#UnViaggioMaiFatto: quella volta che dovevo andare a Charleston

C’è un blog che mi piace tantissimo, gestito da una blogger che prima o poi spero di incontrare di persona. Perché ha un modo di raccontare accattivante, perché è divertente da matti e ho l’impressione che sia una che dice le cose come stanno, senza girarci tanto intorno. C’è una sezione in particolare di Profumo di Follia che trovo bellissima: si chiama #SognandoUnViaggio, e Anna l’ha dedicata alle mete che le piacerebbe visitare. Una serie di racconti molto dettagliati, con idee su dove dormire, come si arrivare e cosa mangiare in un viaggio sognato.

L’ultimo dream travel risale a qualche mese fa e, nell’attesa di leggere il prossimo articolo di Anna, ho pensato di scrivere un post simile, dedicandolo però ai viaggi organizzati ma non fatti. Quelli dove era tutto deciso: i voli prenotati, l’albergo confermato, l’itinerario stabilito. E poi niente. Per un motivo o per l’altro il viaggio è stato annullato. A me è capitato tre volte, e ogni volta mi sono sentita morire. Nonostante i rimborsi, nonostante le persone che ti ripetono che prima o poi avrai occasione di andarci in quel posto. L’ultima volta lo scorso anno, quando ha partenza, salendo a quota due nel giro di tre settimane e vedendo sfumare tra le esalazioni vulcaniche anche il mio viaggio a Charleston, in South Carolina.

Charleston view
Photo © 1778011 from Pixabay

Non so se sia stato un bene o un male perché avrei dovuto accompagnare il mio capo per una serie di conferenze negli Stati Uniti, quindi sicuramente ho perso un’opportunità di raccontare un’altro episodio della serie #InViaggioColCapo. Ma quella volta sarei stata più zen del solito e lo avrei sopportato un pochino di più perché dopo gli impegni di lavoro il boss sarebbe andato in Messico, mentre io mi sarei fermata un paio di giorni a Charleston. Da sola. Senza capo. Senza colleghi. Avevo già in mente cosa fare, dove dormire, quali negozi vedere. E invece… niente.

Come sarei arrivata a Charleston

Siccome il boss è molto esigente, avevo programmato tutti i trasferimenti con precisione chirurgica. Innanzitutto, un volo Lufthansa ci avrebbe portati a New York per la prima conferenza. Due notti a Manhattan e poi da qui saremmo andati in treno fino a Princeton, e il giorno dopo saremmo ripartiti alla volta di Newark per prendere un volo per Atlanta, in Georgia. Dalla città della Cola-Cola la Delta Airlines ci avrebbe fatti volare fino a Charleston. Conferenza alla South Carolina University e poi bye bye boss. Avrei avuto la città tutta per me, per due giorni, prima di tornare a casa.

In linea di massima, bisogna tenere conto che i voli non sono affatto economici per cui conviene comprare un volo intercontinentale con una destinazione più commerciale sulla costa est – New York, Washington o Miami – e da qui comprare un biglietto a parte con una compagnia low cost che da queste città vola a Charleston, come la Jet Blue.

Dove avrei dormito a Charleston

Conoscendo bene il boss e sapendo che è molto esigente in fatto di hotel, per lui avevo prenotato una stanza in una catena tipo Marriott o Hilton, non ricordo. Per me avevo scelto un albergo nel French Quarter, non lontano dalla centrale Market Street. Del Barksdale House Inn mi era piaciuto il fatto che avesse solo una decina di stanze, ognuna arredata in maniera diversa. Ma sopratutto ero rimasta affascinata dalla fotografia della facciata di legno e dagli interni un po’ fuori moda, che corrispondevano all’idea che mi ero fatta dell’America sudista.

Non so quale stanza avrei dormito, ma non mi sarebbe dispiaciuta la Carriage House Room, con il pavimento di legno scuro, le pareti color salvia e il letto accanto alla porta-finestra con le persiane che probabilmente non riescono a tenere lontani la luce e il calore del pomeriggio. Per quello ci sarebbero state le pale del ventilatore appeso al soffitto. Al mattino avrei fatto colazione nella veranda, con marmellate ai frutti di bosco, pane fatto in casa, succo di arancia appena spremuto, e una tazza di caffè bollente, prima di uscire di casa chiudendomi la porta alle spalle.

Dove avrei mangiato a Charleston

Non ero arrivata al punto di decidere dove mangiare. Se però dovessi partire domani per Charleston, avrei in mente una lista di posti che avrei sicuramente provato durante il viaggio mai fatto.
Avrei iniziato, a metà mattina, con una pausa caffè. L’avrei fatta da Black Tap Coffee, nel cuore di Charleston. Un locale essenziale, con materiali recuperati: per esempio il legno utilizzato per i tavoli proviene da vecchi edifici smantellati nel corso degli anni. Una tazza di americano e una fetta di torta, e via verso la prossima destinazione.
Per pranzo mi sarei allontanata un po’ dal centro per assaggiare le ostriche e il panino di vongole di Leon’s Oyster Shop, e magari una porzione piccola di fritto di pesce. Da fuori sembra un capanno di pescatori o una casa di periferia ma, a quanto pare, il panino di pan brioche e pesce fritto è il migliore in città.

Prima di cena, una birra da Closed for Business, lungo la King Street. Servono oltre 40 birre alla spina, la maggior parte delle quali provenienti da micro-birrifici statunitensi. Da qui, una passeggiata di un quarto d’ora mi avrebbe portata in riva al mare, per mangiare altro pesce da 167 Raw. Non si accettano prenotazioni ma sarei arrivata presto per assicurarmi un tavolo. Avrei sicuramente ordinato altre ostriche e i po’ boys con pesce freschissimo.

Cosa avrei fatto a Charleston

Avrei iniziato con una passeggiata lungo le strade del French Quarter, cercando eventuali similitudini con l’omonimo quartiere di New Orleans. Qui a Charleston la zona coincide con quella che un tempo era la vecchia città entro le mura. Lungo le strade di ciottoli si trovano alcuni tra gli edifici più particolari della città, come per esempio la Pink House, un’abitazione a due piani dipinta di rosa, e la Chiesa Ugonotta Francese, un edificio religioso in stile gotico. Forse le strade strette fiancheggiate da edifici bassi e colorati mi avrebbero ricordato un villaggio della Francia.

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Photo by David Shankbone on Flickr

Non mi sarei persa il farmers market di Marion Square dove, oltre alla frutta e alla verdura, ci sono anche alcune bancarelle di artigianato che vendono collane e bracciali fatti con vecchie monete. Poi avrei fatto un salto da Blue Bicycle Books, proprio dietro l’angolo, una libreria indipendente specializzata in libri di autori locali e volumi rari.

Avrei camminato fino a Waterfront Park, per passeggiare lungo la costa, scattare una fotografia alla fontana a forma di ananas e riposarmi un po’ su una delle panchine con vista mare. Poi, se non avessi saputo cos’altro vedere, avrei chiesto a una persona del posto, magari alla padrona della locanda, che sicuramente sarebbe stata felice di darmi qualche consiglio per conoscere meglio Charleston.

Vi è mai successo di dover cancellare un viaggio? Se avete voglia di raccontare anche voi #UnViaggioMaiFatto, fatelo nei commenti o sul vostro blog!

Cover photo by Taylor Wilcox on Unsplash

36 pensieri riguardo “#UnViaggioMaiFatto: quella volta che dovevo andare a Charleston

  1. Esatto la sensazione è quella: sentirsi morire! Sai che Leon’s Oyster l’ho visto tanto tempo fa in uno di quei programmi dove il tizio deve cercare di (non)morire ingurgitando più panini possibile? 😀 La locanda è meravigliosa ho visto gli interni e sono proprio da sogno. E poi sai quanto mi piacciono gli itinerari fuori dai soliti schemi, non avevo mai pensato a Charleston, rievoca la vecchia America del Sud!
    Odio quelli che ti dicono “prima o poi avrai occasione di andarci”…guardali bene nell’angolo in basso a destra della bocca e noterai un piccolissimo e impercettibile ghigno di soddisfazione. 😛
    Spero che queste rubriche non debbano essere alimentate troppo spesso! 😉
    Buon a domenica Silvia ❤

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  2. Non ho mai considerato questa città come possibile meta per un viaggio, ma attraverso le tue parole e le tue immagini ora la trovo incredibilmente accattivante. Partirei ora, calcola. Non mi è mai successo di dover rinunciare a un viaggio all’ultimo momento. A Valerio è capitato però, sarebbe dovuto partire con un gruppo di amici per Dublino, ma poi Ryanair ha cancellato il volo. Sarà che gli ho portato sfortuna?😂😂😂

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  3. Grazie per le bellissime parole che hai speso per me ❤ anche a me piacerebbe incontrarti prima o poi, e mi piace la nuova versione di #SognandoUnViaggio, anche se spero pure io che non ci siano troppi episodi da raccontare O.o

    Hai scelto un hotel che mi stuzzica parecchio, come sempre d'altronde. Idem per il programma. Mi piace questa rubrica, e poi tu hai sempre un sacco di avventure da raccontare!

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  4. purtroppo è successo anche a me di dover cancellare un viaggio.
    2012, avevo appena prenotato per Varsavia. Dopo poco tempo trovo lavoro e niente ferie per me!
    Ho cambiato il biglietto in un volo per qualche mese più tardi per Parigi, ma Varsavia mi era sempre rimasta in testa. L’anno dopo ci sono andata, ed è stato uno dei viaggi che ricordo con maggior piacere! 🙂

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  5. Come ti dicevo anche su Facebook pure a me è capitato più volte di dover rinunciare ad un viaggio. Lo scorso anno ben 3 di cui due a causa di un attentato e del terremoto che ha colpito il centro Italia. Un vero dispiacere, un grande dolore e non solo per il viaggio saltato.
    Questa rubrica è carinissima e Charleston mi piace da matti, mi ricorda un pochino anche alcune zone d’Europa. Magica! Ti auguro di andarci al più presto Silvia, per poterla vivere proprio come hai sognato di fare! Un bacione ❤

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    1. Sì infatti ricordo bene i vostri viaggi cancellati, in particolare quello della Costa Azzurra perché forse era programmato poco dopo che ci sono stata io.
      Nel mio caso invece per ben due volte è sempre stato il solito vulcano a rovinare tutto, al punto che ora se dovessi prenotare un volo per Charleston avrei paura di farlo risvegliare 😉

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  6. Charleston sembra proprio un amore, magari ti rifarai in futuro 🙂 io invece una volta ho perso l’aereo, ebbene sì! Precisiamo: secondo gli oraria caso di Wizzair, sono arrivata 1 MINUTO dopo la chiusura del gate. Nonostante vedessi l’aereo a 10 metri là fermo, non c’è stato nulla fare: weekend a Bologna saltato. Peccato!

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    1. No, ma che rabbia! Anche a me è successo una volta, però non sono riuscita a tornare casa perché il volo in “coincidenza” è arrivato un po’ in ritardo e quando sono arrivata al gate – senza fiato – ho ancora visto l’ultimo passeggero che veniva fatto salire. Io invece sono rimasta a terra 😦

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  7. Trovo adorabile la dolce atmosfera dell’America sudista e l’hai resa davvero bene, sia con le parole che con la scelta delle foto. Anche a me purtroppo è capitato di dover rinunciare ad un viaggio già prenotato, per bene due volte (Praga e Berlino), ma per fortuna sono riuscita a riprogrammare la visita alla città che mi era sfuggita dopo pochi mesi. Concordo con te, la sensazione è bruttissima!!
    Un bacio

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    1. Grazie Silvia, mi fa piacere essere riuscita a trasmettere l’atmosfera di questo posto che prima o poi devo assolutamente vedere!
      Come dici tu è una sensazione bruttissima, e la volta peggiore è stata quando ho dovuto rinunciare a un viaggio in Israele, anche se ho ricevuto un rimborso: ma la frustrazione di una partenza mancata non può essere ricompensata nemmeno con i rimborsi.
      Grazie per essere passata 🙂

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  8. A me Charleston ha sempre affascinato, anche se non sono mai stata negli USA. Le foto che hai selezionato sono splendide! Vedila così: hai già tutto il programma per il futuro, inclusi hotel e ristoranti. Basta trovare il momento ed il volo ideali!
    A me è successo due volte di non poter partire: Valencia (per operazione d’urgenza alla colicisti 3 settimane prima) e Provenza per un ponte di Pasqua (febbrone a 40 il giorno prima). Sigh

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  9. Trovo molto originale l’idea del post! A me è capitato diverse volte di dover rinunciare a una meta (per fortuna non c’era ancora nulla di prenotato, ma gli itinerari erano ormai tutti preparati), a causa di ferie saltate o spostate dai vari capi. Così mi ritrovo con un dettagliato programma su cosa vorrei vedere in Scozia (con tanto di campeggi), in Normandia e Bretagna, in Andalusia, sul Gargano…insomma la lista è lunga 😉 La cosa positiva è che dal viaggio sfumato ne sono comunque scaturiti altri, magari più brevi per motivi di tempo, ma comunque bellissimi. C’è tempo per recuperare quelli in stand-by! 🙂

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  10. Mi hai fatto venire una voglia assurda di partire. Tu non ci sarai stata ma, il modo in cui lo hai programmato è così preciso, che ho avuto la sensazione incredibile, di essere lì! Peccato che uno dei viaggi con Lui sia saltato, considerando quanto tenevi a questa meta.
    Sappiamo che il Boss non era la persona migliore con cui viaggiare ma, come si dice in gergo, “a Caval Donato non si guarda in bocca”. Un pò di martirio sarebbe stato accettabile.
    Io non ti dirò la frase classica, “tanto ci andrai”. Ti ripeto quello che ho imparato io nel corso degli anni, con i viaggi rimandati, quelli per cui avevo tutto pronto (per fortuna non le prenotazioni fatte): non era il momento giusto per quella meta. Non uccidermi Silvia!!! Ma a mie spese, ho scoperto che certe mete, sanno quando è il momento giusto per noi. E aspettano di farsi vedere proprio quando questo arriva 🙂
    Baci,
    Claudia B.

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    1. In fondo c’è stato il lato positivo: quello di aver scampato un viaggio con Lui – hai idea delle sfuriate che mi avrebbe fatto perché il pesce non era abbastanza condito???
      Comunque sono d’accordissimo: se non è tempo per una meta bisogna aspettare, perché prima o poi arriverà il momento. A me è successo con Berlino, dove la terza volta è stata quella buona.
      Un bacione 😘

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  11. E’ odiosissimo quando questi viaggi sfumano così, soprattutto quando è già tutto pronto! A me è successo l’annos corso, dovevo partire per Colonia. Dovevamo partire in 3 e poi ci siamo ridotte in due per esami universitari. La notte prima della partnza io stavo così male che non ricordavo neanche il mio nome, è stata il primo viaggio già organizzato a saltare e ancora rosico! Fortunatamente avevo la cancellazione gratuita dell’hotel fino a 3 ore prima del check in,..però ufffffff
    Charleston, sono sincera, non l’ho mai considerata come meta, deve essere veramente interessante! Forse vidi qualche show americano sul cibo ambientato lì ma potrei sbagliare…
    Vediamo il bicchiere mezzo pieno, se dovessi ripartire hai già l’itinerario pronto! (magari non con il capo eh)

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  12. Ciao Silvia! Carina questa nuova veste di #sognandounviaggio, a me è capitato di veder sfumare il viaggio in Cina e a distanza di due anni non siamo riusciti a recuperare… quel viaggio andava fatto un quel momento! Mi piacerebbe rispondere al tag, magari qualcuno può trovare utile i miei appunti… che poi è il motivo per cui #sognandounviaggio di Anna mi piaceva tanto! A presto! 🙂

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    1. La consolazione è quella: visto che non ci sei potuta andare tu, almeno i tuoi consigli possono essere utili a chi ha in programma un viaggio. Oltretutto immagino che organizzare un viaggio in Cina non sia nemmeno così facile e veloce, quindi doppia dose di nervoso!
      Aspetto il tuo post allora 😉

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  13. Charleston mi ricorda una cosa: Rossella di Via col Vento. Nel sequel (ahimè scritto da un’altra autrice), una parte della storia è ambientata a Charleston, dove vive la famiglia Butler; ho in mente un’immagine precisa della città, frutto della mia immaginazione, che probabilmente non c’entra con la vera Charleston… e sarei proprio curiosa di verificarlo. Le atmosfere del Sud degli Stati Uniti mi affascinano, comunque. Mi spiace molto che tu non sia riuscita ad andare, quella volta. A pensarci bene, un bel tour dei luoghi di Via col Vento ci vorrebbe proprio 😀

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  14. Adoro il tuo modo di scrivere, sembra di essere lì accanto a te e sentire il sapore di quel panino non mangiato ma tanto sognato. Il mio #viaggiononfatto è un weekend alle 5 Terre perché mio figlio ha pensato di ammalarsi due sere prima della partenza. Appartamento a Levanto, l’unica idea era di prendere il treno e fermarsi a guardare con calma ognuno dei 5 paesini. Se ci penso, sento già l’odore del mare. Ma prima o poi ci vado per davvero.

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