Dove mangiare a Mosca

Ci sono tre cose da sapere quando si mangia in un ristorante a Mosca. La prima è che spesso i menu sono solo in russo. La seconda è collegata: il personale non sempre parla inglese. Terzo: mi è capitato più volte di decidere finalmente cosa ordinare dopo un po’ di confusione tra nomi incomprensibili e traduzioni improbabili, e di sentirmi dire di no. “No, non potete ordinare questo piatto”. Il perché non lo so: una volta penso di aver capito che qualche ingrediente fosse esaurito, un’altra invece è stato niet e basta, senza spiegazioni. Nonostante le difficoltà linguistiche e culturali, i camerieri si sono quasi sempre prodigati per aiutarci a capire cosa stavamo ordinando e a consigliarci i piatti migliori. E, tranne ai grandi magazzini GUM, non siamo mai rimasti delusi dal cibo e dai ristoranti di Mosca.

Nani

Il primo incontro con la cucina moscovita è da Nani, ristorante in zona Tverskoy. Lo scegliamo perché si può raggiungere a piedi dall’hotel e perché propone piatti della tradizione georgiana. A quanto pare, tra i paesi che fecero parte dell’Unione Sovietica, la Georgia è quella con il patrimonio gastronomico più ricco. E in effetti da Nani si respira aria di abbondanza: c’è profumo di spezie, e ci si siede su comodi divani di velluto, in un ambiente decorato con piante, pesanti tendaggi, tappeti, specchi e lampadari di cristallo.

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Un locale opulento e decadente, dal fascino leggermente démodé, dove non riusciamo a ordinare quello che vogliamo. Passi per l’insalata di formaggi georgiani e per il cheburek (una sorta di raviolo gigante di pasta fillo, ripieno di formaggio ed erbette selvatiche): questi li possiamo chiedere, senza obiezioni da parte del cameriere.

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Quando arriva il momento di assaggiare lo shashlik, ci viene detto che questi spiedini di carne di agnello non ci toglierebbero la fame. O così ci sembra di capire. Cosa ci consiglia? Piuttosto l’agnello, che in Georgia viene cotto al forno in un recipiente di terracotta. Siamo un po’ stupiti nel sentirci dire di no dopo aver chiesto un piatto, ma non sarà la prima volta. E comunque il consiglio è ottimo.

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Concludiamo il pasto con una porzione di mazzoni, un dolce a base di latte fermentato servito con un cucchiaio di miele.

Na Melnitse

La seconda sera ci spostiamo in zona Krasnye Vorota, nome che letteralmente significa porte rosse, a indicare il palazzo omonimo proprio di fronte all’ingresso del ristorante. Il grattacielo è una delle Sette Sorelle o, come li chiamano qui, i grattacieli di Stalin. Il palazzo è d’impatto, ma stona decisamente accanto alle altre case della via: a due piani, dai colori pastello.

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Forse da Na Melnitse hanno voluto riprendere questo accostamento tra il vecchio e il nuovo: il nome stesso e l’insegna richiamano un vecchio mulino, così come gli interni, dove pavimenti consumati e tappezzerie del passato convivono con arredi essenziali. È un locale accogliente, che propone sì i piatti della tradizione, ma senza la pesantezza delle ricette del passato.

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Proviamo i famosi sottaceti russi, insieme a un tagliere di salumi e cipolle caramellate. Ordiniamo anche i crostini con caviale rosso, che non regge il confronto con quello nero, più delicato.

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Come piatto principale scelgo i vareniki: hanno una forma simile ai nostri panzerotti ma la pasta è più sottile, quasi trasparente. Posso essere farciti con diversi ripieni di verdure o carne, e il cameriere mi consiglia quelli alle patate e funghi.  Il mio compagno vorrebbe l’arrosto di vitello e, quando gli viene chiesto quale taglio di carne preferisca, indica sul menu un nome a caso. Il cameriere però, come da tradizione russa, scuote la testa e indica un altro nome. Abbiamo forse scelta? Possiamo contraddirlo? No, e comunque non saremmo in grado di farlo, per cui rispondiamo khorosho, va bene. E in effetti va davvero bene: anche in questo caso abbiamo fatto bene a seguire il consiglio del cameriere.

Twins

La zona in cui si trova il terzo locale ha un passato popolare: durante gli anni di Ivan il Terribile, qui si trovavano i laboratori dei fabbri che producevano armi e armature. Nel 1800, l’area di Malaya Bronnaya divenne una calamita per scrittori, studenti e artisti. Ora la via di ciottoli che collega i giardini degli Stagni dei Patriarchi a Tverskoy Boulevard è un susseguirsi di edifici in stile art nouveau e vittoriano, che ospitano negozi, bar e ristoranti.
Twins si trova in un edificio a due piani nella parte più a sud di Malaya Bronnaya, dietro a una porta dipinta di giallo sgargiante. Passando attraversando il cortile, dove i più coraggiosi hanno deciso di mangiare sotto il pergolato di glicini, sembra di trovarsi in un villaggio della campagna francese più che in un cortile di una metropoli. Anche all’interno l’ambiente è rustico, come quello di una casa in periferia: sedie spaiate, tavoli sistemati in maniera apparentemente disordinata e lampadine che pendono dal soffitto e illuminano di una luce dorata che si confonde con quella del tramonto.

Come le sere precedenti, ci viene detto che dobbiamo sederci al bar per qualche minuto perché il nostro tavolo non è pronto e che dobbiamo leggere il menu. Nell’attesa scegliamo, poi veniamo accompagnati al nostro tavolo nella sala più piccola, proprio accanto alla cucina a vista dove i gemelli che danno il nome al locale sono intenti a preparare i piatti che saranno la nostra cena.

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Iniziamo con un’insalata di pomodori al forno con pane alle erbe e salsa al formaggio, zuppa di pesce cotta sul carbone e bistecca di controfiletto avvolta in foglie di betulla. Non ci facciamo mancare tre assaggi di caviale – bianco, rosso e nero.

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Tra i dessert mi ispira in particolare la mousse di carote con biscotti al rosmarino ma non saprò mai se è un abbinamento vincente, perché devo ordinare il dolma, una sorta di involtino di foglie di uva ripieni di spuma di formaggio, serviti con sorbetto. L’accostamento tra il gusto acido dell’uva e quello dolce del formaggio non mi dispiace, ma rimarrò sempre con il rimpianto di non aver provato i biscotti al rosmarino.

Lavka Lavka

Il Lavka Lavka mi ha colpito prima ancora di leggere il menu online grazie al suo slogan: we are a farm to table restaurant, dalla fattoria alla tavola. E in effetti il concetto è chiaro appena entrati nell’androne di una di un palazzo non lontano dal teatro Bolshoj. All’interno di un cortile anonimo si trova prima il negozio di Lavka Lavka, dove si vendono i prodotti dei contadini russi che poi vengono utilizzati anche nel ristorante, un paio di porte più in là.
Per la prima volta da quando siamo a Mosca veniamo accolti da un sorriso e da un invito a sederci dove preferiamo. Scegliamo uno dei tavoli accanto alla finestra in questo locale dall’aria rustica, decorato con pezzi che sembrano arrivati da una fattoria: contenitori per il latte, sgabelli per mungere, tavoloni di legno grezzo.

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Ma d’altra parte nel loro negozio c’è scritto che food is not just eating, e in effetti ho l’impressione che qui il cibo sia qualcosa in più che semplice nutrimento. Su ogni tavolo c’è una gazeta, un quotidiano, purtroppo solo in russo, che racconta le iniziative organizzate con i contadini in tutto il paese.

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Da Lavka Lavka il cibo è rispetto della stagionalità, dei produttori e delle tradizioni: il menu cambia ogni giorno a seconda di quello che è stato possibile reperire, e ogni piatto riporta il nome del contadino che lo ha coltivato. Così, tra gli antipasti, i formaggi della regione di Smolensk sono stati prodotti da Lubov Gorbacheva, le cipolle sottaceto provengono dalla fattoria di Irina Serebryakova, mentre la carne di oca dei vareniki arriva dalla fattoria della famiglia Yudakovi. Anche la birra è prodotta in Russia: proviene da una serie di microbirrifici sparsi tra San Pietroburgo e Dedovsk, nell’oblast di Mosca.

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La ragazza che ci aiuta a scegliere i piatti ci spiega il concetto alla base del ristorante e del negozio: qui non si limitano a salvaguardare le ricette tradizionali russe, ma cercano di garantire un futuro a tutti quei contadini, allevatori e casari che nell’immenso territorio russo cercano di produrre cibo sano e di qualità. Lottano contro un processo di degrado gastronomico che non tiene conto di quello che c’è dietro a un prodotto finito. La consapevolezza è uno strumento molto efficace: dare un nome alla persona che ha prodotto il nostro cibo è un passo fondamentale per lo sviluppo di una coscienza alimentare.

Un aspetto che accomuna tutti i locali è il prezzo: non abbiamo mai pagato più di 2.400 a testa – l’equivalente di 30-35 euro. La stessa cifra che avremmo speso in un ristorante di livello equivalente in Italia, quindi forse un po’ sopra la media per i prezzi di Mosca.

Quale locale scegliereste? Ci sono dei piatti russi che avete provato e vi hanno colpito?

32 pensieri riguardo “Dove mangiare a Mosca

  1. Se andassi a Mosca farei una scorpacciata di caviale, ancora di più ora che mi hai incuriosito parlando di quello bianco, del quale ignoravo del tutto l’esistenza. L’ultimo ristorante mi piace da matti! Belle le decorazioni, la gazeta, le iniziative per tutelare i prodotti e i contadini locali! Che viaggio straordinario deve essere stato!😊

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    1. Non vado matta per il caviale, nel senso che tutti i giorni non riuscirei a mangiarlo, ma una volta ogni tanto, un assaggino di quello nero e quello bianco lo farei proprio volentieri!
      L’ultimo ristorante è stato quello che ho apprezzato di più, al punto che dopo aver scritto il post e scelto le foto, durante la notte ho sognato che aveva aperto nella mia città quindi potevo andarci quando volevo…
      Buona domenica 😊

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  2. L’ultimo locale mi ha molto colpita. Forse perché nell’ultimo anno e mezzo ho cambiato completamente il mio modo di fare la spesa, ed approcciarmi alle materie prime, ma trovo davvero encomiabile quello che si sta facendo per ridare un’identità al cibo. Alla produzione. Ai produttori. Per cui alla Russia stessa. E mi piace molto anche l’arredamento!
    In realtà avete scelto ristoranti molto rappresentativi e di grande impatto…ma il rapporto con i camerieri nella versione “non avete potere decisionale”, mi ha fatta morire dal ridere! Anche se ho sofferto con te, che non hai potuto assaggiare i biscotti al rosmarino.
    Buon fine settimana Silvia!
    Claudia B.

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    1. Sí l’ultimo è davvero notevole, proprio per questo approccio verso le tradizioni e verso le persone. E poi mi è piaciuta tantissimo questa cosa di raccontare i piatti attraverso il nome della persona. Dalle mie parti è un’abitudine che sta prendendo piede, anche se purtroppo succede troppo lentamente. E troppo spesso la gente non fa attenzione alla provenienza del cibo. Mi interessa molto questa cosa che dici della spesa responsabile!

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  3. Ok allora dovrò imparare come si dice “Fai tu” in russo 😛 Stranissima comunque sta cosa di negare spesso i piatti. La spiegazione che manchino gli ingredienti non regge perchè altrimenti sarebbe stata una cosa sporadica se non unica. Invece tu mi dici che è successo spesso e in vari locali. Se così fosse la considero una cosa grave: non si aspettavano turisti in questo periodo? Ancora più grave! Fate un menù stagionale no?
    Comunque molto bello il primo locale, non sapevo che la Georgia avesse più scelta in quanto a gastronomia. E che dire dei pomodori al forno con pane alle erbe, della zuppa di pesce cotta sul carbone (ma quanto dev’essere stata buona?) e della bistecca nelle foglie di betulla *_* !!! Si, decisamente vorrei provare questo menù. Dici che per quando riuscirò a organizzare avranno assortito la dispensa o mi diranno Niet? 😉 Davvero ammirevole la mission dell’ultimo ristorante!
    Hai selezionato un localino più bello dell’altro e dalle foto ci credo che i piatti non vi hanno delusi! Peccato solo per i biscotti al rosmarino…dai ti sono vicina Silvia! 😀
    Buona domenica, un bacione!
    Ps: il borsh era nei piatti Niet? 😀

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    1. In genere i russi con cui ho avuto a che fare sono sempre stati abbastanza freddi, anche quando mi sono sforzata di dire due parole nella loro lingua, facendo non poca fatica. Come minimo ti aspetteresti un sorriso, invece ti trovi di fronte una faccia impassibile. Quindi mi sono convinta che quello è il loro modo di fare: io al posto loro avrei detto “Guardate che questo è un antipasto, è una porzione molto piccola che non vi toglierebbe la fame”, ma magari per un russo è normale dire: “Quello no, DEVI prendere questo.” Invece magari mi sono solo fatta il film e sono proprio maleducati con i turisti!
      Ah ah è vero, se avessi imparato a dire Fai Tu sarebbe stato tutto molto più semplice 😂😂😂

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  4. Non so se riuscirei a scegliere un solo piatto da provare, come sai mipiace assaggiare tutto ma questa cosa che ti negano l’ordinazione è stranissima. Ma sarà che magari è una sorta di consiglio della casa un po’ freddo? Quello che, per esempio, qui a Roma sarebbe un “io ti consiglio di prendere quest’altro piatto invece di questo”… Chissà…Mi sembra strano sia solo perchè hanno finito gli ingredienti. E’ capitato anche a me a Dublino ma non così spesso; che stranezze! XD Comunque avrei provato tutto, anche i piatti Niet!!! 😀

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    1. Sai che a questo punto penso anche io che sia un molto russo e molto freddo e impersonale per dare un consiglio su cosa mangiare? Anche perché ho notato che quando dici grazie non ti rispondono nulla, e che ti dicono che DEVI fare qualcosa invece di chiederti se per favore lo puoi fare. Del tipo: potete farmi vedere i passaporti? per un russo diventa DOVETE farmi vedere i passaporti. Comunque alla fine i loro ordini ehm, consigli, sono sempre stati ottimi!

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  5. Come sai non sono mai stata in Russia. A Praga c’è qualche ristorante, ma non mi porterebbero nemmeno sotto tortura…
    Comuque l’ultimo locale è quello che più mi ha colpito, sia per la “filosofia” che per l’accoglienza. E’ veramente strano che ti venga negato qualcosa che ordini, non l’avevo mai sentito dire! Almeno quello che vi hanno consigliato vi ha soddisfatti. E sinceramente pensavo che in generale i prezzi fossero più bassi.

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    1. Io invece non sono mai stata a Praga quindi non ho idea di come possa essere un ristorante russo lì: immagino qualcosa di terribile dalle tue parole 😉
      Comunque mi sa che come ho scritto a Ilaria in un altro commento, forse è solo il loro modo poco gentile di dare dei consigli su cosa mangiare…
      Grazie per essere passata 😍

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  6. Mi piace tantissimo la filosofia dell’ultimo locale, quindi credo che sarebbe il primo che proverei. Mi fa morire dal ridere il fatto che la parola finale della scelta sia del cameriere 🙂 Mi immagino seduta li, dopo aver magari fatto fatica a capire i vari piatti e a sceglierne uno, è sentirmi dire di no, potrei reagire male :-):-) 🙂
    Baci!

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    1. Anche a me l’ultimo locale è piaciuto tantissimo: per la filosofa, per il cibo e anche per la gentilezza delle persone che ci hanno accolto – a differenza delle altre sere 😉
      Sai che la prima sera volevo insistere e ordinare proprio quello che avevamo chiesto in origine, ma poi la stanchezza e l’impossibilità di esperimermi nella lingua del cameriere hanno avuto la meglio. Della serie: basta che mi porti qualcosa da mangiare e in fretta!

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  7. Strano in effetti il modo di proporti altri piatti, quasi “obbligandoti” ad ordinare quello che consigliano! Però mi sembra che comunque i consigli non fossero malvagi, no? Quindi alla fine non tutto il male viene per nuocere 😉 Mi ispirano il cheburek e i vareniki, mentre il caviale non farebbe proprio per me 🙂

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  8. Devo dire che sia l’aspetto dei ristoranti, che quello dei piatti, mi ispira tantissimo…e forse perché non li associo alla cultura russa.
    Mi danno un’impressione diversa, non so perché, ma sono contenta di aver avuto questa smentita, perché immaginavo che il cibo in Russia fosse una cosa da non ricordare.
    A questo punto darei un consiglio a tutti: invece di leggere il menù, sbirciate sui tavoli degli altri e ordinate i piatti che ispirano di più…difficile che a uno dicano sì e all’altro no! 😉
    Bellissime foto: complimenti per non aver spazzolato tutto subito! ^_^
    Un maga bacio :*

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    1. In effetti anche io temevo di trovare cose terribili, tipo verdure bollite e pezzi indefiniti di carne stracotta… e invece è stata una bella sorpresa.
      Ah in effetti non ci avevo pensato: avrei potuto indicare i tavoli dei vicini e dire: “Quello che hanno preso loro” 😉
      Hai visto? Finalmente mi sono ricordata di fare qualche foto prima di mangiare anche il piatto!

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  9. Ma che bei posti hai trovato! Non avevo dubbi 🙂 Io sono rimasta affascinata dal primo e dal cheburek, che mi ispira moltissimo. Anche l’ultimo però mi ha colpito: condivido decisamente la loro filosofia. Certo che è difficile ordinare in un posto dove non si capisce una parola del menu… confesso che io andrei nel panico!

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  10. Ma sai che questi piatti e questi ristorantini mi ispirano un sacco?! Complimenti per la scelta!!
    Che strano però sentirsi dire di “no” dal cameriere, a volte non è per niente semplice capirsi tra culture diverse.
    Mi stai facendo venire sempre più voglia di partire per la Russia comunque!

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  11. Che buona la cucina georgiana, anche se credo quel ristorante abbia più influenze russe, almeno a leggere i nomi dei piatti. Strano anche il loro atteggiamento, un georgiano vi avrebbe riempito di cibo a non finire 😀 scherzi a parte, buonissimo il caviale, l’avevo assaggiato anch’io in Russia 🙂
    Un saluto cara!

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  12. Lavka Lavka e Twins sono due positicini spettacolari!
    Mi piace troppo la foto dell’entrata del locale TWINS e la foto di quel piatto provato a Lavka Lavka.
    E comunque trovo un po’ assurda l’idea che se voglio ordinare qualcosa mi debba venir negata…. non so, non mi troverei molto a mio agio! ahahah

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    1. Per una volta mi sono ricordata di fare un paio di foto ai piatti prima di aggredirli con forchetta e coltello 😉
      In effetti quando ci veniva detto di no, la cosa ci lasciava un po’ spiazzati: occhi spalancati, bocca aperta, grosso punto interrrogativo stampato in faccia 🙄
      Se fossimo stati in grado di esprimerci ci saremmo ribellati!
      Buona serata 😘

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  13. Io sarei indecisa su quale ristorante provare, devo dire che, a parte un paio di eccezioni, i piatti che hai nominato mi hanno stuzzicato un certo languorino!! 🙂 Certo che però le difficoltà della lingua mi farebbero un po’ preoccupare sul risultato della mia ordinazione… 😀

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