In viaggio col capo: Mick Jagger… chi?

Ricordate mesi fa il botta e risposta tra Rita Pavone e i Pearl Jam? Eddie Vedder invita l’Italia ad aprire i porti, e la cantante dal caschetto dorato risponde ai Pearl Jam di farsi gli affari loro. A questo punto – realtà o bufala? – il gruppo americano rilancia con un poco diplomatico “Who the fuck is Rita Pavone?” L’episodio mi ha fatto tornare in mente il mio temutissimo ex boss, gran conoscitore della cultura classica ma, ahimè, inesperto di musica contemporanea. Ancora oggi, se ci penso mi viene da ridere, ma anche un po’ da piangere…

Come tante altre volte ci troviamo a Londra per lavoro. Il boss è in città per partecipare a una cena in un ristorante inaugurato da poco, non lontano da King’s Cross. Un progetto innovativo, gestito dal giovane chef Arthur Potts Dawson che, prima di lanciarsi nel campo della ristorazione, ha fondato Eat Green, associazione con la quale ha contribuito a dare vita a diversi ristoranti ad impatto ambientale minimo.

Ripeto tutto al boss nel tragitto in taxi, cerando disperatamente di non scivolare dal sedile a ribalta perché, come al solito, lui si è appropriato dell’intero sedile posteriore. Spero che non mi faccia domande a trabocchetto, del tipo: quale università ha frequentato lo chef? Non saprei la risposta, ma ho un’altra chicca che voglio lanciare al boss, rendendolo per una volta fiero di me e delle mie capacità investigative degne di Miss Marple.

Con nonchalance la butto lì: “Tra le altre cose, lui non vuole che si sappia, ma Arthur è il nipote di un personaggio famosissimo…”
Non so se il capo finga che non gliele importi nulla, o se invece non può veramente fregargliene di meno.
“Arthur, lo chef”, aggiungo, nel caso in cui si sia distratto, “è il nipote di Mick Jagger!” Mentre lancio questa bomba, quasi quasi l’ansia scompare. Quale capo non sarebbe felice di avere, tra le sue assistenti, una che riesce a organizzare una cena con un parente di una star?
“E chi cavolo è Mick Jagger?”

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Non rispondo perché mi domando se mi stia prendendo in giro (me lo chiedo ancora adesso) ma soprattutto perché intanto siamo arrivati a destinazione e il capo si lancia fuori dalla macchina. A passo spedito entra nel ristorante, senza aspettare che io paghi il tassista.

Quando raggiungo il boss nel locale, è già alla fase di abbracci e pacche sulle spalle con Arthur, che racconta il suo progetto. Ci accompagna nel cortile, dove ci sono numerose vaschette costruite con materiale di recupero, e bidoni di compost con i rifiuti organici della cucina. Lo chef descrive il tutto definendolo un cerchio perfetto, perché le materie prime utilizzate in cucina vengono prodotte utilizzando il compost, che a sua volta si ottiene con gli scarti del ristorante.

A quanto pare il nipote eco-friendly di Mick Jagger ha trovato la sua personale soddisfazione contribuendo a ridurre il carbon footprint con il suo ristorante. Anche all’interno, gli arredi sono stati realizzati con materiale riciclato e riciclabile. Le sedie, i tavoli, i pavimenti e le pareti richiamano i colori della terra, dal verde all’écru al marrone, e anche il menu è stampato su carta riciclata.

Nel frattempo ci raggiunge R., collega e compagno di altre sventure con il boss. Vorrei raccontargli quello che è successo in taxi, ma non ne ho occasione. Intanto Arthur monopolizza l’attenzione del capo, spiegandogli che i ragazzi che lavorano con lui sono tutti giovani provenienti da contesti difficili, con un passato in riformatori, orfanotrofi e famiglie affidatarie. L’idea è quella di tenerli lontani dai guai, insegnando loro un mestiere. Il capo ascolta con interesse la mia traduzione e annuisce con vigore. Per un attimo temo che al nostro ritorno in Italia decida di imitare l’esempio di Arthur: cosa ne sarebbe di noi poveri sottoposti se decidesse di licenziarci tutti per assumere dei ragazzi difficili?

Per fortuna viene distratto dai piatti che ci vengono serviti: zuppa di pomodori con cetrioli e basilico, lasagna di verdure, agnello alla griglia con rape e carciofi. Inutile dire che quasi tutti gli ingredienti sono auto-prodotti, mentre quello che non può essere coltivato direttamente nel cortile del ristorante viene acquistato da contadini e allevatori che producono cibo stagionale e locale. Prima del dolce il boss ci concede una pausa: R. ne approfitta per uscire a fumare una sigaretta e io lo accompagno. Dal marciapiede, mi guardo le spalle perché lui potrebbe avere orecchie ovunque, nonostante stia parlando animatamente – chissà in quale lingua – con un altro invitato.

Mi affretto a raccontare a R. della domanda del boss su Mick Jagger.
“Possibile che non lo abbia mai sentito nominare? Oppure si sente superiore anche a Mick Jagger?” domando, sempre sottovoce per paura di essere sentita da qualcuno.
“Potrebbe essere, entrambe le cose” commenta R. “Ti ricordi la scena con Sting?”

Entrambi scoppiamo a ridere. Non eravamo presenti, ma l’episodio dell’incontro tra il capo e Sting resterà per sempre negli annali della storia aziendale. La leggenda narra che qualche anno prima, il boss e la nostra collega O. fossero stati invitati a New York a una cena con il famoso cantante. Immaginate la scena al ristorante: il capo porge la mano a Sting presentandosi con nome e cognome, e quest’ultimo ricambia la stretta di mano dicendo qualcosa del tipo: “Nice to meet you. I’m Sting”. Come se avesse bisogno di dirlo. Il boss, con la mano del cantante tra le sue, si volta verso la nostra collega e le domanda, rigorosamente in dialetto: “Ma questo qui non ce l’ha un nome di battesimo?”
Facile immaginare l’imbarazzo di O. che, quasi a voler giustificare il nome d’arte di Sting, senza pensarci dice al boss: “Sai, è un po’ come Bono…”
“Bono chi?”

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Ricordando l’episodio, R. ed io ridiamo come se fosse una barzelletta, sperando che in fondo in fondo lo sia, o che sia solo una delle leggende metropolitane sul boss. Finita la sigaretta torniamo dentro per il dolce: pudding di fragole, pesche, more e ribes. È buonissimo, ma non riesco a gustarlo: sono distratta e mi viene da ridere: chissà cosa avrà pensato Sting?

ILLUSTRAZIONE DI COPERTINA DI STEFANO TENTI – IN WORLD’ SHOES: TUTTI I DIRITTI RISERVATI ALL’AUTORE

52 pensieri riguardo “In viaggio col capo: Mick Jagger… chi?

  1. Ahahahahahahah ahahahahahahah ma io quest’uomo lo amo!! Oddio, ma lui è veramente più stonato di me. No ma avrebbe dovuto esserci una telecamera puntata sulle vostre facce, io mi piego in due solo a pensare alle probabili espressioni. Comunque da oggi in poi, lui sarà il mio idolo indiscusso!

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  2. Sembra la sceneggiatura di un film! Fa così ridere che dovresti veramente farci un pensierino. Già vedo i titoli al cinema, campione di incassi nel giro di due settimane! che poi scusami, il tuo capo non ha idea delle persone famose che avete incontrato ma voi invece si! Cioè Sting, il nipote di Mick Jagger! MA chi sei veramente? No perché se devo farmi fare un autografo io mi mobilito subito, vedi mai che tra un paio di articoli scopro di conoscere (anche se solo virtualmente) una vip! 😉

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    1. No dai non ci credo, mi stai prendendo in giro 😉
      Quindi dici che il mio ex capo aveva solo un problema con i nomi? In effetti può essere perché noi “sottoposti” eravamo tutti “gioia, tesoro, caro” quando era di buonumore oppure “ehi tu” quando era arrabbiato!

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  3. La mia rubrica preferita è tornata! Sono una fan delle tue avventure (o meglio disavventure) col capo! 🙂 Non ci crederai, ma mi hai fatto venire in mente la mia ex “capa” che una volta parlando con un fornitore francese che le raccontata con entusiasmo che sua nipote aveva lavorato con David Guetta le rispose: “Chi? Non lo conosco!” sotto lo sguardo perplesso, e un po’ deluso, dell’interlocutore 🙂

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  4. 😂 😂 😂hahahaha e questa perla perché la tiri fuori solo ora, godbless Rita Pavone allora! E come Simona anche io 🤦🏻‍♀️ 🤦🏻‍♀️ 🤦🏻‍♀️ Mi è venuto un dubbio atroce che forse è meglio se resti tale: non è che il tuo ex boss non conoscesse nemmeno i Beatles? Sarebbe stato CLAMOROSO! Ma pure O. non doveva dire “sai come Bono” piuttosto come Drupi…forse avrebbe capito! 😂 😂 😂Grazie per questo inframezzo di buonumore Silvia! ❤

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  5. Non sai quanto avevo bisogno di te e del Boss Silvia: dopo giorni di influenza, finalmente sei riuscita a farmi fare una risata sana, permettendomi di scordare quanto sto male 😂!
    Posso chiedere un capitolo della serie ogni giorno?
    Il punto in cui sussurrate, perché Lui ha orecchie ovunque è fantastico. Ma pensare alla faccia di Sting (Sting, cavolo) è completamente esilarante! Secondo me, non si tratta di leggenda metropolitana: dopo il “Mick Jagger chi?” mi stupirei del contrario 😂.
    Ah, per inciso. Persino il t9, mezzo del demonio che decide cosa tu debba scrivere, sa perfettamente chi sia. Basta che tu digiti Mick e in automatico esce Jagger! Per dire…
    Buona serata Silvia!
    Claudia B.

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    1. Sono felice di averti risollevato il morale con le uscite surreali del mio ex boss 😂 Ah guarda, ne avrei da raccontare una ogni giorno!
      Sono convinta che in quell’occasione Sting abbia perso per qualche secondo il suo amplomb.
      Davvero lo sa anche il t9? Ah ah allora è proprio grave 🤣

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  6. Il tuo capo che chiede “rigorosamente in dialetto” perché Sting non abbia un nome di battesimo mi fa ridere lacrime amare perché tra le righe lascia trapelare la meritocrazia che c’è nel nostro Paese. Scusa Silvia, ma a me pare assurdo che un posto prestigioso (almeno dai tuoi racconti ho immaginato questo) debba essere occupato da un (posso dire inetto?), uno che nn conosce una parola di inglese, che parla in dialetto e che in cultura generale fa piangere. Il racconto è simpaticissimo ed è scritto meravigliosamente bene, ma le riflessioni che si possono fare partendo da questo sono molteplici e secondo me proprio tanto tanto amare.

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    1. Pur non sapendo di chi si tratti e di quale azienda si tratti, hai colto perfettamente nel segno. Lui ne è il presidente e il fondatore, nonché CEO e tutti i vari titoli che possano venire in mente. E nelle posizioni “chiave” ha inserito persone come lui, esclusivamente originarie della nostra città, che non oserebbero mai contraddirlo. E tra i motivi per cui me ne sono andata c’è il fatto che non ci si possa opporre al suo volere, mai… Dispiace, perché si tratta di un’azienda che ha ottenuto tanti bei risultati sui quali però non si può capitalizzare.
      Comunque in privato ti posso dire chi 😉

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  7. No vabbè Silvia, sto morendo!!! 😅😅😅😅😅 Il tuo ex boss potrebbe essere protagonista di una sit-com!! Prima o poi devi svelarci chi è perché sono troppo curiosa! Mi sto chiedendo come mai tu non sia di diritto tra i santi del calendario 😅
    E, risate a parte, io mi sono già appuntare dj andare in questo locale, mi piace moltissimo la filosofia del riutilizzo, del cibo avanzato da cui produrne di nuovo, dei colori che ricordano la terra.. una chicca!

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  8. Silvia, i tuoi racconti sul boss mi fanno morire, sei bravissima a scriverli!…In ambiti diversi lo identifico un po’ col mio. Anche io avevo la “fortuna” di viaggiare insieme a lui e le situazioni imbarazzanti si sono sprecate! La scena di lui che esce dal taxi senza aspettare, lasciando me a pagare il tassista è un classicone…anche se ce ne sono ben di peggio! Ora sono capo di me stessa, forse anche per colpa di questi viaggi 😉 😉

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    1. Ah allora mi capisci – magari era la stessa persona 😉
      Immagina l’imbarazzo quando si alzava dal tavolo al ristorante, stringeva le mani e ringraziava per la cena, andando via senza pagare. A volte i ristoratori arrivavano al tavolo dove noi “sottoposti” stavamo ancora finendo di bere il caffè, dicendoci con imbarazzo: “Ehm, ci sarebbe il conto da pagare”. La vergogna 😱

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  9. Nooo ahaha ma come chi è Mick Jagger! Ma il tuo ex capo ha vissuto in una campana di vetro fino al fatidico incontro? 😀 anche la figuraccia con Sting bellissima, che personaggio! Comunque concordo con il commento di Alessia, è incredibile come una figura che non sappia l’inglese e con una cultura generale scarsa sia ai vertici di un’azienda prestigiosa a livello nazionale e immagino anche internazionale.

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  10. Mettiamola così: se è vero che da un lato il tuo ex capo ti dava ben poche soddisfazioni, dall’altro ti ha regalato momenti di ilarità assoluta!! Ma davvero, a Roma direbbero: “Ma come sta apparecchiato??” 😂 😂 😂
    Pagherei per vedere la faccia di Sting nel momento in cui il boss si gira verso l’assistente per chiedere il nome di battesimo… 🤣🤣🤣

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  11. Dovresti scrivere un libro di queste avventure con il capo.. davvero davvero divertente! Anche a me ne sono successe di belle, e imbarazzanti, ma non saprei raccontarle come te. Già dall’inizio del racconto e dai primi momenti in taxi mi hai strappato qualche risata, poi è stato tutto un crescendo!

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  12. Peccato tu non possa vedere la mia espressione mentre leggevo e mentre cercavo di immaginare la scena soprattutto della tua faccia. Possiamo dire per fortuna che sia diventato un EX capo?

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