Come riconoscere una trappola per turisti ed evitarla

Probabilmente è tra le cose che odio di più: ritrovarmi in uno di quei ristoranti che il mio ex capo chiamava mangiatoie, o che la maggior parte della gente conosce con il nome di trappole per turisti. Posti insidiosi e subdoli, che a volte traggono in inganno anche il viaggiatore (e il mangiatore) più navigato. A tutti è successo prima o poi di ritrovarsi intrappolati in uno di questi posti senza via di scampo: a me è capitato di recente a Modena, “grazie” al consiglio di un conoscente che si vanta di conoscere la città e i suoi locali migliori…

Sono sicura che il solo fatto di aver ripensato a quel posto e a quel pasto sarà la causa di una lunga notte di incubi. Buffet chilometrico, piatti colmi di cibo unto, odore di olio fritto, musica ad alto volume, prezzi esorbitanti: insomma, tutti gli ingredienti per la mangiatoia perfetta.

Spesso è possibile riconoscere le trappole per turisti, e dunque evitarle. A volte non è semplice, ma nella maggior parte dei casi bastano pochi segnali per far scattare l’allarme.

Trappole per turisti: i locali nei luoghi più turistici di una città

Times Square a New York, Gamla Stan a Stoccolma, Piazza Dam ad Amsterdam: la maggiore concentrazione di trappole per turisti si trova, appunto, nelle zone più turistiche. È un’osservazione scontata, lo so, però quante persone in una grande città scelgono di mangiare in pieno centro perché è comodo? Tra l’altro, è proprio in questi posti più di passaggio che gli affitti hanno i prezzi più alti e dunque solo i ristoranti delle catene internazionali possono permettersi di pagare quelle cifre.

Basta allontanarsi dal centro, anche di poco, per trovare locali frequentati dalla gente del posto, dove pranzare o cenare decentemente a un prezzo accettabile. Per esempio, a Stoccolma è stato sufficiente prendere un tram per trovare uno dei ristoranti più belli in cui abbia mai mangiato.

Trappole per turisti: i locali con le foto dei piatti e il menu plastificato

Terrificanti fotografie dei piatti in technicolor, menu plastificato in stile mensa scolastica tradotto in almeno dieci lingue, con tanto di bandierine a indicare la nazionalità, nel caso in cui non fosse chiaro. Devo aggiungere che spesso le traduzioni sono qualcosa da mettersi le mani nei capelli?
Ho due brutti ricordi di luoghi in cui la concentrazione per chilometro quadrato di questi ristoranti raggiunge dei livelli mai visti: a Tallinn, sulla centralissima Raekoja Plats, e ad Avignone, a Place de l’Horloge. Ricordo di aver pensato, in entrambi i casi, che il proprietario di tutti i ristoranti potesse essere lo stesso: sedie e tavoli tutti uguali, un dehor attaccato all’altro, menu molto simili e stesso stile – o mancanza di quest’ultimo.

Meglio scegliere un posto con il menu scritto solo nella lingua di quel paese: di solito significa che è frequentato principalmente dalla gente del posto, cosa che spesso è garanzia di qualità. E poi si può sempre chiedere al cameriere di spiegarci di cosa si tratta. In questo modo siamo riusciti a mangiare bene a Mosca, dove i nomi dei piatti erano solo in cirillico.

Trappole per turisti: i locali con i “buttadentro”

Avete presente quando state passeggiando in una grande città, rallentate il passo per prendere un fazzoletto dalla borsetta o per allacciarvi una scarpa, e venite presi d’assalto da tre-quattro “buttadentro”? Non so se sia il termine giusto: mi riferisco ai proprietari o ai camerieri di quei locali che ti invitano a dare un’occhiata al menu, ad approfittare dell’offerta all you can eat, a provare il nuovo piatto vegetariano. La più alta concentrazione di buttadentro l’ho trovata a San Francisco, nella zona di North Beach. Certo, è il loro lavoro, ma vorrei essere libera di leggere un menu e decidere se mangiare in quel posto senza un avvoltoio sulla spalla.

Trappole per turisti: i locali con improbabili nomi pseudo-italiani

A Malahide, vicino a Dublino, in occasione del nostro primo on the road, finimmo nella trappola di Giovani’s Pizzeria. Sì, Giovani con una enne sola. A meno che il nome volesse indicare la pizzeria dei giovani e non quella di Giovanni, ma ne dubito. Il Giovanni in questione era un omone tunisino che si era improvvisato pizzaiolo, con risultati pessimi.
Sono passati anni da allora, ma purtroppo di Giovani’s Pizzeria o di Giuseppo’s Restorante dove servono bruscettas with mozarrela o pizza proschiutto continuano a essercene tanti in giro per il mondo. Li ho visti a Londra, lo scorso settembre, a Leicester Square. I più pacchiani hanno anche le fotografie di Sophia Loren alle pareti, le tovaglie a quadretti e quei terribili carretti siciliani usati per abbellire l’ambiente.

Trappole per turisti: i locali che spesso sono tra i “10 best” di TripAdvisor

Un giorno, cercando un ristorante aperto di lunedì sera nella mia città, ho consultato la classifica dei migliori dieci ristoranti secondo TripAdvisor. Essendo un paese di nemmeno trentamila abitanti, penso di aver mangiato in tutti i locali aperti negli ultimi 10-15 anni, e mi sento di dire che almeno otto di quelli più votati su TA non sono nemmeno lontanamente decenti. Da allora ho iniziato a farci caso, anche in altre città. Al punto che non mi fido più del notissimo portale.
Anche perché poi, i ristoranti in cui si mangia davvero bene, su TripAdvisor spesso non figurano affatto nella top 100 delle grandi città. Per esempio, quando siamo stati ad Atene, uno dei locali in cui abbiamo mangiato non arrivava nemmeno tra i primi 150. Ma è lì che abbiamo mangiato il pasto migliore.

Nonostante tutte le cautele, può succedere di finire in una trappola per turisti: perché non ci vediamo più dalla fame, perché abbiamo freddo, perché siamo stanchi. Cosa fare in questi casi? Scappare! Tanto, come dice il Prigioniero: “Ci vedono ancora?”

Vi siete mai ritrovati in una trappola per turisti? Quali trucchi usate per evitarle?

Cover photo by Tristan Gevaux on Unsplash

48 pensieri riguardo “Come riconoscere una trappola per turisti ed evitarla

  1. Silvia ricordo che in tuo vecchio post scrivevi che il boss raccomandava di non mangiare nei locali dove espongono le figure dei piatti, questa cosa mi rimase impressa e mi incuriosì molto. Da appuntare il consiglio del menù scritto solo nella lingua locale, effettivamente è garanzia che sia frequentato solo dai locals e quindi che si mangi solo cibo tradizionale. Trovo i buttadentro di un’invadenza esasperante! Anche a Venezia ce n’era uno ogni venti centimetri. Che poi spiando dentro i localini erano uno più grazioso dell’altro (e ti parlo di zone lontane da Rialto o Piazza S. Marco) ma la presenza di questi tizi che ti importunano ha la capacità di farti scappare invece che catturarti! Mi hai fatto morire con i piatti italioti, ti ricordi che avevo iniziato a raccoglierli in una rubrica? 😀 Se ne vedono tantissimi e la formula ritratto di Sophia + carretto siciliano è proprio quella da cui scappare! Appunto anche il consiglio di non affidarsi alla Top di Trip, ultimamente anche io ho beccato certe batoste in termini di delusione! Purtroppo nei miei ultimi viaggi la scelta dei locali in cui mangiare è dettata dai tempi ristretti e dalla vicinanza all’hotel piuttosto che all’aeroporto, sono così lontani i viaggi in cui sceglievo con cura il ristorante in cui provare un’esperienza autentica 😦 Spero di rifarmi al prossimo next stop nel bivacco di N! 😉
    Buona serata! ❤

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    1. Quella di evitare i locali con le foto dei piatti sul menu è stato una delle cose più utili che mi abbia insegnato il boss – e di cibo se ne intendeva 😉
      Sono stata a Venezia una volta sola da bambina e non ricordo molto, però ricordo bene i miei che si lamentavano per i prezzi esagerati dei locali, e immagino che sia proprio uno di quei posti con una trappola dietro l’altra. Mi chiedo però perché le amministrazioni comunali lo permettano. Non sarebbe anche nel loro interesse avere locali autentici, che i turisti possano ricordare come una bella esperienza?
      Sì, ricordo la tua rubrica! Dovresti riprenderla perché certi nomi di piatti sono veramente spassosi 😂

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  2. Io fuggo a gambe levate dai “buttadentro”! Mi trasmettono un senso di ansia che mal si accompagna al relax che associo ad un pasto…Concordo anche sul fatto che basta allontanarsi di poco dalla piazza principale per incontrare localini economici e deliziosi. Ottima idea anche quella di optare per i locali con il menu non tradotto (anche se in cirillico mi spaventa cosa potrei ordinare 🙂 )

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    1. Sì, hai proprio ragione: i buttadentro oltre a disturbare mettono ansia! Come le commesse che appena metti piede nel negozio ti si appiccicano alla schiena, come se volessi rubare qualcosa: in quei casi mi passa tutta la voglia di curiosare e di comprare!
      Con il cirillico non è semplice ma c’è da dire che i camerieri pur non essendo mail il massimo della simpatia, ci hanno sempre aiutati a capire di cosa si trattasse.

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  3. I tuoi post mi piacciono sempre un sacco: da amante del buon cibo cerco di evitare le trappole per turisti adottando i tuoi trucchi, anche se spesso guardo trip advisor senza però fermarmi ai ristoranti top. Credo che l’istinto sia un’ottima arma oltre a guardare quante macchine ci sono in un parcheggio. Se un posto è vuoto spesso non è un buon segno anche se ricordo una superba cena di pesce in Puglia dove noi eravamo gli unici avventori. Con un bambino piccolo mi esasperano anche i posti dal servizio lento e troppo ingessati oppure i locali che acquisiscono un po’ di notorietà e all’improvviso aumentano i prezzi a discapito della qualità.

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    1. Anche la presenza di macchine (e gente ai tavoli) di solito non è un buon segno: prima di entrare in un locale vuoto ci penso due volte, anche se, come dici tu, possono esserci delle eccezioni.
      I posti dal servizio lento mi fanno passare la fame: a forza di aspettare sbrano pane e grissini e quando arrivano i piatti ho solo voglia di andare a dormire!
      Un’altra cosa che non sopporto sono quei locali che per tutto l’anno hanno determinati prezzi, poi in occasioni di eventi particolari li aumentano del 30% – succede nella mia città ogni anno…

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  4. La cosa dei buttadentro è terribile perchè a volte sono talmente insistenti che riescono a mettermi in imbarazzo. Ci è successo a Chania, una delle città più turistiche a Creta, dove il lungomare è disseminato di buttadentro fastidiosi … Siamo scappati a gambe levate… Anch’io diffido dai menù in una babele di lingue e sono d’accordo con la classifica tarocca di TA…A Roma tra i 10 migliori ristoranti tempo fa compariva La Parolaccia, un locale in centro dove tu paghi tanto per mangiare cibo pessimo e per venire insultato dai simpaticissssimi camerieri e cantanti di stornelli…

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    1. Sì, esatto, e il troppo insistere, come nei negozi di abbigliamento con le commesse sempre a chiederti se hai bisogno e a girarti dietro, mi fa passare la voglia di entrare.
      Alla fine sono sempre più convinta che per entrare nella top 10 di TA basti pagare… Sai che la “fama” della Parolaccia è arrivata fino dalle mie parti? Chissà che posticino 😱

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  5. Trappole per turisti ne abbiamo a iosa nel nostro palmares di viaggio. Un tempo ero campionessa mondiale di Cercatrice di trappole per turisti. Oggi per fortuna ho imparato. Trovo un expat e chiedo dove va a mangiare. E finisco in posticini frequentati solo da gente del posto dove si mangia benissimo.

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  6. Ho riso un sacco leggendo questo articolo perché anch’io fuggo dalle trappole per turisti e vissuto sempre con mio marito con i miei amici quando invece vogliono mangiare proprio in quei posti. Per me se c’è la foto dei piatti assolutamente È un posto da evitare è la mia prima regola!

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  7. Io per fortuna quasi mai perchè ho un buon istinto in fatto di posti dove mangiare. Il problema è quando ascolto i fantomatici “esperti”. Quasi mai mi trovo bene come è successo purtroppo anche a te a Modena. Bisogna seguire il proprio istinti, soprattutto se finora ha funzionato bene 😉

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  8. L’unica volta in cui ci sono finito è stato a Rodi, ma per disperazione, quando mia figlia continuava a chiedere cibo e siamo dovuti sederci al primo ristorante disponibile alle 11.15 del mattino credo. IL cibo non era sto granchè, era un ristorante con un buttadentro che ci ha stranamente permesso di leggere il menù. Per il resto evito tutto ciò, piuttosto vado sul sicuro ed entro in un macdonalds o meglio ancora, in un Subway o Taco Bell.

    Senza andare troppo lontano da casa mia, venezia ormai di ristoranti turistici ne è piena.

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  9. I buttadentro sono la cosa che odio di più! Soprattutto Perché devi insistere a farmi entrare nel tuo locale mentre sto guardando il menù del ristorante accanto??! Dopo aver mangiato una carbonara da 32€ a Zurigo direi che non posso parlare ahaha, lo so tu mi dirai fessa tu che vai a Zurigo e mangi la carbonara ma credimi sembrava il posto più “normale” della città..
    ad ogni modo io seguo sempre il consiglio del mio papà “mai andare nei ristoranti che sono vuoti”!

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    1. Una cosa simile ai buttadentro ma per i negozi di argenteria l’ho trovata ad Atene: mi avvicinavo a un banco per guardare bracciali ed anelli, ed ecco la commessa che mi invitava a dare un’occhiata all’interno del negozio. Non ho comprato niente perché non ne potevo più.
      Ti capisco per l’episodio di Zurigo perché purtroppo il centro è pieno di questi ristoranti che sembrano svizzeri ma poi servono piatti “italiani”.
      Il consiglio di tuo papà funziona sempre!

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  10. Mamma mia che cosa terribile Silvia trovarsi in un ristorante per turisti. Uno dei miei crucci è proprio documentarmi prima di partire e spulciare recensioni e blog per orientarmi su zone e locali papabili, ma poi sono spesso il fiuto (nel vero senso della parola) e le persone locali ad indirizzarmi meglio. Ultimamente anche io non uso più il più noto Trip, ma preferisco i commenti di Google che mi sembrano più sinceri: pochi ma buoni. Purtroppo a volte capita di imbattersi in un locale caratteristico fuori, ma terribilmente turistico dentro….. E allora viaaaaa di corsa🤣

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    1. Sai che anche io mi trovo molto meglio con le recensioni di Google che con TA? Forse perché per il momento sono ancora sincere, e quindi più affidabili. In particolare guardo anche le foto di chi ci è stato, per farmi anche un’idea di come è il locale.
      Sì, quando capita di sbagliare l’unica soluzione è la fuga!

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  11. E’ sempre più così! La peggior tourist trap che io ricordi recentemente è stata a Bruxelles, sulla piazza principale. Credo di aver pagato qualcosa come 18 euro per un piatto di insalata con dentro qualcosina. Se il problema non è il prezzo ma proprio la scelta, a quel punto scelgo completamente a caso sperando che almeno qualcosa di inatteso possa sorprendermi. Anche perché il fastidio maggiore me lo danno comunque gli altri umani malcapitati nella stessa trappola, che magari ci son finiti dentro con ben più adesione di me.

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    1. Non sono mai stata a Bruxelles ma per qualche motivo me la immagino proprio come posto in cui trovare tante trappole per turisti. Sì, il problema non è il prezzo ma la qualità. E il fatto di sentirsi presi in giro. A me una delle volte peggiori è capitata in Francia, in un posto veramente terribile, dove i vicini di tavolo americani non facevano che ripetere quanto tutto fosse amazing e delicious…

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  12. Mi ci sono ritrovata talmente tante volte che mi è scappato da ridere a ogni tuo suggerimento: mi sembrava di essere proprio davanti alla porta di uno dei quei locali, magari anche con i menù unti di olio…
    Pensa che posti del genere ci sono anche nella mia città, Pompei, ma al contrario: proprio due giorni fa ho notato un ristorante che fuori aveva scritto “sendwic” per attirare i turisti!
    E comunque, ci ritroviamo anche su un’altra cosa: non scelgo mai sulla base di trip Advisor!
    Un bacio! :*

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  13. Praticamente uso i tuoi stessi metodi. Quello che usavo, anni fa, pensando fosse il migliore era chiedere alla gente del posto ma mi sono resa conto che spesso mangiano in un determinato ristorante per abitudine o perché conoscono i proprietari quindi ho smesso. Quello che uso di più è cercare luoghi dove il menù è scritto nella loro lingua oppure, se in Italia, cerco di sentire se la gente all’interno parla con l’accento della città 😁 di solito funziona 🤗

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  14. Aaaaargh! Appena ho letto il tuo titolo, mi sono balzate alla mente due immagini terrificanti: numerosi (ed imbarazzanti) buttadentro…e i menu plastificati! Ovviamente poi li ho ritrovati nelle tue descrizioni!
    Ne aggiungo una: quando in bella vista il ristorantino espone un mega cartello con la scritta: “Menu turistico” … Come se ci fosse da andarne fieri!

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  15. Sono d’accordo che spesso ci sono questi ristoranti trappole. Mi sento di contraddirti solo in punto ed alla luce del nostro recente viaggio in Giappone, quasi ovunque nei piccoli ristoranti che hanno pochi coperti (una decina/ due massimo) compresi i posti al bancone hanno delle macchinette dove in automatico puoi fare l’ordine o dei menù con le foto principali e su questi piatti traduzione in inglese o cinese su menù. In questi localini siamo stati quasi sempre gli unici turisti. In un paese dove i caratteri non sono universali per la scrittura credo sia l’uniCa soluzione per avere più clienti

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    1. Sì sicuramente in un posto come il Giappone dove noi occidentali non avremmo modo di capire cosa c’è scritto, le foto sul menu ci stanno assolutamente. In particolare mi riferisco ai ristoranti di grandi città come potrebbero essere Roma, Parigi, Londra, ecc con le foto tristissime della pizza con i peperoni o della bistecca con le patatine fritte 😅

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  16. Ottimi i tuoi consigli! Anche a noi è successo di prendere una bella fregatura qualche anno fa appena arrivati a Praga un una delle vie centrali. Un buttadentro in giacca di pelle nera anni 80 ci ha convinti ad entrare. Non è stato in questo caso il prezzo a deluderci, quanto il cibo scadente. Da allora stiamo molto più attenti!

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  17. Come sempre i tuoi post sono divertenti e ironici ma dicono grandi verità! Fuggire come la peste i ristoranti dove i piatti sono fotografati sul menu è ormai una mia regola di vita. Altrettanto per le insegne “Italian sound” con tanto di strafalcioni. La cosa migliore in una città sconosciuta è affidarsi ad una guida seria oppure chiedere a qualcuno del posto anche l’edicolante!

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