Ristoranti da incubo: i locali dove nessuno vorrebbe mangiare

Cosa vi infastidisce maggiormente in viaggio? Scoprire di aver prenotato una stanza in un hotel da incubo, o ritrovarvi in un ristorante dove si sta come il Ragionier Colzi Al Curvone? Non è una domanda dalla risposta semplice. Provo a immaginare la mia delusione nel momento in cui metto piede in una camera d’albergo umida e triste. Poi la paragono al disappunto che provo quando entro in un ristorante che nell’arredamento e negli odori ricorda in maniera impressionante una pizzeria vicino a casa mia di cui nessuno ricorda il nome perché viene semplicemente chiamata dai più Gigi il Troione.

Probabilmente mangiare male in viaggio è peggio che dormire male, soprattutto se si è partiti da casa con l’aspettativa di assaggiare piatti nuovi, diversi, sfiziosi. Ma ahimè, a volte sono uscita da un ristorante da cui mi aspettavo grandi cose con tanta fame e tanta delusione.

Irlanda, Killarney

Si tratta di uno dei primi viaggi con il Prigioniero Bernie, in un’epoca in cui le recensioni su TripAdvisor sono ancora poco diffuse e in cui soprattutto la possibilità di avere la connessione internet sul cellulare è pura fantascienza (forse non avevamo nemmeno il cellulare, a pensarci bene). Sta di fatto che durante la nostra settimana on the road in Irlanda ci aspettiamo carne, formaggi, salmone e fiumi di birra…

Invece ci ritroviamo a Killarney, senza sapere dove cenare. Vaghiamo per un po’ tra le vie del centro, ma non troviamo un tavolo libero. Finalmente ci imbattiamo in un ristorante semi-vuoto dove veniamo accolti da una musica assordante. Poco importa: è tardi e abbiamo fame. Ordiniamo due hamburger, che arrivano dopo un’attesa snervante. Sono carbonizzati e impossibili da masticare. Poiché siamo ancora affamati, chiediamo una fetta di torta al cioccolato aspettandoci di ricevere un dolce normalissimo. Invece ci vediamo recapitare un mattone di cacao e burro: non riusciamo a tagliarlo né a mangiarlo con il cucchiaino e, non avendo una motosega, lo lasciamo lì.

Canale, Italia

Sembra impossibile, ma anche in Piemonte si può mangiare (e bere) malissimo. Vengo invitata insieme al mio compagno a una cena aziendale in questo antico casale ristrutturato nel cuore del Roero. Siamo tra le colline del vino, quelle che sono state incluse nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco per la loro bellezza e per la ricchezza gastronomica.

Langhe e Roero.jpg

Il ristorante con agriturismo annesso promette bene: una cascina di mattoni rossi a due piani, un bel giardino e addirittura la piscina. Tutto bellissimo, al punto che programmo di tornarci a pranzo in estate, magari per fare un tuffo nel blu, tra il verde delle colline e il viola dei glicini. Ma purtroppo la realtà è uno schiaffo in faccia. Si parte dalla salsiccia, che viene spacciata per salsiccia di Bra ma purtroppo è un comunissimo insaccato di carne di maiale. Sembrerà una sciocchezza, ma per noi braidesi è una cosa seria. Poi un susseguirsi di altri piatti surgelati e scongelati male, con ancora dei residui di ghiaccio all’interno. E il vino? Quello che in dialetto chiamiamo piciura, parola che indica sia un vino di bassissima qualità, sia un intruglio fatto con i fondi di vini diversi…

Parigi, Francia

I miei genitori amano Parigi e durante i loro viaggi nella capitale francese tornano sempre in un locale di Montmartre. Così, quando anche io e il Prigioniero organizziamo un weekend nella Ville Lumière, decidiamo di prenotare un tavolo in questo ristorante. Dal sito internet non è possibile effettuare prenotazioni online, e il mio francese è troppo limitato per permettermi di intrattenere una conversazione telefonica. Risolvo mandando un’email, alla quale rispondono in poche ore: il nostro tavolo è prenotato, non vedono l’ora di darci il benvenuto nel loro locale all’ombra del Sacré-Cœur.

La sera della cena passeggiamo lungo le stradine di Montmartre, arrivando con qualche minuto di anticipo. Ma non troviamo l’ingresso del ristorante. Forse è troppo presto? Magari abbiamo sbagliato giorno? Cerco tra le email archiviate e ho la conferma che il giorno e l’ora sono quelli giusti. Forse è il posto a essere sbagliato? No, Google Maps mi rassicura: l’ingresso del ristorante è proprio davanti a noi. Peccato però che la porta sia sbarrata, e che non ci sia nemmeno un cartello a giustificare la mancata apertura. Giriamo l’angolo e sbirciamo attraverso le tende: sembra una scena da The Day After Tomorrow, con sedie rovesciate, tavoli ancora apparecchiati, bottiglie aperte e tovaglioli buttati a terra. Proviamo a telefonare, ma nessuno risponde.
Ancora oggi non sappiamo cosa sia successo, ma ho poi scoperto che dopo qualche mese il ristorante ha riaperto.

San Francisco, Stati Uniti

In occasione del nostro primo viaggio oltreoceano, l’amica di una mia ex collega californiana si offre di darci un passaggio dall’aeroporto fino all’hotel. La pazzoide che ci aspetta agli arrivi internazionali è una giovane donna che con ogni probabilità ha momentaneamente lasciato i suoi compagni dei Mara Salvatrucha al barrio per venirci a prendere. Non ne vuole sapere di portarci direttamente in hotel perché è convinta che abbiamo fame. In parte è vero, ma la stanchezza supera la fame e vorremmo solo svenire nella nostra camera d’albergo. Lei non vuole sentire ragioni e non osiamo contraddirla, per paura che per convincerci estragga il ferro dal cruscotto.

giphy

Parcheggia nel cuore del Tenderloin, e ci fa strada in un locale che nemmeno i peggiori bar di Caracas. Non sono un’amante della cucina messicana, ma questo locale farebbe scappare anche il più grande appassionato di burritos. Nonostante sia l’ora di cena, non c’è nessuno ai tavoli. Neon lampeggianti, due uomini dietro al bancone con i grembiuli macchiati di unto, tavoli di formica più sporchi del pavimento. La nostra autista ordina per noi due quesadillas di pollo, i peggiori mai assaggiati. Mi aspetto di vedere una famiglia di scarafaggi spuntare da qualche parte sotto il tavolo, o un gruppo di ragazzi con tatuato sul collo Perdoname madre por mi vida loca, ma nessuna delle due cose succede.

Verdon, Francia

Un paesino bellissimo, tra le Gorges du Verdon, una stanza in un agriturismo di quelli che si vedono solo nelle pubblicità. Ormai è fine settembre ma la giornata ancora tiepida ci permette di goderci la giornata all’aperto, tra bancarelle di lavanda, negozi che vendono miele e mercati dove comprare formaggi e altri prodotti locali.

Tutto è bellissimo e buonissimo, per cui l’ipotesi di mangiare male non ci passa nemmeno per la testa. Neanche quando varchiamo la soglia dell’unico ristorante sulla piazza del villaggio. Mi sento come in uno di quei romanzi ambientati nel sud della Francia dove un’americana scopre i segreti della cucina provenzale insieme a una bottiglia di vino rosso servito in un bicchiere Duralex. Ma la realtà è diversa dai sogni e io non sono Julia Child.
Non si mangia sulla piazza, ma bisogna scendere al piano interrato, senza finestre e senza un filo d’aria. La cameriera non fa il minimo sforzo per farsi capire e finiamo per ordinare il menu degustazione senza volerlo, vedendo arrivare sul tavolo piatti improponibili accompagnati da salse improbabili. La portata che però ancora oggi torna a trovarmi negli incubi peggiori è un misto di salmone, asparagi e salsa acida.

Avete avuto esperienze simili in viaggio? Raccontatelo in un commento!

Cover Photo by Rebecca Matthews on Unsplash

27 pensieri riguardo “Ristoranti da incubo: i locali dove nessuno vorrebbe mangiare

  1. mm allora io credo la peggiore esperienza sia stata a Londra, in una steak house davvero sporchissima con la moquette per terra. solo che non si capiva subito quanto fosse sporco, altrimenti sarei uscita immediatamente. altra esperienza agghiacciante in un ristorante pachistano a parigi, sempre per la sporcizia. perchè sì, posso tollerare il cibo schifoso ma non la pulizia. poi c’è la pizza fritta di whistler in canada, lì il locale era pulito ma la pizza era fritta invece che cotta al forno e davvero terribile.

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  2. Nooo ma io sono curiosa di sapere cosa sia successo nel ristorante di Parigi, già immagino cose che voi umani… Anche io ho un brutto ricordo delle cene in Provenza e devo dire che anche la Camargue, non è che mi abbia entusiasmato più di tanto.
    Ma il top dei top mi è successo una volta in Toscana, in Casentino, dove stavamo disputando le finali di coppa; quella sera, consigliate da gente del posto, siamo andate in un ristorante, uno di quelli “alla bona”, quasi trattorie. Hai presente il film Disney Ratatouille? Ecco, praticamente è stato girato qui.
    Ricordo una cena spettacolare in cui ci siamo alzate da tavola scoppiando (sarà mica per quello che poi il giorno dopo abbiamo perso?!) da tanto avevamo mangiato…decisamente soddisfatte andiamo verso la cassa per pagare, quando eccoti spuntare dalla cucina un topo che senza farsi troppi problemi passa tra i tavoli, arriva alla porta ed esce, il tutto nell’indifferenza più totale. Puoi solo immaginare le nostre facce

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    1. Non so proprio cosa sia successo, mi piacerebbe saperlo: secondo me un controllo a sorpresa dei NAS, o dell’equivalente della finanza francese, anche se lo scenario era più da regolamento di conti tra famiglia mafiose! E sul loro nemmeno una parola sull’accaduto, nonostante su TripAdvisor ci sono state altre persone che come me si sono lamentate della chiusura a sorpresa!
      Mangiare male in Toscana fa star male, come mangiare male in Piemonte! Nel senso che da certi posti uno si aspetta sempre una certa qualità… e poi ti trovi i topi o gli scarafaggi 😱

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  3. Barcellona, Maggio dell’anno scorso. Organizziamo questo viaggio anche se sia io che il mio fidanzato avevamo già visitato questa città e non ci era piaciuta. A parte le peripezie per arrivare il primo giorno mangiamo divinamente, in un ristorantino di Barceloneta e da Tickets, 25 ristorante al mondo e 1 stella Michelin. Poi arriva il secondo giorno, domenica sera. Dopo lunghissime camminate passiamo da Barrio Gotico e ci troviamo di fronte ad un locale carinissimo, un po’ turistico. Entriamo e ordiniamo alcune tapas e la paella de mariscos. Mangiamo, paghiamo, torniamo nella nostra camera in un appartamento condiviso con due bagni e 4 camere. Dopo pochissimo il mio fidanzato comincia a sentirsi male, vomita senza riuscire a fermarsi. Arriva mezzanotte e anche io non mi sento troppo bene.
    Morale della storia, abbiamo avuto un’intossicazione alimentare che ci ha fatto stare svegli tutta la notte, occupando ENTRAMBI i bagni della casa. Ricordo nitidamente il mio fidanzato che dorme con la faccia appoggiata al water.
    La mattina, senza aver dormito nulla, vado in farmacia e riesco a far capire che ho bisogno di qualcosa che ci rimetta in sesto. Nel frattempo dobbiamo lasciare la camera, quindi ci accampiamo per l’intera giornata sul divano dei poveri cristi che ci ospitano.
    Alle 21 abbiamo l’aereo, arriviamo a Roma con la febbre a 39.
    Bye bye Barcellona, non credo che ti vedremo mai più.

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    1. Ora che parli di Barcellona mi fai tornare in mente un ristorante che non sarebbe stato per niente male in questa lista: locale storico nel barrio gotico – magari lo stesso dove siete stati voi! – con recensioni positive, ma nella notte su quattro persone siamo stati male in due… Comunque passi la poca pulizia, passi un prodotto spacciato per un altro, ma stare male come siete stati voi è proprio il peggio che possa capitare! Capisco benissimo che non vogliate nemmeno sentir parlare di Barcellona…

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  4. Durante i miei viaggi ho avuto esperienze negative in entrambi i casi: hotel e ristoranti. Da quella volta dedico molto tempo alla scelta di strutture e tantissimo ai locali tipici del luogo; adoro provare il cibo caratteristico e devo complimentarmi con me stessa perché sono sempre stata bravissima! eheheh
    Per me la pulizia e il buon cibo sono due fattori importantissimi in viaggio: due coccole che voglio concedermi come si deve.
    Certo che leggere di una recensione negativa in Italia è davvero triste…

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    1. Il fatto di dedicare tanto tempo alla ricerca prima di partire aiuta molto nella “prevenzione” e in effetti devo dire che ultimamente non mi è più capitato di finire in posti da incubo (ecco, ora mi sono tirata la sfiga addosso per il prossimo viaggio, me lo sento…)
      Eh sì, mangiare male il Italia è davvero triste!

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  5. Ad Hong Kong mi sono ritrovata in un palazzo fatiscente dove un ragazzo pakistano (non cinese) ci ha detto venite con me vi porto in un bel posto a mangiare… Insomma siamo entrati in un corridoio stretto e lungo, pareti scrostate, sporco ovunque, ma il peggio doveva ancora arrivare. Alla fine del corridoio siamo entrati in una specie di casa, con 2 tavoli apparecchiati con tovaglie sporche e stoviglie spartane. Ma il bello è il cuoco che esce da una porta chiusa con il cellofan, indossava un grembiule sporco di sangue ed in mano un coltello da macellaio… secondo te io sono rimasta??? Scappata in un nano secondo 😀

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    1. Direi che avete fatto benissimo a scappare! Il problema a volte è proprio dato dal fatto che uno entra in un locale, magari si siede a tavola e poi non ha il coraggio di andarsene prima che sia troppo tardi, ma invece bisognerebbe farlo senza preoccuparsi!
      Tra l’altro il posto in cui siete capitati voi è proprio degno dei peggiori incubi 😱

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  6. Se mangio male in viaggio stai sicura che è per colpa della mezza pensione. Vacanze di quando ero più giovane, magari organizzate da carovane di amici in alberghetti a Soverato o ad Alba Adriatica, dove i pasti erano delle porzioni da carrettiere con troppo olio e brutto aspetto. Per la questione sporcizia io spesso mi sono trovata a mangiare bene in posti dall’apparenza poco raccomandabile.. Ricordo ancora una rosticceria a Londra dove i piedi si appiccicavano al pavimento tanto era lurido: i migliori felafel della mia vita😉
    Ciao Silvia, buon weekend!

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    1. Sì, in effetti mi hai fatto tornare in mente una vacanza a Fuerteventura in una struttura all inclusive dove servivano cibo tremendo a tutte le ore: una vera e propria mangiatoia…
      E spesso è proprio così: i posti dall’apparenza poco pulita e poco ordinata spesso riservano delle belle sorprese!
      Grazie Alessia 😍

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  7. Per fortuna che ho appena mangiato altrimenti rischiavo di rovinarmi il pranzo…anche se ho rischiato comunque di affogarmi con le risate 😛 Con il tatuaggio del gringo malavitoso poi mi hai stesa! 😀
    Concordo sul discorso meglio una mangiata decente che una camera superlusso, dormirei volentieri in una stamberga (anche perché sono vaccinata ormai) piuttosto che guastarmi con il cibo locale. Purtroppo il test di persona è l’unico modo di scoprire se in un locale si mangi davvero bene perché ormai di Trip non mi fido più, lo stavo giusto scrivendo nel mio prossimo post. Per le disavventure legate alla “qualità” del cibo purtroppo non ci rimane che appellarci alla buona sorte. Una volta a Milano ho soggiornato in un hotel gestito da cinesi, nel quartiere cinese. Era tardo pomeriggio e quando siamo entrati nella sala reception abbiamo notato sul tavolo della colazione dei rimasugli di cornetti, muffin e dolcetti vari. Probabilmente erano lì dal mattino. Il mattino dopo quando ci siamo serviti ci è sembrato di giocare alla roulette russa prendendo quei dolci…qual’è quello fresco? E quello di ieri? E quello scaduto? E quello con la salmonella? 😛
    Sono ancora viva! 😉

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    1. Sono molto curiosa di leggere il tuo prossimo post anche perché quello delle recensioni di TripAdvisor è un tema che “mi sta proprio sullo stomaco”: un tempo lo utilizzavo molto, nel senso che mi affidavo molto alle recensioni e le scrivevo pure. Puntualmente dopo ogni viaggio recensivo hotel e ristoranti, quasi fosse stato un lavoro. Poi parlando con la proprietaria del B&B in cui siamo stati ad Avignone l’anno scorso è venuta fuori tutta un’altra storia, ma rimando le riflessioni al tuo post!
      Passando ai cinesi, il cibo del giorno prima fa abbastanza schifo! E il fatto di non stare male dopo aver mangiato in un ristorante è già un’ottima cosa in certi casi 😉
      Grazie e buona domenica ❤️

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  8. Vorrei dirti che non ho riso su questi aneddoti, ma sai Silvia… qui è come sulla versione Hotel da Incubo: si ride per esorcizzare! Perché sappiamo benissimo che queste situazioni possono verificarsi (e lo fanno, eccome se lo fanno!), quindi ridere serve a cacciare il demone 😂!
    Premettendo che quella più sconvolgente è l’esperienza italiana (maledetto patriottismo enogastronomico), lasciami anche ammettere che a farmi soffrire davvero è stato il racconto del ‘pick-up pranzo incluso’ in America. Non che gli altri siano stati meno terrificanti, ma se penso anche alle componenti jet lag e viaggio infinito in aereo, che si vanno a sommare a quella precisa situazione…mi sento un blocco allo stomaco per empatia!
    Però grazie per le risate. I miei Ristoranti da Incubo li ho sotterrati nei fumi del tempo!
    Buon fine settimana,
    Claudia B.

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    1. Assolutamente, si ride per esorcizzare, anche perché mi sa che me la sono tirata addosso una nuova ventata di sfiga, scrivendo qualche commento più in su che in effetti da un po’ di tempo non mi capita più di finire in un hotel o in un ristorante da incubo… Ma bisogna sempre essere pronti al peggio 😂
      Comunque da quella volta a San Francisco ho imparato una cosa importante: se un amico di un amico di un amico si offre ti darmi un passaggio, rispondo “no grazie, mi organizzo con i mezzi” 😉
      Buona domenica 😘

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  9. Non so se sia peggio l’hotel o il ristorante da incubo! 😀 Io, non essendo una grande frequentatrice di ristoranti, per il momento non ho avuto grosse delusioni, eccetto durante una trasferta di lavoro nella città di Essen. Nord della Germania, paesino industriale, hotel dell’albergo: tra le cose insolite del menu, scelgo di ordinare un’innocua insalata di tacchino. Il piatto arriva, ma…nell’insalata c’era praticamente qualsiasi tipo di ingrediente, dai ribes al tacchino, dalle fragoline alle foglie di lattuga. Un gusto agrodolce che il mio palato proprio non riusciva a sostenere 😦 La sera seguente il mio capo ci portò in una trattoria gestita da un pugliese: avevo una fame tale da divorare il piatto di pasta mari e monti più grande della mia vita! 😀

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  10. Non ricordo il nome del “ristorante”, ma ricordo benissimo l’imbonitore che ci intercettò a Piccadilly Circus, Londra, nel non poi così lontano 2014. Volantino alla mano, prezzo allettante per una cena tipica inglese, insomma ci vende questo fumo e ci ritroviamo nello scantinato di un palazzo dove una tizia ci scongela due filetti panati da discount con patatine surgelate (da notare, tavolo e cucina in un unico ambiente). Alla fine ci fa anche la cresta sul prezzo, aggiungendo un coperto a percentuale che “non era lei ma “the company”. Mi pento solo di aver pagato, avremmo potuto montare su una bella scenata, ma i due grossi tizi in cima le scale di sicuro non ci hanno invogliato alle proteste…

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    1. Questa è davvero una storia da incubo e la cosa più triste è che purtroppo è successa solo qualche anno fa! E sono sicura che locali del genere esistano ancora a Londra… La cosa migliore sarebbe stata la fuga prima ancora di ordinare, ma capisco che la presenza dei due brutti ceffi non abbia aiutato!
      Grazie di essere passata ❤️

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  11. “Perdoname madre por mi vida loca” mi ha fatto ribaltare sulla sedia! :-)))
    Che avventura in quel di San Francisco! Tenderloin è un quartiere dal quale ci siamo tenuti ben lontani, poi in Valencia street – quartiere Mission – c’erano talmente tanti locali dove si mangiava bene che non c’era proprio motivo di spostarsi altrove!
    Intendiamoci, a noi piacciono anche i posti alla buona, dove ci sono i cuochi con i grembiuli sporchi di unto e spesso e volentieri lì si mangia anche divinamente! Però a tutto c’è un limite…ahahaha

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  12. Il ristorante di Parigi davvero da film horror e tremendo anche il post messicano ahah probabilmente la ragazza del barrio aveva delle commissioni particolari, chissà! Io una volta ho preso un vero e proprio granchio. C’era scritto “tuna sandwich”, mi hanno portato un panino di quelli stile hamburger dell’Eurospin con del tonno naturale in scatola dentro, con tanto di acquetta che ammosciava il tutto. Le patatine fritte, non richieste, erano fredde, molli e unte. Terribile.

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  13. Io ho fatto l’errore di ordinare una pizza in Sudafrica: non è da me, lo so, ma ci eravamo fermati per una notte in una località dove era bassa stagione (paese balneare in inverno), quindi la maggior parte dei locali era chiusa.
    La catena italiana di pizzerie, anche molto diffusa in Sudafrica, si chiamava Col Cacchio…e infatti era con quello che ti servivano una pizza!
    Ma se ci penso, forse, la peggiore l’ho mangiata a Perugia lo scorso mese a casa di un’amica…non imparo mai! 😜

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    1. Oddio, sto morendo: Col Cacchio 😂😂😂 Dei veri geni della comunicazione! Pensare che la pizza all’estero a volte è buona, a me è capitato di mangiarla e in alcune – rare – occasioni l’ho trovata migliore della pizza di certe pizzerie nella mia città…

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