Amsterdam: colori e sapori

Ormai siamo a maggio ma oggi il cielo sopra il Piemonte mi ricorda quello di Amsterdam: grigio, carico di nuvole nere che si muovono velocemente. L’aria è fresca, anche se non gelida come quella di fine aprile nella capitale olandese, quando il sole si è fatto vedere solo per qualche ora. Ci sono dei colori strani lassù, e non so se si tratti di una caratteristica di Amsterdam o di tutta l’Olanda.

Così, mentre passeggi attraverso Museumplein, non capisci bene come possano convivere il rosa delle piante di ciliegio, il verde del parco che si estende tra il Museo Van Gogh e il Rijksmuseum, e il color piombo del cielo.

cielo amsterdam

O ancora, ti capita di camminare lungo una strada mediamente anonima, con palazzi alti di vetro e cemento, sentire i ciclisti sfrecciarti accanto sulla pista ciclabile con le loro biciclette tutte uguali, per poi svoltare in una stradina e trovarti davanti agli occhi una parete piena di colori, animali immaginari e scritte in una lingua incomprensibile.

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Così, quando attraversi il ponte e cammini controvento lungo il Singel, cercando riparo lungo le facciate delle case alte e strette colorate di grigio, marrone scuro e nero, non ti aspetti di trovare il giallo, il rosso e il rosa dei tulipani del Bloemenmarkt. È un mercato galleggiante – l’unico al mondo – allestito su barche coperte da vetri sui quali si riflette il colore tetro del cielo, amplificando ulteriormente la sensazione di luce bianca, quasi abbagliante, nonostante il sole non si faccia vedere da giorni.
Trecento metri di bulbi, piante e fiori recisi. Cestini, caraffe e vasi dai quali spuntano i colli lunghi e sottili dei tulipani, dai colori più tenui a quelli più decisi. Compro un paio di sacchetti di bulbi da uno dei tanti venditori, pur sapendo che non saprò mai ricreare lo stesso effetto a casa.

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Dal mercato dei fiori, un viaggio di quindici minuti in tram ci porta in zona De Pijp, ex quartiere operaio. I canali con l’acqua scura e le case che pendono sull’acqua, come se stessero per cadere da un momento all’altro, scorrono lentamente oltre i finestrini. Sembra tutto molto precario qui, con le facciate delle abitazioni che danno l’impressione di dover crollare, e l’acqua che all’improvviso potrebbe sommergere tutto, mentre attraversiamo l’ennesimo canale con l’immancabile bicicletta.

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Scendiamo dal tram e superiamo il palazzo tetro della Heineken, costeggiando il canale fino ad arrivare ad Albert Cuypstraat. Qui, dal lunedì al sabato, da oltre cento anni si svolge ogni giorno il mercato omonimo. Il quartiere, quello di De Pijp, venne costruito in fretta per garantire sistemazioni economiche e non troppo confortevoli agli immigrati arrivati dalla Turchia, dalla Spagna, dal Portogallo, dal Marocco e dalle ex colonie per lavorare alla fabbrica della Heineken, proprio dietro l’angolo. Era una zona di confine: non terribilmente povera, ma nemmeno agiata. All’inizio del Novecento, qui vivevano operai, artigiani, impiegati pubblici, prostitute e studenti. Persone che ogni giorno, prima o dopo il lavoro, dovevano comprare le cose necessarie: frutta, verdura, pane, ma anche abiti e oggetti per la casa. Così, intorno al 1900, i venditori ambulanti iniziarono a parcheggiare i loro carretti carichi di merce lungo la Albert Cuypstraat, dando vita a quello che oggi è forse uno dei più noti mercati di Amsterdam.

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All’Albert Cuypmarkt si trova un po’ di tutto: dai banchi che vendono prodotti per le pulizie, a quelli che vendono borsette, ombrelli, giacche e souvenir. Una donna con i capelli dritti sulla testa vende cappelli di lana cotta dalla foggia vagamente tirolese: costano poco, quindi mi lascio tentare e ne compro uno per ripararmi dalla pioggia. Peccato però che il vento mi costringa a camminare con una mano sulla testa, per impedire al mio nuovo acquisto di essere spazzato via come l’involucro che avvolge una delle ciotole dai colori delicati in vendita al banco accanto.

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Ma sono gli odori a guidarci in questo mercato, verso i banchi che vendono cibo da portare a casa e da mangiare in strada, al riparo della tenda svolazzante che dal camioncino del venditore è ancorata precariamente a due supporti lungo il marciapiede. L’uomo dietro al banco del pesce non ha l’aria troppo amichevole: non riusciamo a strappargli un sorriso nemmeno quando proviamo a parlargli in olandese, cercando di fargli capire che vogliamo un paio di porzioni. Assaggiamo prima il kibbeling: si tratta di pezzetti di pesce, in questo caso sgombro, impanati e fritti davanti ai nostri occhi. Il kibbeling viene servito in piatti di plastica, ancora bollente, e quasi si scioglie in bocca.

Ci spostiamo al banco successivo, dove troviamo ancora pesce. Capiamo che si tratta di aringhe, ma la signora non parla inglese e non sappiamo bene cosa ci stia domandando. In qualche modo capiamo che vuole sapere come vogliamo le aringhe: nel piatto, oppure in un panino? Ci guardiamo intorno e vediamo che le altre persone mangiano qualcosa che sembra un hot dog di aringa, e facciamo capire alla donna che vogliamo la stessa cosa. Ci offre un paio di broodje haring, aringhe marinate servite tra due fette di pane nero, con cipolle e sottaceti.

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Dopo il pesce superiamo alcuni banchi dove si possono acquistare pane, pesce fresco, frutta e verdura. Ci fermiamo a quello del pane, che vende anche la roomboter cake, un dolce simile al plumcake, ma dall’aspetto e dal sapore molto più burrosi. Ne proviamo una fetta tradizionale e una con il cioccolato: sono entrambe dolcissime, con un sapore molto marcato di burro. Una piccola porzione è più che sufficiente.

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Anche perché c’è un altro dolce olandese che ho notato nelle vetrine di tutte le panetterie della città. Si tratta dello stroopwafel, formato da due strati di cialda che racchiudono una dose abbondante di sciroppo di caramello. Sarebbe perfetto insieme a una tazza di caffè americano, da tenere tra le mani per riscaldarle, e per contrastare il sapore un po’ troppo dolce del caramello e del burro.

Con gli ultimi banchi, alla fine della Albert Cuypstraat, le vie tornano ad essere anonime e grigie. Forse è ora di tornare verso il centro, nella cintura dei canali, perché il bisogno di una bevanda amara e calda è sempre più impellente. Poi voglio ancora riempirmi gli occhi di quelle case, così alte e strette a causa di una vecchia tassa tanto più consistente quanto più la facciata di un’abitazione era larga. Voglio ancora dare un’occhiata ai bracci con le carrucole che spuntano qua e là dalle finestre delle mansarde, e alle porte dai colori vivaci, come le imposte.

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Voglio passeggiare ancora un po’ lungo i canali, attraversare i ponti ripidi e schivare i ciclisti spericolati, sorridendo a questa città che, alla fine della giornata, ha deciso di regalare un timido raggio di sole.

39 pensieri riguardo “Amsterdam: colori e sapori

  1. Con il mercato galleggiante sulle barche hai conquistato immediatamente la mia immaginazione, dopo vado subito a googlare 😉
    Il colpo di grazia poi me l’hai dato col cibo. Com’era l’hot dog aringoso? 😛
    Peccato per il cielo grigio, il sole è capace di cambiare completamente l’aspetto di un luogo e molto spesso l’imprinting positivo o no di un viaggio è dato proprio dalla sua presenza (a parte il capo ovviamente)! 😀
    Strano comunque che abbiano difficoltà con inglese! Ti abbraccio e ti auguro buon fine settimana Silvia!

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    1. L’hot dog aringoso crea dipendenza, ti giuro! Ne avevo già provata una versione simile in Norvegia e poi ci sono voluti anni per disintossicarsi e ora sono di nuovo caduta nella trappola delle aringhe marinate 😉
      Ah ah direi che il capo è peggio del cielo grigio, decisamente!
      Buon fine settimana anche a te, un bacio 🙂

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  2. Awwww, che bello aver passeggiato per Amsterdam nelle tue parole, senza essermi mossa dall’ufficio. Non che non voglia vedere di persona il mercato galleggiante o affondare i denti in un dolcetto burroso… ma l’hai raccontato così bene. Colori, profumi, sapori che per una che ad Amsterdam non c’è mai stata sono una tentazione irresistibile. Buon weekend, Silvia! 🙂

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    1. Ciao Chiara, sono felice di averti fatto viaggiare dall’ufficio!
      Il dolcetto burroso è in effetti un po’ troppo burroso per i miei gusti: l’ideale sarebbe un altro panino all’aringa dopo la torta, e poi via di nuovo con il dolce 😉
      Buon weekend anche a te e Marco!

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    1. Eh anche in Germania – e in Norvegia – i panini alle aringhe marinate sono ottimi!
      Niente Van Gogh Museum perché ho avuto l’idea geniale di arrivare tardi per evitare la coda, solo che siamo arrivati talmente tardi che era già chiuso…
      Sarà per la prossima volta!

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  3. Silvia che quadro intenso hai dato di Amsterdam. Un quadro che, nonostante il grigio del cielo, è ricco di colori e di sapori. di scorci, di persone. Mi è piaciuto tanto leggere questo tuo punto di vista su Amsterdam. Soprattutto perché per te è stata una sorta di “partenza della pace”…nel senso che, dopo la tua esperienza in viaggio col boss, stavi cercando di dare a questa città una seconda possibilità.
    E a me sembra che l’incontro, stavolta, sia stato un grande successo! Dì la verità Silvia: ti ha conquistata Amsterdam, vero? Pace fatta?
    A presto!
    Claudia B.

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  4. Albert Cuypmarkt è piaciuto molto anche a me seppur molto caotico. Aspettavo di commentare per chiederti com’era il panino ripieno di aringhe e sottaceti: a me non attira per niente.
    Comunque torno sempre volentieri a leggere le impressioni e articoli sulla città di Amsterdam, l’adoro! Un bacione

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    1. Quando ci sono andata io invece non c’era molta gente: forse anche per il freddo e la pioggia che ha tenuto tutti al chiuso!
      Il panino all’aringa va provato. Io lo avevo già mangiato in Norvegia quindi sapevo già più o meno di cosa si trattava. So che può fare un po’ impressione ma ne vale davvero la pena. Buona giornata 😍

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  5. La zona dei Paesi Bassi manca completamente al mio appello, ma ogni volta che la sogno, la immagino colorata e splendente…spero di avere fortuna quando mai toccherà a me!
    Però questa cosa dei mercati, cielo grigio o azzurro, mi fa impazzire: è un’abitudine del centro/nord Europa e credo sia impossibile replicarla in nessun’altra parte del mondo…che colori, che odori, che sapori!! Con le tue parole sono già lì!
    Buon lunedì, cara! 😙

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  6. Omiodio voglio quel dolce al burro!
    Si, ok, una piccola porzione…ma io adoro i dolci dove si sente il burro!
    Ovviamente non deve essere nauseante ma già immagino l’odore ed il sapore!
    I colori di Amsterdam, così in contrasto fra loro, sono magnifici.
    Poi sarà che i tulipani sono i miei fiori preferiti, quindi l’idea di ritrovarmeli dietro l’angolo in un mercato dove ne vendono di tutti i colori mi mette già di buon umore!
    Chissene importa del tempo a quel punto! 😀
    Un bacione ❤

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    1. In effetti quel dolce aveva un profumo che si sentiva a distanza!
      Anche a me i tulipani piacciono tantissimo, e ho dovuto resistere alla tentazione di comprarne un mazzo da tenere nella camera d’albergo! Vediamo i bulbi che ho comprato, magari riesco a farli fiorire.
      Buona giornata ❤️

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  7. Questi tuoi ultimi post cadono a pennello, a giugno andrò 4 giorni ad Amsterdam e non vedo l’ora!
    Con questo racconto mi hai messo tanta curiosità, il mercato mi ispira un sacco!! Non vedo l’ora di partire e di assaggiare il cibo locale *_*

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  8. Mi hai fatto tornare in mente che anch’io comprai un sacchettino di bulbi al Bloemenmarkt, pensando che probabilmente non fosse un buon investimento – non so perché ma ero convinta che il viaggio li avrebbe rovinati – ed invece, da più di sette anni, quei tulipani continuano a colorare il giorno dei miei genitori ogni primavera!
    p.s. ma il panino con le aringhe era buono?

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  9. Bellissimo questo racconto… ti fa viaggiare senza muoverti da casa ma soprattutto ti fa venire voglia di partire subito e scoprire di persona il fascino che hai descritto.
    I tulipani tra l’altro sono il mio fiore preferito e sogno di passeggiare al mercato di Amsterdam alla ricerca di bulbi strepitosi.

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