anno scorso a New York, dove non mettevo piede da prima del Covid. Certo, un po’ di pioggia non sarà la fine del mondo, […]
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