Williamsburg, amore a prima vista

Posso contare sulle dita di una mano le volte in cui mi sono sentita a casa lontano da casa: in un paese nel nord della Danimarca, su una scogliera in Cornovaglia, in pub a Shoreditch. Poi è successo di nuovo qualche settimana fa a Williamsburg. Non saprei dire di cosa si tratti di preciso, né in questo caso né in quelli precedenti. È un insieme di sensazioni che mi fa pensare senza esitazione: “questo è il posto in cui vorrei essere in questo momento”.

Williamsburg mi ha fatta sentire così, appena scesa dal taxi, prima ancora di iniziare a camminare tra le sue strade. È stato amore a prima vista, o forse sarebbe meglio dire a seconda vista perché qualche anno fa ero già stata a Brooklyn, limitandomi alla zona di DUMBO. Mi era piaciuta tantissimo, ma mai quanto Williamsburg che è sicuramente meno nota, meno fotogenica, meno alla moda e meno comoda da raggiungere rispetto ad altre zone di Brooklyn. Ma per me non c’è paragone.

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Dell’amore al primo istante, dunque. A partire già dall’hotel, The Hoxton, che è un posto fighissimo (passatemi il termine) dove però non ti senti fuori luogo. È trendy, post-industriale e anche un po’ hipster. Ma soprattutto ha una vista pazzesca sullo skyline di New York. Persino dalla nostra stanza, e non sto a descrivervi la gioia visto che di solito finisco nelle basement rooms.

Lungo le strade di Williamsburg c’è una dimensione più umana rispetto a Manhattan. Forse perché essendo meno turistica, c’è meno confusione rispetto a quella della vicina metropoli. Nessun giapponese alla ricerca del selfie perfetto, nessun italiano alla ricerca del più vicino McDonald’s. Anzi, a ben pensarci gli unici turisti in giro probabilmente eravamo noi.

È davvero facile immaginare di essere un Brooklynite, camminando tra case modeste a due piani dove la gente, dopo cena, si siede nei front gardens grandi come un fazzoletto per chiacchierare con il vicino di giardino, per guardare chi passa per strada oppure, semplicemente, per trovare un po’ di sollievo dal caldo.

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Tra una casa di mattoni e l’altra, tra grovigli di cavi elettrici volanti, tra lotti abbandonati e campi da baseball, spuntano ristoranti sull’angolo di due strade con dehors più o meno improvvisati sul marciapiede.
Oppure negozi di abbigliamento vintage o di dischi di seconda mano in un ex magazzino, panetterie dove comprare pane a lievitazione naturale, brioche, panini e torte e dove fare una pausa di metà mattina per un caffè o per un tè freddo al limone.

Camminando lungo Whyte Avenue o facendo una deviazione tra le strade che la incrociano, non è difficile imbattersi in un cantiere, per poi incontrare poche centinaia di metri più in là un negozio che vende profumi di nicchia, una fabbrica di birra o un capannone abbandonato reso più vivace da uno dei tanti murales.

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Poiché Williamsburg ha un’estensione minima rispetto all’intera Brooklyn, di cui occupa una porzione relativamente piccola nella parte nord del borough, l’idea di passarci due giorni potrebbe sembrare assurda. Ma non lo è, ve lo assicuro. Anche perché qui è bello spostarsi a piedi, senza fretta, camminando fino a McCarren Park, fare colazione per la seconda volta da Five Leaves, poi entrare in un’altra caffetteria poco distante, ordinare un altro espresso e intanto sbirciare tra gli scaffali colmi di libri, oggetti d’arredamento e t-shirt in vendita.

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Ci sarebbero così tanti posti da vedere, tanti caffè da ordinare e tanti locali da provare, che dispiace andare via dopo due giorni. Come mi capita spesso, mi sono lasciata prendere la mano e dalla fantasia, e per poche ore ho sognato una vita immaginaria a Williamsburg. Una vita in un pomeriggio d’estate in cui non si ha nessun programma se non quello di camminare fino all’East River e prendere il traghetto dal pontile di North Williamsburg fino a quello di DUMBO. Un viaggio da venti minuti e un paio di dollari che offre un punto di vista su Manhattan e su Brooklyn che lascia senza parole, e che permette di arrivare al chiosco di Luke’s Lobster sotto il Brooklyn Bridge, dove fare merenda con un lobster roll (e un gelato, se non vi importa di mischiare dolce e salato per poi ricominciare).

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Nella mia vita immaginaria a Williamsburg sceglierei ogni volta un locale diverso dove mangiare ma poi finirei per tornare più o meno sempre negli stessi posti. Per esempio nel ristorante tra la seconda e la terza strada, con le tende a righe bianche e azzurre e le lucine che decorano le finestre aperte sulla strada. Oppure in una delle pizzerie, dove la pizza è buona e non è un’imitazione mal riuscita di quella italiana.

Non riesco a togliermi dalla testa la frase che ho continuato a ripetermi per due giorni: questo è proprio il mio posto.

47 pensieri riguardo “Williamsburg, amore a prima vista

  1. Cavolo che bello, senza esserci mai stata mi sembra tanto che questo posto potrebbe piacermi un sacco.
    Segno nella mia lista (infinita) di cose che vorrò vedere a NY!
    Se vado avanti così, mi sa che mi ci vorrà un mese per vedere tutto quello che vorrei 🙂

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  2. quanto è bella quella sensazione! Io l’ho provata la prima volta in Irlanda e poi non mi è più ricapitato. Forse, quando sono stata a Verona, ho avuto un flash come te, mi immaginavo di vivere lì e passeggiare tra i vicoli, fare spesa, provare un localino nuovo e tornare a casa ❤
    Questo sembra veramente un posto interessante, tranquillo ma mi trasmette anche dinamismo dalle tue descrizioni 😉 Come sempre, è un piacere leggerti, Silvia!

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  3. quando leggo post come il tuo mi rendo conto di quanto sia bello questo scambio di esperienze attraverso i travel blog. Solo così si possono scoprire luoghi lontani dai soliti posti iconici. E guarda caso, alla fine risultano essere quelli che preferirei visitare. Magari in compagnia di chi c’è già stato.

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  4. Mi hai fatto scoprire una parte di Brooklyn che mai avrei immaginato esistesse. Ho sempre visto e letto le solite cose, sulle solite strade e sui soliti locali di Manhattan… che sicuramente dovrò vedere almeno una volta nella vita! Ma questo quartiere, beh.. è proprio come piace a me. Poco turistico, delizioso da passeggiare, e con locali piccoli in cui fare amicizia con chiunque. Bellissimo articolo.

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  5. Mi associo al commento di Raffi, è vero che spulciamo il web in cerca delle solite info utili di viaggio, ma quanto è più bello leggere di impressioni ed emozioni raccontate in un modo così coinvolgente?! Sei riuscita a farmi sentire a casa pure a me a Williamsburg 🙂 Ah io farei lobsterroll-traghetto-brioches in loop 😛
    Che sfizioso quel murales! ❤

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    1. Grazie, mi fa davvero piacere essere riuscita a trasmettere le emozioni che ho provato durante i due giorni trascorsi a Williamsburg. Ci avrei trascorso ancora più tempo se il prigioniero non avesse insistito per “perdere del tempo” andando fino a Coney Island 😉
      Sono sicura che io e te insieme potremmo mangiarci New York da un capo all’altro 😂

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  6. Williamsburg è sempre presente nei miei ultimi itinerari a New York. L’ho scoperta nel 2012 e da allora ci faccio tappa fissa! La trovo troppo originale e poi ci sono tantissimi locali con ottimo cibo!! Mi piace davvero tanto. Grazie per aver condiviso questo articolo, sarà di spunto a chi non è mai stato a Williamsburg.

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  7. Hai fatto innamorare anche me, con queste semplici parole!
    Anche io vivo spesso sulle nuvole, in viaggio, e capita che la mia testa si perda nel luogo in cui mi trovo ed inizi a fantasticare su come sarebbe la mia vita lì… Ci sono luoghi in cui tutto ciò viene davvero spontaneo!

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  8. Che bello aver visto Williamsburg con i tuoi occhi, e averlo anche un po’ assaggiato questo angolo di New York. Anch’io adoro girovagare nei locali ed osservare le città attraverso le vetrine dei caffè o mentre mangio (di solito qualcosa di dolce). Nella tua lista di viaggi, aggiungi Leipzig in Germania. Per me è una seconda casa e credo che potrebbe conquistare anche te.

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  9. Quando Valerio è stato a NY per tre mesi di lavoro è tornato innamorato di alcune zone che io non sono riuscita a vedere. Una di queste è Williamsburg, dove lui avrebbe voluto soggiornare, ma poi una collega si è rifiutata per non so quale motivo e sono finiti ad Harlem😩 Si sente che questo posto ti ha conquistato. A me credo non sia mai capitato.

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  10. Concordo in pieno! Sono stata a New York a Maggio e Williamsburg è uno dei posti che mi sono piaciuti di più. Niente a che vedere con Manhattan (che invece non ho amato e mi è sembrata un grande show), Brooklyn è davvero inaspettata!

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  11. […] Scegliere di trascorrere a Williamsburg gli ultimi due giorni del nostro viaggio tra New York e Philadelphia è stata la decisione più azzeccata di tutta vacanza. A partire dall’hotel, dove abbiamo avuto la fortuna di avere una camera con una vista spettacolare sullo skyline di Manhattan. Ma la vera sorpresa è stata la ricchezza gastronomica di questo quartiere. Già conoscevo Brooklyn, uno dei cinque distretti in cui è suddivisa New York City, ma non ero mai stata a Williamsburg.  […]

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  12. Alcune delle tue descrizioni hanno un vibe anni ’90 che mi ha riportata indietro nel tempo. Ho sempre sentito parlare di DUMBO e della sua bellezza ma quasi mai dell’essenza di WIlliamsburg, forse perché proprio fuori dai soliti giri turistici. Sicuramente più interessante però!

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  13. Quella sensazione di sentirmi a casa, per ora, l’ho provata solo a Malaga. Ci sono tanti luoghi che mi hanno fatto stare bene, ma l’idea di trasferirmi mi e’ passata per la testa solo li. Di Dumbo ne ho sentito spesso parlare ma ammetto che Williamsburg e’ molto meno gettonata. Forse anche per questo la tua descrizione mi ha incuriosito ancora di piu’!

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  14. Ogni volta che sento parlare di Williamsburg penso ad uno dei libri che ho nel cuore da sempre, letto durante i tempi del liceo, “Un albero cresce a Brooklyn” di Betty Smith. Uno spaccato della vita (poco facile) degli immigrati rilegati a Williamsburg nei primi del novecento. Te lo consiglio!

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