Bergen: le mie impressioni dopo tanti anni

Quante volte sono stata a Bergen negli ultimi dieci anni? Quattro, forse cinque – non ricordo di preciso. Ogni volta ho avuto una sensazione di déjà-vu, come se questa città lungo la costa norvegese mi ricordasse qualche altro posto. Mi era sempre sfuggito, fino all’ultimo viaggio di qualche settimana fa. Ed è stato in quell’occasione che l’ho capito, appena uscita dall’aeroporto: Bergen per me ha qualcosa in comune con Seattle.

Non mi piace fare paragoni tra città o paesi, perché ogni posto è unico, però può succedere di trovare dei tratti in comune, come nel carattere di alcune persone che, pur non avendo legami di parentela, in qualche modo si assomigliano.

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Forse è semplicemente quella somiglianza più o meno vaga tra le città che sono sia al mare che in montagna e dove piove spesso; forse è il profumo della salsedine misto a quello della pioggia e della resina dei pini, o la presenza di un porto battuto dal vento.
Non lo so con certezza, ma ritrovarmi a Bergen dopo tanti anni è emozionante: arrivare sulla Festplassen, respirare l’aria frizzante e camminare spedita tra vie che ricordo ancora dopo tanto tempo, diretta verso l’albergo.

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Dopo aver lasciato lo zaino in camera decido di andare subito al Bryggen, l’antico quartiere anseatico ora patrimonio mondiale dell’UNESCO. C’è poca gente in giro, il che mi permette di passeggiare tra i negozi chiusi – sono ormai passate le cinque del pomeriggio – respirando il profumo del legno umido e ascoltando il rumore dei miei passi che rimbomba tra le case alte e inclinate dove un tempo abitavano i mercanti. È una zona turistica, senza ombra di dubbio, ma in questo momento i turisti forse si stanno riparando dal vento freddo in qualche locale.

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Dal Bryggen al Torget impiego pochi minuti e la mia meta è fonte di una una piccola dose di delusione. Il Fisketorget, il mercato sulla piazza del porto, lo ricordavo diverso: qualche anno fa ospitava principalmente banchi di pescatori che dall’alba vendevano il pescato del giorno. Ora ci sono due file di stand dove si può ancora comprare il pesce, ma soprattutto si comprano piatti da consumare a uno dei tavoli allestiti alle spalle del mercato, al riparo dal vento e dalla pioggia. Non mangio dal mattino quindi ordino tre smørbrød: con salmone affumicato, polpa di granchio e gamberi di fiume.

Sulla stessa piazza, al piano terreno della costruzione che ospita l’ufficio turistico, si trova l’altra sezione del mercato del pesce, quella interamente al coperto, con ristoranti e bar dove provare i piatti preparati con il pesce esposto. Scelgo di non fermarmi perché tutto mi sembra vagamente artificiale: dai colori dei granchi adagiati sul ghiaccio, alla frutta troppo lucida, ai camerieri che ti chiedono se vuoi un tavolo con vista sul porto.
Ritorno sui miei passi, dalla parte opposta del Bergen Havn. Ormai è tardi ma c’è ancora quella luce strana tipica dei paesi del nord in estate: il sole è basso all’orizzonte ma sembra non voler tramontare mai, conferendo alle case del Bryggen colori dorati e accesi.

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Intanto si è fatta l’ora di cena. Ho prenotato un tavolo al mircobirrificio del porto dove, oltre a produrre birra, servono anche piatti caldi. Il locale è al secondo piano di un edificio di legno sulla piazza del mercato del pesce, con ampie vetrate che si affacciano sui moli di attracco. Il menu del Bryggeriet non è molto esteso ma offre alcuni piatti come la Bergens Fiskesuppe, la zuppa di pesce preparata con il pescato del giorno, vino bianco, carote, cipolle, patate e latte. E qualche ingrediente segreto che nessuno mi ha ancora svelato. È densa, calda e saporita, e da sola potrebbe essere un pasto completo.

Ma al salmone con le verdure non si dice di no, e nemmeno a una seconda Hopivore, una IPA fresca e luppolata. Anche se ormai è tardi la gente continua ad arrivare, e quasi mi dispiace dover cedere il mio tavolo con vista. Ma prima che faccia buio voglio ancora fare una passeggiata intorno alla Festplassen. Da qui, camminando lungo il laghetto al centro della piazza, si vedono da una parte i palazzi del centro e dall’altra le montagne che circondano Bergen.

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Ormai la temperatura si è abbassata ma il freddo non ferma un gruppo di ragazze poco vestite che arrivano dalla parte opposta della piazza e mi sfrecciano accanto, dirette forse a qualche festa.
Per me è tempo di rientrare in albergo: sono passate ore da quando sono partita da casa questa mattina. Domani avrò una giornata intera da dedicare a questa città.

29 pensieri riguardo “Bergen: le mie impressioni dopo tanti anni

  1. Quattro, cinque volte a Bergen??? E io zero? Questo non è proprio giusto, Silvia, sappilo! 🙂
    Un assaggione, però, l’ho avuto davvero, oggi: leggendo questo piccolo racconto: breve, ma intenso. Ho capito dove ci trovavamo, ho passeggiato con te ed assaggiato i tuoi stessi sapori.
    Unico sapore negativo, era il sapere che ci eri stata pochi giorni…. Che tra poco il racconto sarebbe finito… Ed invece leggo la frase “Domani avrò una giornata intera da dedicare a questa città”… Ed allora, un sospiro di sollievo. Proprio come quando, in viaggio, alla sera si ha la consapevolezza che, prima della partenza, si ha a disposizione ancora un’altra giornata!

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    1. Eh sì purtroppo un solo weekend è stato davvero troppo poco. Per la città bastano perché comunque è molto compatta, ma è stato un peccato perché non ho avuto occasione di prendere il traghetto per i fiordi, e nemmeno la flåmsbana per Flåm. Ma ci tornerò, spero!

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  2. Sono stata una sola volta a Bergen e sebbene sia una delle città più piovose al mondo mi ha lasciato ottime sensazioni. Sarà come dici tu la luce del Nord, le casette colorate… mi sono sentita bene nonostante la pioggia battente! Per la prossima volta mi segno il microbirrificio dove sei sta 😊

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  3. Ah ma prima o poi ci riuscirò ad andare a Bergen. Mi attira da pazzi! Però non ho ancora capito come si può fare per andarci con un viaggio che sia un po’ low cost, perchè ci sono sempre prezzi da capogiro! hai qualche dritta in merito?

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    1. Ti consiglio però di non fare come me: non andarci quindi per un solo weekend che è un po’ da pazzi, ma inseriscila in un viaggio più lungo in Norvegia. Alla fine non costa più cara di tante grandi città, per cui per esempio prenotando il volo con largo anticipo si può risparmiare qualcosa. Poi per esempio io sono iscritta al programma fedeltà di Scandic Hotels così spesso riesco a ottenere delle promozioni nelle città in cui ci sono i loro hotel, tra cui proprio Bergen.

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  4. Che bello quando si torna in una città conosciuta, passeggiare in ore inusuali nei posti turistici e ascoltare, come hai fatto tu, rumori e profumi che di solito sfuggono. Forse il mercato non più tanto autentico però l’atmosfera è rimasta e io ci andrei volentieri

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  5. Che bella passeggiata mi hai fatto fare stasera Silvia, grazie! Belli questi post a mó di diario, mi sembrano intimi e personali. Bergen deve essere carinissima… Il mio sogno sarebbe un on the road in Norvegia che la contempli come tappa.. ❤️

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  6. Che darei per sentirlo il profumo di quel legno umido che descrivi così bene! Mi sono sempre chiesta come faccia il quartiere con la strada e le casette di legno a sopravvivere alla pioggia e all’umidità, credo che sia periodicamente oggetto di tanta manutenzione! Che bello, davvero come Seattle? Se lo dici tu ti credo! 🙂 Come si fa a preferire un resort o un villaggio turistico all’intimità di una cittadina nordica come questa? Dicono che i piatti a base di pesce siano “leggeri” e salutari per chi è a regime ma io in questo posto potrei prendere chili e chili 😛 Grazie anche da parte mia per la passeggiata letteraria a Bergen! 😉

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  7. Bergen è stata una delle tappe del nostro viaggio di nozze in crociera lungo i fiordi. Una bellissima città. Mi sono piaciuti tanto Bryggen e il parco che si raggiunge con la funicolare con vista meravigliosa sul porto e sulla città. Spero un giorno di poterci tornare, magari x un anniversario!!

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  8. Secondo me Bergen è bellissima, io ci sono stata 2 volte e in nessuna delle 2 occasioni ho perso di fermarmi al mercato del pesce dove puoi assaggiare dei crostacei e del salmone, specialmente quello affumicato a freddo… che noi qui non sappiamo neanche cosa sia…

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