Quando si pensa alla Norvegia non si può fare a meno di immaginare paesaggi estremi: villaggi isolati, montagne a picco su fiordi cupi, colori che variano dal grigio scuro al marrone. Almeno questa era l’idea che mi ero fatta studiando, qualche anno fa, il programma del mio viaggio nella contea norvegese di Hordaland.
Dal villaggio di Ulvik, lungo il fiordo di Hardanger, mi aspettavo quello che la Norvegia mi aveva mostrato in altre occasioni: scenari tetri e condizioni di vita che metterebbero a dura prova chiunque. Invece il piccolo paese di un migliaio di abitanti mi ha spiazzato.
Diversamente da quanto mi aspettassi, raggiungere Ulvik non è un’impresa titanica: si potrebbe tranquillamente organizzare una gita di un giorno da Bergen. In macchina si arriva in poco meno di due ore, percorrendo parte della Nasjonale Turistveger Hardanger, la strada panoramica che costeggia il fiordo per circa 150 chilometri. Per chi, come me, non se la sentisse di guidare lungo le tortuose strade norvegesi, è meglio servirsi del sistema di autobus, che in poco più di due ore e con un solo cambio a Voss permette di raggiungere Ulvik dal centro di Bergen.
Appena arrivata a destinazione ho l’impressione di essere finita in un libro di fiabe: casette in riva al fiordo, temperature miti, colline costellate di alberi da frutto. Ulvik è infatti la città delle mele e, non per niente, la regione è anche nota con il nome di “frutteto della Norvegia”. Helen, la proprietaria del B&B in cui passerò la notte, sarà la mia guida per questa giornata. Mi viene ad aspettare alla fermata del bus e insieme ci incamminiamo lungo la stradina che sale lungo la collina.
È una passeggiata gradevole che in circa venti minuti ci porta a Uppheim Farm, una fattoria dove le stanze del secondo piano e un ex capanno non lontano dall’edificio principale sono riservate agli ospiti. La sistemazione nella gjestehus non è sicuramente delle più contemporanee, ma la casa di Helen si trova in mezzo a boschi di abete e dalla mia camera ho una vista stupenda sul fiordo. Per chi preferisse una struttura più ricercata, il consiglio è quello di prenotare al Brakanes Hotel Rica o allo Strand Fjordhotel, entrambi più moderni e più vicini al centro.
A piedi torniamo verso il villaggio, dove ci aspetta Asbjørn. È lui a rivelarmi i segreti di Ulvik: a prima vista può sembrare un tranquillo paesino di campagna dal clima relativamente mite per gli standard norvegesi, ma in realtà succedono più cose qui che nella capitale. Almeno nel mese di settembre, quando si svolge la raccolta delle mele e vengono organizzati i festival del sidro e del poeta Olav Hauge, nato a Ulvik. Asbjørn mi spiega che potremmo visitare la casa natale di Hauge, oppure la chiesa disegnata dall’architetto che progettò il castello di Oslo o, ancora, il mulino di Skeie, uno dei più vecchi di tutto il paese. Sarà per un’altra volta, perché questa giornata è dedicata interamente alla Hardanger Siderprodusentlag, l’associazione locale dei produttori di sidro che negli ultimi anni ha ridato vita alla bevanda alcolica nel villaggio dimenticato tra i fiordi.
Il mondo dei piccoli distillatori ha subìto in Norvegia una sorte simile a quella dei produttori di birre artigianali: a partire dagli anni Venti venne introdotta una legge che vietava di pubblicizzare le bevande alcoliche. Da allora, la vendita di tutto ciò che avesse un tasso alcolico superiore al 5% è regolata dal monopolio di stato e, ancora oggi, la vendita di alcol è consentita solo nei negozi Vinmonopolet.
“Sai che il proibizionismo in America fu promosso da un norvegese?” mi domanda Asbjørn. Onestamente non so se sia vero, ma potrebbe esserlo, considerando anche l’elevato numero di persone che lasciarono la Norvegia per fare fortuna sulla costa est degli Stati Uniti. Quello che è certo è che l’introduzione del monopolio sulle bevande alcoliche ha danneggiato notevolmente la produzione di sidro della regione. La coltivazione di mele, i cui frutti sono più piccoli e più asprigni di quelli che si trovano nelle regioni più calde dell’Europa, ha una storia che risale al XII secolo. Secondo la tradizione, furono i monaci cistercensi a introdurre la tecnica di spremitura dei frutti e la loro trasformazione in bevanda alcolica.
Lungo il fiordo, le mele maturano a settembre: vengono raccolte, pressate e messe in piccole taniche con l’aggiunta di zucchero. Il risultato è una bevanda con una gradazione alcolica che va dal 6 al 10%, con un sapore molto deciso.
Fanno parte dell’associazione 25 produttori che si occupano di tutte le fasi della lavorazione: è possibile scoprire come viene prodotto il sidro grazie alla Siderruta, una passeggiata che passa attraverso i frutteti e i tre piccoli stabilimenti di Ulvik, la Hardanger Saft, la Syse Gard e la Ulvik Frukt & Cideri. Noi ci limitiamo all’ultima, che è di proprietà di Asbjørn: ci fa assaggiare alcuni dei suoi prodotti, tra cui l’eplemost, il succo di mela; la frutta essiccata o cotta; il sidro vero e proprio.
Dopo la visita torniamo lungo la riva del fiordo, dove si trovano alcuni negozi e un paio di ristoranti. È un paesaggio quasi delicato, soprattutto rispetto a quello decisamente più spigoloso di altre zone del paese non troppo lontane da qui. Helen le chiama montagne quelle alle nostre spalle, ma per me si tratta più che altro di colline che digradano verso le acque del fiordo. Dall’interno del Grøne Kafé osservo la barca ormeggiata al molo mentre bevo l’ennesimo bicchiere di sidro della giornata. Il menu è semplice: zuppe di pesce, insalate, panini. Su consiglio di Helen ordino ost og skinke smørbrød: pane di segale imburrato e guarnito con uno strato di geitost, il formaggio caramellato dall’insolito colore marrone, e una fetta di fenalår, l’insaccato di carne di agnello.
Non parliamo molto durante il pasto, un po’ per la stanchezza, un po’ perché voglio concentrarmi su quello che sto mangiando e imprimere i sapori nella mia memoria. Una cosa però la devo chiedere ad Asbjørn. Durante il corso della giornata mi ha raccontato di come il 2009 sia stato un anno importante per i produttori di sidro dell’associazione: la Hardanger Siderprodusentlag ha ottenuto l’autorizzazione da parte del Vinmonopolet a produrre bevande alcoliche, oltre a un riconoscimento simile alla nostra indicazione geografica protetta da parte del Matmerk, fondazione che si occupa della promozione dei prodotti tradizionali norvegesi.
“Fai il sidro da più di trent’anni, vero?” domando ad Asbjørn, cercando di sembrare il più casuale possibile. Lui annuisce. Non sono mai stata brava in matematica ma se l’autorizzazione statale è arrivata solo nel 2009, è evidente che Asbjørn e i suoi amici hanno svolto la loro attività in maniera clandestina per un bel po’ di tempo. Helen sembra nervosa: appoggia le posate sul piatto e versa altro sidro nei nostri bicchieri, nonostante siano ancora pieni oltre la metà.
Alla fine me lo raccontano: per anni sono stati distillatori clandestini, come i brygger, i produttori di birra. Ottenere l’autorizzazione a produrre bevande alcoliche era troppo complicato e incredibilmente dispendioso, ma allo stesso tempo nessuno poteva pensare di abbandonare quella che nell’Hardangerfjord era una tradizione vecchia centinaia di anni: pressare le mele, farle fermentare e ottenere il sidro. E non solo: il prodotto finito veniva a volte regalato, a volte venduto in piccole quantità ad amici, vicini, turisti fidati.
“È una fortuna che non abbiate smesso” osservo. Altrimenti ora il sidro di mele di Ulvik sarebbe solo un ricordo lontano. Alziamo i bicchieri e brindiamo. Alle mele, al sidro, ai produttori dell’associazione. Ai miei nuovi amici dal passato clandestino, un po’ fuorilegge e un po’ contrabbandieri.
Che bel racconto, sicuramente diverso dal solito! Ma… tu come lo hai scovato questo quasi sperduto villaggio?
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Me lo aveva suggerito un amico di Bergen che però era nato proprio lì, altrimenti non lo avrei mai scoperto!
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Mi piacciono tanto questi racconti di luoghi insoliti. Pensa che, guardando le foto, quasi quasi mi viene in mente l’Alto Adige. Saranno le mele, le montagne… Ma che bello viaggiare così, scoprendo storie e tradizioni, parlando con la gente del posto e bevendo sidro di mele 😀
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Sì in effetti ricorda un po’ l’Alto Adige e a tratti anche certi posti delle mie montagne. E l’aria che si respira è proprio quella dei piccoli villaggi dove la gente all’inizio è un po’ diffidente ma poi ti fa sentire a casa ❤️
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Beh in casi come questi c’è da ringraziare il cielo che esista il contrabbando! Sarà stata l’idea del paesaggio, delle storie raccontate, per le fotografie ma mi hai talmente coinvolto che per un attimo mi sono sentita a cena con voi, il brindisi finale è stato veramente il giusto epilogo al tuo racconto.
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Davvero, in questo caso il contrabbando è stata una cosa positiva! Spero che Asbjørn e Helen non leggano questo post altrimenti chissà, potrebbero minacciarmi di aver svelato il loro segreto 😅
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Nonò niente struttura ricercata, per me va benissimo la casa di legno in mezzo ai boschi con vista fiordo! Come ti hanno fatto già notare sembra un angolo di Sud Tirolo piantato in Norvegia! Però fa strano sapere che ci sia stato il proibizionismo in un territorio dagli inverni freddi come la Norvegia.
Silvia che belli questi tuoi reportage nelle tradizioni di luoghi sperduti e speciali! Ricordo male o una volta ci parlasti di un distillato di patate? W il Nord e W il contrabbando!! 😛
Ed ora una grandissima curiosità: come si pronuncia Asbjørn?
Buona serata! ❤
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Ammetto che di notte ho avuto un po’ di paura: immagina le finestre senza tende con vista bosco, e in un attimo sei in un libro di Jo Nesbø… Però a parte quello tutto bellissimo!
Ancora oggi sono severissimi con l’alcol, e infatti ordinare una bottiglia di vino a cena costa quasi quanto una notte in hotel 😅
Ti mando un audio con la pronuncia del nome 😂😂😂
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Ne sono sempre più certa: se dovessi partire alla volta del Nord Europa, vorrei averti come compagna di viaggio!
Leggendo i tuoi racconti mi sembra di essere lì, anche se con l’applicazione del filtro “nebbia”: non so perché, ma ho l’impressione di guardare il panorama da una finestra un po’ appannata, quasi a sentirmi un’intrusa, in un momento così bello che hai condiviso quasi sempre con la gente del luogo.
Un bacio!
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Sarebbe un onore farti da guida! E mi sa che ci divertiremmo anche un sacco 😉
Che bello il tuo paragone della finestra appannata, rende bene l’idea ❤️
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Ne sono sicura…mai dire mai! 😉
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Sei molto coraggiosa io in posti troppo sperduti avrei un po’ paura. Molto bello questo reportage con destinazioni insolite e meno battute
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In effetti uno pensa subito ai thriller scandinavi… almeno, io spesso lo faccio e mi lascio impressionare!
Grazie e buona giornata 🙂
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Adoro i tuoi racconti di viaggio/assaggio, mi portano in terre remote, a conoscere grazie a te realtà o personaggi che mai avrei immaginato. Per esempio, e chi mai si sarebbe aspettato il contrabbando in Norvegia?! Posso solo immaginare il profumo e il gusto di quel sidro.. ❤️
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E pensa che di tutto ciò devo (dovevo) dire grazie al mio ex capo: di solito lui veniva invitato, accettava l’invito e poi diceva “grazie ma no, grazie” e allora uno di noi sottoposti partiva al posto suo. La maggior parte della volte mi è andata benissimo e ho incontrato persone favolose che mi hanno fatta sentire come una figlia 😍
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Eh ma pure i contrabbandieri! Stai diventando il mio idolo assoluto! ma questo è un vero travel blog! I miei complimenti.
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No ma uno si immagini dei personaggi loschi, invece questi due sembravano una vecchia zia e un cugino un po’ imbranato. Ma forse era proprio per non destare sospetti 😉
Grazie Marco e buona domenica!
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Il sidro è proprio iper-vichingo come tradizione. In Spagna, per esempio, l’hanno portato proprio i Goti. La Norvegia è nei miei programmi per la primavera prossima. Mi segno sicuramente questo luogo perché io vado pazza per il sidro!
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Segnati questo posto perché è villaggio carinissimo, anche se il cuore l’ho lasciato a Bergen.
Non sapevo che anche in Spagna il sidro fosse stato portato dai Goti!
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Che bello questo post Silvia, racconta una realtà diversa e molto affascinante. Una distilleria di contrabbando in Norvegia, troppo forte 😀 immagino già il sapore dolciastro e acidulo di quel sidro, deve essere buonissimo!
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In Italia il sidro per qualche oscuro motivo non mi piace, ma in Norvegia trovo che abbia tutto un altro sapore! O forse è il contesto.
Grazie e buona serata 😘
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A me invece, più che il villaggio delle fiabe, ricorda le atmosfere di Twin Peaks (ma in senso buono eh!)
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Ah è verissimo! Per fortuna che non mi è venuto in mente quando ero là altrimenti sarei morta di paura a dormire nella casetta vicino al bosco 😱
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Prima di tutto Silvia mi scuso, perché non avevo ricevuto la notifica di pubblicazione di questo stupendo post. Devo rivedere la mia iscrizione, non capisco cosa sia successo…
Che itinerario evocativo! Trovo stupendo unire le bellezze paesaggistiche di un paese, con la scoperta diretta dei piccoli produttori. Persone che (clandestinità o meno), fanno grande ogni giorno la propria terra, dado vita a prodotti di qualità. In questo caso il sidro… ma potremmo citare altri milioni di prodotti.
Come sempre itinerari molto suggestivi, tra colori e profumi unici. Poi, sarò onesta, tu li sai trasmettere alla grande.
Grazie per queste belle atmosfere,
Claudia B.
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Tranquilla Claudia, ogni tanto succede anche a me con WordPress!
Una delle cose che mi piaceva di più del mio vecchi lavoro era proprio la possibilità di entrare in contatto con delle persone che erano (sono) degli eroi a livello locale. Ora che viaggio principalmente da “turista” capita molto bene, ma almeno con alcune di queste persone siamo ancora in contatto. E mi hanno insegnato davvero tanto.
Grazie Claudia, buona giornata!
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La Norvegia è stato uno dei primi viaggi fatti da bambina, sicuramente non ricordavo le mele e ora mai avrei pensato alla produzione del sidro. A volte a priori, sbagliando, si escludono delle cose
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Chissà che bello fare un viaggio in Norvegia già da bambina!
Comunque nemmeno io prima di arrivare a Ulvik avrei mai immaginato delle mele e del sidro – e ancora meno dei contrabbandieri 😉
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