Il viaggio che mi ha cambiato la vita – o quasi

“Sono davvero curioso di sapere qual è stato il viaggio che ha cambiato la vostra vita”. Con queste parole e con la sua nomination Marco Lovisolo, scrittore e collega blogger, mi ha mandato in crisi. Se da un lato ho pensato wow, che bella iniziativa, grazie Marco per avermi coinvolta ecc ecc, dall’altro ho iniziato a fare un elenco mentale dei viaggi vicini e lontani, senza però trovare una risposta alla domanda. Marco, se ti fischiavano le orecchie, ti confesso che la colpa era mia!

Non ho mai fatto viaggi in quei posti-che-ti-cambiano-la-vita e che al-ritorno-a-casa-non-sei-più-lo-stesso: non sono stata in Africa né in India, non ho fatto il sentiero di Santiago né il circuito dell’Annapurna. E non ho mai sorvolato la Cappadocia in mongolfiera. I miei viaggi sono stati essenzialmente nel cosiddetto nord del mondo, fatta eccezione per un unico soggiorno in Messico, di cui non ho un bel ricordo. Ancora oggi, la musica dei mariachi mi provoca l’orticaria.

Potrei rispondere che a cambiarmi la vita è stato il primo viaggio Londra: avevo sedici anni e partii con la mia amica di allora. Ma sarebbe troppo facile, e poi a sedici anni la vita era appena iniziata, troppo presto per farsela sconvolgere da un viaggio. Anche se da allora ogni volta che ascolto Common People dei Pulp non posso fare a meno di ricordare il Marquee Club, la musica alta, l’odore di birra misto a fumo e sudore e noi talmente stanche il giorno dopo al punto da collassare sull’erba di Hyde Park a metà pomeriggio.

Londra Hyde Park

Non è nemmeno stato il mio primo viaggio in terra statunitense, quando io e il prigioniero Bernie partimmo per San Francisco con i nostri passaporti nuovi fiammanti e una prenotazione in un hotel che probabilmente non vedeva una passata di aspirapolvere dai tempi della presidenza Reagan. Lungo le strade di San Francisco, su una corsa da quattro dollari in taxi ne lasciai venti di mancia perché ero convinta che si trattasse di una banconota da due dollari…

Golden Gate.JPG

Dopo tanto pensare mi è venuto in mente il viaggio che si avvicina maggiormente a un’esperienza che cambia la vita. È stato in Norvegia, in occasione di una delle mie prime trasferte di lavoro da sola, senza superiori né colleghi. Una settimana che mi ha portata a Oslo per poche ore, poi in una fattoria sperduta nella campagna dalle parti di Lillehammer, dove sono stata ospite di una signora bizzarra con una testa di alce appesa in cucina.

Mi sono spostata a Undredal, nella contea di Sogn og Fjordane. Qui ho incontrato un’altra donna ancora più bizzarra: una francese che dalle Alpi si è trasferita in un villaggio di un migliaio di abitanti dove fino agli anni Ottanta non si poteva arrivare via terra. Non c’erano strade, ma solo capre, allevatori e casari abituati a vivere isolati tra fiordi e montagne. Un bel giorno, sul molo del porticciolo di Undredal sbarcò Pascale, la donna che sussurra alle capre.

Undredal Pascale.jpg

La penultima tappa è stata Ulvik, un paesino colorato tra montagne e fiordi che ogni anno dedica un weekend al sidro di mele. Sono stata ospite in una fattoria dove si produce fenalår, un insaccato di carne di agnello.

Ulvik.jpg

Da qui mi sono spostata a Bergen, città che ho conosciuto grazie un amico chef e alla moglie. Per un giorno mi sono sentita come una persona del posto: ho visitato il mercato del pesce all’alba, ho mangiato panini all’aringa a colazione e ho assaggiato la carne di squalo.

Non ho quindi rischiato la vita, non ho avuto visioni mistiche né ho capito finalmente quale fosse il mio scopo sul nostro pianeta. Ma ho imparato tre cose che per me, fino ad allora, non erano per nulla scontate:

  • Da soli si viaggia benissimo, anche senza un collega/compagno/amico/parente che ci faccia compagnia. Per esempio, prima di allora non mangiavo mai al ristorante quando ero in viaggio da sola, ma in quell’occasione ho imparato a fregarmene. E ho imparato ad apprezzare la solitudine vedendone il lato positivo: puoi fare tutto quello che vuoi senza rendere conto a nessuno.
  • Non mi lascio influenzare dalla bassa opinione che altre persone possono avere di me. Il mio compito durante quel viaggio era di intervistare i produttori e scrivere poi dei reportage, ma la mia responsabile mi fece capire in maniera non troppo velata che secondo lei non ero in grado di fare nessuna delle due cose in maniera soddisfacente… Invece ce l’ho fatta, anche dopo quella prima occasione.
  • Per fortuna non tutti sono come la mia responsabile, anzi, il mondo è pieno di sconosciuti disposti ad aiutarci. Sia la padrona della fattoria dove ho dormito a Ulvik che l’allevatrice francese trapiantata nei fiordi mi hanno accolto nella loro casa raccontandomi non solo i trucchi del mestiere di allevatrici e casare, ma anche le vicissitudini amorose che le avevano portate a vivere in due zone così remote. La coppia di Bergen non ha esitato a cedermi la stanza del figlio senza preavviso e a nutrirmi come nemmeno mia nonna ha mai fatto.

Magari la mia vita non è cambiata, ma da allora ho imparato alcune cose importanti che in qualche modo mi hanno aiutata.


C’è un viaggio che vi ha cambiato la vita, o che vi ha segnato in maniera particolare? Scrivetelo in un commento o partecipate all’iniziativa #ilviaggiochemihacambiatolavita ricordandovi di citare Marco Lovisolo e il suo blog.

Cover photo © Daniela Cuevas on Unsplash

47 pensieri riguardo “Il viaggio che mi ha cambiato la vita – o quasi

    1. Grazie Daniela ❤️ Non ho figli per cui non posso esserne certa, ma credo che viaggiare con un bambino piccolo come fai tu sia anche una cosa molto formativa: per il bimbo e anche per voi genitori – e hai tutta la mia ammirazione per questo perché tantissime coppie smettono di viaggiare quando hanno dei figli.
      Buona giornata 🙂

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  1. Ma sai che spesso non serve attraversare il mondo, per vivere un’esperienza che ci cambi e ci faccia crescere? Tu hai rispolverato momenti che, seppure non ti hanno fatto decidere di mutare radicalmente la tua vita, in qualche modo hanno contribuito profondamente a portarti dove oggi sei. A darti le certezze che hai, rendendoti forte e sicura.
    Questo rappresenta appieno il senso del Tag, e a mio avviso lo hai spiegato ed affrontato in maniera esemplare.
    Mi sono sentita vicino a te, mentre vivevi esperienze che hanno scavato a fondo nella tua persona, momenti che se non hanno stravolto la tua vita, hanno saputo stravolgere il tuo modo di essere!
    Ed è un gran risultato…
    Bacioni,
    Claudia B.

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    1. A volte non è tanto la destinazione in sé a cambiarci e a essere importante, ma quello che succede e che in qualche modo cambia il nostro modo di percepire le cose. La Norvegia è stata un caso, quello che ha fatto la differenza sono state le persone che ho incontrato e il modo in cui mi hanno accolta (a differenza della mia ex responsabile…).
      Grazie Claudia 😍

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  2. Quando ho letto Common People dei Pulp mi sono venuti i brividi. Brighton, 1996: io e la mia migliore amica siamo partite da sole per la prima volta per un soggiorno studio. Avevamo 17 anni, credo. Ora che mi ci fai pensare, forse è stato proprio quel viaggio li che ha cambiato la mia vita, o solo il primo ad averlo fatto: i miei non erano tanto convinti (più che altro perché stavano affrontando diverse spese e non era il momento più adatto) e all’epoca ero “fidanzata” già da un po’ (ma non misi in dubbio nemmeno un attimo la possibilità di andar via per un mese, comunque dopo qualche anno lo lasciai e mi trasferii a Londra), ma la mia voglia di mettere piede in Inghilterra alla fine ha convinto tutti. L’anno seguendo andammo un mese in Canada, sempre io e lei, per migliorare l’inglese, e poi si sono aggiunti tantissimi altri viaggi, ognuno a modo suo speciale.

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    1. Francesca, mi sento molto vicina a te: innanzitutto per il fatto che facendo due conti siamo molto “vicine” anagraficamente, e poi le tue parole descrivono benissimo la situazione di quel viaggio a Londra. L’Inghilterra che negli anni 90 era un po’ un mito, la destinazione da sogno per le vacanze insieme all’amica del cuore! Nemmeno i miei erano convinti perché ero troppo giovane secondo loro (e in effetti se io avessi una figlia non so se riuscirei a mandarla a Londra senza preoccuparmi).
      Sono curiosa di saperne di più, dovresti raccontare anche tu quel viaggio!
      Grazie di essere passata 😘

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  3. Responsabileeeee prrrrrrr!!!! Oddio che soddisfazione farcela dopo che qualcuno ti aveva bollato come una che non ci riesce, ma sai che rosicate quella?! Anche il mio primo, ed unico, viaggio da sola mi ha aperto le porte dell’Eden del “non devo rendere conto a nessuno” e trovo che sia una cosa unica al mondo, la leggerezza che ho provato in quei giorni mi è restata addosso più del viaggio stesso. Il mio viaggio che mi ha cambiato la vita credo che sia stato nel 2009 in America, nei parchi dell’Ovest; mi sono sentita come i cavalieri dello zodiaco (non so se li guardavi) quando espandevano il loro cosmo, ho avuto l’impressione di aver totalmente il mondo ai miei piedi, eh lo so un po’ megalomane sono sempre stata.

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    1. Certo, i cavalieri dello zodiaco! Io e mio fratello ci eravamo fatti comprare Sirio e Pegasus – non ero molto femminile nemmeno nei giochi 😂
      Comunque la soddisfazione di farcela quando una stron… come la mia ex responsabile dice che non ce la fai non ha prezzo. E non ti dico la soddisfazione ora a distanza di anni nel vedere le foto delle presentazioni del libro che ha scritto nel frattempo, dove ci saranno sì e no dieci persone 😉

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  4. Non ho fatto molti viaggi da sola (forse 2 al massimo) ma concordo su quello che hai scritto, che si viaggia benissimo. Non hai orari ma soprattutto non devi rendere conto a nessuno delle tue scelte, il che trovo sia una cosa importantissima.
    Ora non voglio dire che dovremmo spingere il mondo a viaggiare in solitaria ma credo che nella vita sia un’esperienza da fare.
    Un bacione Silvia

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  5. Nemmeno io ho beneficiato dell’esperienza di un viaggio in solitaria, tranne quando a sei anni mi misi in testa di andare dall’altra parte della città a piedi dal medico per prescrivere le medicine di nonna 😉 Come Marghe tornai a casa con il Cosmo espanso a bomba!
    E tu che te ne sei andata in giro per l’Europa a scrivere reportage su fattorie sperdute o intervistare gli ultimi produttori di formaggi locali secondo me non avresti nulla da invidiare ad un Ambrogio Fogar, un Amundsen, Umberto Nobile oppure una Amelia Earhart! ❤
    Bellissimo pezzo Silvia, faccio anch'io tesoro delle tre cose che hai imparato tu! 😉
    Ps: secondo me il tassista di San Francisco ancora racconta di te ai suoi amici durante i barbecue in giardino 😛

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    1. Wow, ma anche tu non scherzi! A me a sei anni mia nonna non mi faceva nemmeno attraversare la strada praticamente deserta dai giardinetti al gelatiere 😉
      Sai che comunque ogni tanto non mi dispiacerebbe partire da sola? A parte che se vado avanti così tra un po’ corro il rischio che io e Bernie non riusciremo più a prendere ferie insieme per chissà quanto tempo 😅
      Ah dici che il tassista si ricorda ancora di me e della mia mancia alla Paperon de Paperoni???

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  6. Silvia, grazie per aver aderito all’iniziativa. ;o))
    Racconto bellissimo ed esperienza che ti invidio un sacco. C’è poco da fare, il viaggio in solitaria in qualche modo ti cambia. Non è necessario avere visioni mistiche, ma semplicemente acquisire consapevolezza delle proprie capacità. Personalmente ritengo che la solitudine sia un elemento prezioso perché ti permette di prenderti i tuoi tempi, riflettere con calma e giungere a conclusioni inaspettate.
    Ciao.
    P.S. Adesso ho capito cos’erano quei fischi che sentivo in continuazione. Pensa che stavo per prendere appuntamento da uno psichiatra… ;O))

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    1. No tranquillo, cancella pure l’appuntamento con lo psichiatra, ero solo io 😉
      Scherzi a parte, dopo un paio di viaggi da sola in cui mi sembrava che tutti mi guardassero pensando “poverina quella lì, tutta sola” ho imparato a divertirmi in mia compagnia – e forse qui l’appuntamento dallo psichiatra lo devo prendere io… Al punto che come scrivevo prima a Orsa non mi dispiacerebbe una volta all’anno partire qualche giorno per conto mio.
      Grazie ancora per aver pensato a me per questa iniziativa!

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  7. Cara Silvia, ho amato questo post per tanti motivi. Primo: sono sempre scettica nei confronti di chi racconta illuminazioni sulla via di qualche paese lontano. Secondo: sul tema del viaggio da soli si legge di tutto, ma come scrivi tu, il punto è fregarsene dell’opinione altrui e godere la libertà della solitudine. Vedere un luogo senza compromessi è un’esperienza che tutti dovremmo fare. Inoltre, la prospettiva cambia quando si è costretti a pensare a tutto, a parlare con gli sconosciuti, a notare cose che, se siamo impegnati a chiacchierare con gli amici o il fidanzato, non consideriamo. Terzo: la Norvegia! E ho detto tutto 🙂

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    1. Sono d’accordo con te: il confronto con gli sconosciuti aiuta a notare più cose. E in particolare una cosa mi ha sempre aiutata a fare ancora più attenzione e a concentrarmi al massimo: il fatto di dover ricordare tante cose che mi venivano raccontate da queste persone, senza voler prendere appunti o registrare quello che mi dicevano. Una fatica enorme che però mi ha permesso di immergermi completamente in quel posto e in quel momento – e il fatto di essere in un posto bello come la Norvegia mi ha aiutata 😉

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  8. Concordo in pieno sul viaggiare da sola! Per me la svolta è stata Vienna, viaggio di per se tranquillo ma prima partenza in solitaria. Mi ha aperto le porte a tutti quei viaggi (spesso brevi anche per ragioni economiche) che mi sarebbe piaciuto fare ma che sino ad allora non avevo mai fatto perchè appunto senza compagnia. Senza quella partenza non avrei visto neanche tanti altri posti meravigliosi in seguito.

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    1. Ti capisco benissimo: anche se la meta non è esotica, spesso il coraggio di partire da sole, senza sapere cosa ci aspetterà, è un gesto veramente importante. E comunque alla fine sto rivalutando i weekend “mordi e fuggi” che una volta mi mettevano un po’ di tristezza perché andavo via per poco tempo: ora non mi dispiace fermarmi in una città anche solo per 2-3 giorni, perché comunque si tratta di un posto nuovo che altrimenti non avrei visto.
      Grazie di essere passata ❤️

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  9. Articolo bellissimo Silvia! Capisco perché la domanda di Marco possa averti messo in crisi. Le tue esperienze di viaggio però sono uniche, il lavoro che fai (o facevi) è unico e ti porta a conoscere esistenze straordinarie..(ho immaginato per un momento tu e le tue ospiti in cucina a farvi confidenze sugli amori che le hanno spinte a trasferirsi in Norvegia). Io ho un lavoro routinario, non ho mai fatto vacanze studio da ragazza perché i miei non si fidavano, né di me né del prossimo, mai viaggiato da sola…Non saprei cosa rispondere se non, come metafora di viaggio, l’essere diventata mamma.. ma sarebbe troppo scontato. Un bacione Silvia e complimenti davvero 💟

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    1. Grazie Alessia! Ora il lavoro che faccio è completamente diverso e routinario, ma è stata una scelta perché quello di prima nonostante i tanti aspetti gratificanti aveva tantissimi rovesci della medaglia (ma questo è un altro discorso…)
      Non sono mamma per cui posso solo provare a immaginare cosa significhi, e penso che sicuramente quella è una cosa che ti cambia la vita più di qualsiasi viaggio.
      Buona domenica 😘

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  10. Ciao Silvia!

    La penso proprio come te sul viaggiare da soli: io sola sola, a dirla tutta, non lo sono mai davvero stata… però ci sono andata vicina, diciamo, l’ultima volta a New York. L’amica che mi ospitava durante il giorno lavorava, e io me ne andavo in giro per Manhattan… sono stata anche a Boston e Philadelphia, sempre da sola. Certo, sapendo di avere lei come punto di appoggio magari non è proprio la stessa cosa. Ma anche per me è stato illuminante in un certo senso: “imparare” a mangiare al ristorante senza sentirsi imbarazzati, visitare un museo, semplicemente passeggiare e fare le foto con i propri tempi… viaggiare da soli, diciamolo, è proprio una figata!
    Grazie per questo tuo racconto, le tue esperienze sono sempre interessanti.

    Un abbraccio!

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    1. Il fatto di essere partita da sola, di aver deciso di prendere l’aereo e affrontare buona parte delle tue giornate senza un’altra persona direi che equivale a fare un viaggio da sola! E a parte qualche istante di “smarrimento” che può prenderci ogni tanto, in generale è veramente una figata 🙂
      Grazie e buona domenica 😘

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  11. Primo viaggio da sola per motivi di studio negli Stati Uniti, quello mi ha sicuramente cambiato la vita! Confrontarmi a 18 anni con un mondo che dire diverso dal nostro era dir poco (stiamo parlando di 17 anni fa) e non ero sicuramente spavalda come i giovani di oggi 😂Tuttavia, posso dire che mi ha fatto bene, è stata un’esperienza positiva al 100%!
    Ora devo ammettere che farei fatica a viaggiare da sola, lo faccio per brevi periodi e non mi dispiace quando accade una volta ogni tanto.
    Un abbraccio
    Erica

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    1. I giovani di oggi con cui ho a che fare per lavoro sono super spavaldi ma mi sa che è “tutta fuffa” perché se dovessi metterli su un aereo e lasciarli da soli negli Stati Uniti telefonerebbero subito a mammina per farsi venire a prendere 😂
      Grazie a te e buon inizio di settimana 😘

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  12. Quante riflessioni interessanti! Ho trovato il tuo post meraviglioso, scritto in modo sincero e diretto, davvero coinvolgente e ricco di spunti. Sicuramente non serve andare in posti remoti o difficili per trovare un viaggio che cambi la vita. Anche perché molti viaggiano in Africa, in India o sull’Annapurna ma lo fanno in modo superficiale e distratto.Io credo che ogni viaggio, vicino o lontano che sia, abbia la capacità di cambiarci la vita se noi ne sappiamo cogliere il senso.

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    1. Sono d’accordissimo: se manca la consapevolezza, nessun viaggio potrà mai cambiare la vita. E a volte magari basta spostarsi di poche centinaia di chilometri per renderci conto di qualcosa che ci era sempre sfuggito.
      Come forse ti ho già detto, l’Annapurna rimane il mio “sogno proibito” in fatto di viaggi, ma prima devo ancora trovare il coraggio per il cammino di Santiago…
      Buon lunedì 😘

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  13. Penso proprio che coglierò l’occasione per scrivere anche io un articolo del genere… E’ bello scoprire che un viaggio non deve per forza stravolgerti la vita, ma può insegnarti tanto ed essere per questo ugualmente importante. In fin dei conti quello che ci si aspetta da un viaggio è che ci apra la mente, facendoci superare preconcetti e paure.
    Mi piace.

    Un bacione

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  14. Quello che hai scritto l’ho letto tutto d’un fiato, è stato davvero un bellissimo racconto!
    Al momento sono anch’io della tua stessa idea: un viaggio che mi è rimasto nel cuore è quello fatto a Londra ma a 16 anni, possibilmente, qualsiasi spostamento da casa ti fa questo effetto!
    Ultimamente sono stata a Milano, è stato il primo viaggio sola col mio ragazzo.. non mi ha cambiato la vita ma mi ha permesso di viverlo nel quotidiano e di continuare a confermare alcune certezze che ho sulla persona che ho accanto:)
    Vorrei anche io avere il coraggio di partire sola: passare del tempo soli con se stessi aiuta a prendere consapevolezza di sè e delle proprie forze!
    Detto ciò … ti lascio il link della sezione del mio blog in cui parlo di ciò che penso dei posti che ho visto.. se ti va, dai un’occhiata e fammi sapere che te ne pare 😘
    https://allegrawin.wordpress.com/category/lifestyle/travel/

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    1. Grazie delle tue belle parole 😊 Quindi anche per te Londra è stata una meta importante, mi sa che è stato così per molte persone!
      Alla fine è più l’idea di partire da sole che spaventa, poi ci si abitua. Io sono stata un po’ costretta perché viaggiavo per lavoro fino a qualche anno fa, e poi ci si fa l’abitudine. Anche se in buona compagnia si sta anche bene 😉
      Oggi tra la pausa pranzo e questa sera vado a vedere il tuo blog ❤️

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  15. Viaggiare da soli a me piace da morire e se dovessi decidere un viaggio life-changing forse direi proprio il mio primo in solitaria (3 giorni a Praga, niente di particolarmente esotico!), mi ha aperto un mondo!
    Hai visitato davvero dei posti splendidi e particolari 🙂

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  16. Caspita, in effetti è una domandona! E neanche io ho una risposta univoca, non ho fatto “il” viaggio che mi ha cambiata / sconvolta eccetera, anche perché secondo me in realtà “quel” viaggio non esiste, esiste solo una predisposizione al cambiamento che spesso viene identificata con un viaggio…

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  17. Io non ho dubbi: il viaggio che mi ha cambiato la vita è stato il primissimo a Praga. Non credo me l’avrebbe potuta cambiare di più. Ma ne ho già scritto abbondantemente sul blog come sai, quindi non starò qui a ripetermi per la millesima volta.
    Certo c’è che il tuo post mi ha fatto riflettere sul viaggiare da sola: un’esperienza che non ho realmente mai fatto, ma che ho brevissimamente assaporato nelle giornate solitarie a Praga, o di recente a Roma. Totale libertà, stare a fotografare un sasso per 10 minuti di fila, fermarsi quando se ne ha voglia o non farlo affatto… una meraviglia. Prima o poi DEVO farlo.

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  18. Vorrei fermarmi a pensare quale possa essere stato il viaggio che mi ha cambiato la vita. In molti mi hanno lasciato un segno indelebile, come il Sudafrica, altri mi hanno aiutata a capire qualcosa di me.
    Ma forse IL VIAGGIO mi sta ancora aspettando…
    Soprattutto ora, non credo che viaggerò mai da sola, ma era un’esperienza che avrei voluto fare davvero…brava Silvia!

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  19. Scoprire di più sugli altri, ma anche su noi stessi e sulle nostre capacità, è questa l’essenza del viaggio! Poi non è detto che una cosa non sappiamo farla solo perché siamo alla prima esperienza!

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