Cibo di strada: cinque posti e cinque piatti da non perdere

Mercati, bancarelle, furgoni, carretti ambulanti: chi lo chiama street food, chi preferisce usare l’italiano e chiamarlo cibo di strada. In qualsiasi caso, i gestori di queste attività andrebbero fatti santi subito: gente che in ogni condizione atmosferica scende in strada con la sua cucina mobile e che, con pochi strumenti a disposizione e con una serie limitata di ingredienti, è in grado di realizzare delle cose di una bontà disarmante. Gli uomini e le donne del cibo di strada sono eroi secondo me. Ne ho provati tanti di piatti preparati da questi eroi, ma se avessi la possibilità di mangiarne cinque ora (di cibi di strada, non di eroi), sceglierei quelli di cinque diverse città che non si possono assolutamente perdere.

Amsterdam: kibbeling

Di solito si va ad Amsterdam per motivi diversi dal cibo, ma chi associa la città olandese esclusivamente alla trasgressione sbaglia. Se penso ad Amsterdam penso al kibbeling: pezzetti di pesce – di solito sgombro – che vengono serviti fritti, da mangiare caldi.

Al mercato Albert Cuypmarkt, nel quartiere De Pijp, è possibile assaggiare anche altri piatti ai tanti banchi del mercato, come per esempio le broodje haring (aringhe marinate) o la roomboter cake, ma io passerei la giornata intera al banco del pesce, davanti all’uomo burbero che senza tanti convenevoli ti chiede cosa vuoi, impana il pesce e lo frigge sul momento, servendolo ancora bollente.

Sofia: kebapche e kyufte

Sofia è una città che non piace a molte persone, perché ha un’aria trasandata, decadente e a tratti non pulitissima. Ma spesso sono proprio i posti più imperfetti ad avere un fascino particolare, forse anche per il fatto che non sono ancora stati presi d’assalto dal turismo di massa. Per questo allo Zhenski Pazar di Sofia, il mercato delle donne, si incontrano per lo più bulgari: donne, bambini, e ora anche uomini che non fanno la spesa ma aspettano pazientemente le mogli.

 Zhenski Pazar Sofia.jpg

È un mercato popolare, dallo stile prettamente sovietico: niente fronzoli, nessuna decorazione, linee austere ed essenziali. Sotto una tettoia arancione e blu, tra i banchi di frutta, verdura, pane, formaggio ma anche abbigliamento, spunta qua e là una struttura di vetro non più grande di una cabina del telefono. In ogni cabina c’è una donna che prepara sul momento piatti da asporto che vanno dal dolce al salato. Il mio preferito? Quello da cui ho comprato kebapche e kyufte: in entrambi i casi si tratta di un misto di carne di maiale e vitello unito a spezie, cumino e sale. Sono diffusi un po’ in tutti i paesi balcanici, anche se con nomi leggermente diversi.

Helsinki: pesce fritto

Il primo posto che ho visto a Helsinki è stato il mercato all’aperto di Kauppatori. Essendo sulla piazza del porto, è molto affollato a tutte le ore, ma va detto che in giro per la città di turisti non ce ne sono molti per cui non è impossibile trovare posto a uno degli spartani tavoli di plastica allestiti sul retro di ognuno dei banchi.

Qui si può comprare essenzialmente frutta e verdura, oppure si può optare per qualcosa di meno salutare ma più gustoso: il pesce impanato e fritto, servito ancora bollente in un cartoccio di cartone e, per chi lo desidera, affogato in qualche salsa. Si mangia rigorosamente con le mani, leccando via dalle dita l’olio della frittura alla fine del pasto. Chi non fosse ancora sazio può continuare con una zuppa di salmone e verdure arrosto.

Igea Marina: piadina

Anche se non vivo in Romagna, devo ringraziare il fatto che nella mia città esista una piadineria dove una volta alla settimana vado a mangiare la piadina. Certo, in Piemonte non è la stessa cosa, ma in mancanza d’altro ci si accontenta. E comunque la piadina che fanno qui nella mia città è davvero buona, anche se non buona da morire come quella di Igea Marina, dove ho trascorso le vacanze lo scorso agosto. A essere sinceri, questa piccola città del litorale romagnolo non ha molto da offrire dal punto di vista gastronomico, ma per fortuna c’è il Picchio Verde.

Picchio Verde piadina.jpg

Un posto che da fuori non degneresti nemmeno di uno sguardo: una casupola sul lungomare, talmente spartana da sembrare un container. Pareti esterne dipinte di verde, due tende al posto delle porte, un bancone per nulla trendy, un dehors improvvisato, con pochi tavoli tra il marciapiede e la spiaggia. Ma come spesso accade è nei posti meno belli che si nascondono le cose migliori: qui fanno la piadina più buona mai mangiata. Tantissime le farciture tra cui scegliere, e in una settimana ne ho provate davvero tante. La mia preferita rimane quella con salame e squacquerone.

Stoccolma: panino all’aringa

Ultimo ma non meno importante, il food cart che da solo mi fa rimpiangere di non vivere a Stoccolma. Se abitassi lì, ogni giorno a pranzo prenderei la metropolitana fino al quartiere di Södermalm e scenderei alla fermata di Slussen. Mi troverei in una piazza che di bello non ha niente, e camminerei a passo spedito verso il rimorchio che cade quasi a pezzi, con il retro scarabocchiato dai writers e una semplice insegna a forma di pesce.

C’è sempre la fila da Nystekt Strömming, nonostante i due uomini che lavorano dietro al banco non sorridano mai, nonostante il bancone consumato e unto e la scelta limitata di piatti. Non parlano inglese ma basta sapere che strömming significa aringa: anche scegliendo un piatto a caso non ci si può sbagliare. Tra le varie preparazioni potrei ordinare la stessa tutti i giorni per mesi, e non mi verrebbe mai a noia: il panino di pane di segale farcito con aringa fritta, cetrioli sottaceto e salsa all’aglio. Il tutto accompagnato da due cucchiai abbondanti di purè di patate. Per me questo è il paradiso.

Vi piace il cibo di strada? Avete un venditore di street food che preferite, nella vostra città o da qualche parte in giro per il mondo?

62 pensieri riguardo “Cibo di strada: cinque posti e cinque piatti da non perdere

  1. Altroché se mi piace! Potessi anche io mi ciberei solo di quello lasciando il ristorante solo in caso di pioggia, freddo o caldo estremo. Ultimamente da noi si è diffusa la tradizione di servire anche la mozzarella di bufala come cibo di strada. Sulla statale che conduce nel profondo del Cilento ci sono chilometri e chilometri di chioschi e chioschetti che servono bocconcini e mozzarelle in ogni declinazione. Ti dico solo che ultimamente dalla “Zizzona di Battipaglia” mi è capitato di assaggiare una mozzarella da 300grammi divisa a metà, scavata tipo scodella e riempita con gnocchi alla sorrentina 😛 E c’è anche la versione ripiena con la parmigiana! Lo so siamo sempre esagerati 😛
    Ad ogni modo il tuo post profuma di ciccionerie fritte ma di quelle buone e inspiegabilmente sane e non pericolose per le coronarie 😉
    Ti abbraccio Silvia! ❤

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    1. Invece purtroppo nella mia città questa bellissima tradizione del cibo di strada non ha ancora preso piede, ma cosa ci vuoi fare, qui in Piemonte siamo chiusi verso tutte le novità… Però immagina le bancarelle che vendono polenta e salsiccia, potrei morire!
      Chioschi che vendono la mozzarella??? Ma io DEVO assolutamente scendere e provarli tutti di persona, uno dopo l’altro 😍

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  2. Ma veramente santi subito, sia per le avverse condizioni meteo alle quali si espongono che per quei deliziosi cartocci ripieni di ogni ben di Dio che ti danno da mangiare. Pero, sai che delle cose che hai elencato non ne ho asseggiate nemmeno una? Io ed il pesce ci apprezziamo a giorni alterni e non credo che riuscirei mai a mangiare quel “piatto” di Helsinki o il panino all’aringa di Stoccolma, (sono più da calamari e totani). Però ad esempio in New England, il Lobster Roll l’ho mangiato anche a colazione, veramente. Era diventato una droga.

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  3. Io ho un passione assurda per lo street food! In Costiera Amalfitana ha preso piede l’idea dell’ape car ambulante che prepara il “cuoppo fritto”. Assomiglia molto alla frittura di pesce di cui parlavi tu con la differenza che qui ogni giorno cambia in base al pesce pescato in giornata. Solitamente si tratta di calamari, alici, e gamberetti fritti. Una goduria! Quando sono in giro per il mondo adoro comprare ai foodtruck, soprattutto adoro i bretzel, i lobster rolls, i waffles, gli hot dog e chi più ne ha più ne metta. Sono il modo più rapido e veloce per fare uno spuntino quando si è alla scoperta di una città! Che fame che mi è venuta adesso a pensarci ahahah

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    1. Il cuoppo fritto, ma quanto deve essere buono? Devo assolutamente vedere la Costiera Amalfitana perché sono sicura che con tutte le cose buone da mangiare mi sentirei proprio a casa! In effetti mi ero scordata dei bretzel e pure dei lobster rolls: li adoro entrambi anche io. Mamma che fame 🙂

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  4. E al panino farcito con l’aringa fritta m’è tornata la fame (ho appena pranzato)! Amo il cibo di strada e penso anch’io che i gestori di queste attività andrebbero santificati. Io qui a Berlino devo ancora decidere chi è the winner. C’è una bancarella al mercato turco di Maybachufer che fa deliziosi panini col pesce (che tipo di pesce devo ancora capirlo, non sono brava a distinguerli le varie tipologie, forse un merluzzo) arrosto, insalata, cipolle crude e una spolverata di sale: lo adoro.

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  5. Cara Silvia, vedo che hai messo in elenco tutte cose leggere e salutari….. 😉
    Io odio le aringhe… anzi… le ODIO!
    Ma il pesce fritto mi piace, eccome!
    E pure la piadina……………………………………….

    E ora come faccio? Ho l’acquolina in bocca e il frigo è pieno solo di insalata, bresaola e salsine inutili!

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  6. Ottimi spunti! Conosco bene solo la piadina, gustarsi anche a Igea Marina: goduria pura! Poi gli altri luoghi di cui parli mi mancano..anche se ho gustato panini a base di arringa e pesce fritto a Copenaghen e Monaco di Baviera!! E poi hai ragionissuma, bisognerebbe fargli un monumento perché è un lavoro duro e che offre pasti economici anche ai viaggiatori più squattrinati 😉

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  7. Silvia vedo che condividiamo l’amore per il pesce in tutte le salse 😀 quello di Helsinki mi ispira davvero tanto! Il panino all’aringa di Stoccolma è una chicca deliziosa, anche se il più buono l’ho assaggiato ad Amburgo, al mercato del pesce ❤

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  8. Silvia, nonostante l’orario sei riuscita a farmi venire fame! E in questo periodo non è una cosa scontata: brava, vuol dire che hai scelto bene!
    Prima di tutto mi segno il Picchio Verde a Igea, perché voglio andarci con Daniele a mangiare la piadina. Pur vivendo in Romagna non lo conoscevo e del tuo parere mi fido ciecamente.
    Anche io amo lo Street Food, soprattutto in quei luoghi in giro per il mondo dove è, come dire, abituale. Mi spiego meglio: non sono una fan dei festival dello Street Food, perché per quanto interessanti sono lontani dall’idea di mangiare a poco prezzo, bene e in una versione “inserita nel contesto”. Invece quando arrivi in una città o continente dove tutto questo è la quotidianità, allora davvero si gusta lo Street Food. Per fare un esempio su tutti? Beh, in Thailandia! O, come ho scoperto di recente (con un certo stupore) a New York.
    E quando ci si trova a mangiare cibo di strada in posti simili, nessun sapore potrà mai competere!
    Buona giornata Silvia!
    Claudia B.

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    1. Hai espresso benissimo un concetto importantissimo di cui non ho parlato nel post: lo street food ha un significato quando è inserito nella quotidianità di un paese o di una città. Non conosco la Thailandia, ma posso dire che su NY per esempio sono d’accordo. Invece le fiere o i festival con la serie di bancarelle le apprezzo meno perché sono fuori dal contesto e non rappresentano le tradizioni quotidiane di quel posto, un po’ come i mercati contadini.
      Grazie Claudia 😘

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  9. Io vivrei di street food, se ci fosse solo quello in giro non me ne farei certo un problema. Anche perché spesso i cibi sono più tipici che ai ristoranti. Di questi che hai elencato nemmeno la piadina ad Igea Marina ho preso, ma al primo personalissimo posto metterei in blocco tutta la Spagna ed i suoi mercati. AIUTO PROPRIO.

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  10. Vedo che il fritto trionfa ovunque! Uno street food che mi è rimasto davvero impresso è la rosticceria siciliana: al solo pensiero inizio a salivare, c’è talmente tanta varietà ed è tutto così buono!
    Nella mia regione non c’è niente di particolare come cibo da strada, o almeno non mi viene in mente niente. Sicuramente nelle località balneari la fritturina da passeggio.

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  11. Lo street food esercita un richiamo irresistibile per il mio stomaco, soprattutto quando durante delle lunghe camminate alla scoperta di una nuova città il profumo raggiunge le narici 🙂 Il kibbeling mi ispira, ma devo dire che anche una bella piadina è un trionfo per le papille gustative 🙂

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  12. Tra le tante manie che ho in viaggio, quella che preferisco è assaggiare lo street food locale. Dagli hot dog newyorkesi alla pita greca, secondo me la cultura locale passa anche attraverso il cibo!
    Ecco, Mi hai fatto venire fame!

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