Ricordando un viaggio: Seattle, an affair to remember

Gli anni Novanta per me sono stati gli anni del liceo, della patente e dei film rivisti centinaia di volte, al punto da ricordarne a memoria le battute. Quel periodo è stato segnato da due titoli in particolare: Singles, del ’92, e Sleepless in Seattle, uscito l’anno dopo. In molti avranno da ridire sulla loro importanza nell’ambito della storia del cinema, ma per me hanno avuto un ruolo fondamentale: è grazie a loro che ho sentito parlare per la prima volta di Seattle. A quel tempo non era possibile cercare qualcosa su Google. Se avessi avuto Wikipedia, nel 1993 avrei scoperto che Seattle è la città principale dello stato di Washington, sulla costa ovest degli Stati Uniti, a poco più di 100 chilometri dal confine canadese. Tutto questo non era possibile, e forse anche per questo motivo Seattle è stata la città dei sogni per me.

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Il mio sogno è diventato realtà solo molto tempo dopo, quando ormai sia Meg Ryan che Tom Hanks si erano probabilmente dimenticati di aver girato quel film. Tuttavia, l’entusiasmo da parte mia non si è affievolito nel corso degli anni, anzi: durante il mio primo viaggio a Seattle, i miei sentimenti verso la città affacciata sul Puget Sound non hanno fatto altro che intensificarsi.

L’atmosfera di Seattle

Quando esco dal Warwick Hotel respiro l’aria della città a pieni polmoni. Forse è successo solo a me, o magari chi ci è stato lo può confermare: camminare per le vie di Seattle al mattino presto ha qualcosa di unico. Sono i primi giorni di marzo, durante la notte ha piovuto e il cielo è ancora coperto di nuvole grigie. Nell’aria c’è un odore particolare: un misto di resina degli abeti delle Olympic Mountains e di salsedine dello stretto di Puget. Se poi si aggiunge l’odore della pioggia, tutto è più magico. Da Lenora Street proseguo sulla 4th Avenue, senza incontrare anima viva per almeno due o tre isolati. È all’altezza di Vine Street che vedo le prime persone: uomini e donne che camminano con determinazione, ma senza la frenesia che si percepisce nella maggior parte delle metropoli del mondo.

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Se lungo i marciapiedi di New York, di Chicago o di Londra non entrerei nemmeno nei radar della gente diretta al lavoro o all’università, qui almeno due o tre persone mi fanno un cenno con la testa. I ragazzi sulle fixed bikes si fermano per lasciarmi attraversare la strada e, quando li ringrazio, ricambiano con un sorriso. L’impressione è quella di vivere in una città fatta di esseri umani e non di zombie. Dopo poche ore passate qui, ho la sensazione che potrei facilmente sentirmi a casa.

Lo Space Needle

È un’attrazione estremamente turistica, al punto che probabilmente i veri Seattleites si rifiutano di salire fino in cima. Ma d’altra parte io sono una turista in questa città, per cui non posso essere arrivata fino al limite estremo della costa occidentale statunitense e perdermi la vista dallo Space Needle. Il biglietto costa circa 20 dollari, ma li vale tutti. Sono da poco passate le nove del mattino, per cui oltre a me e all’addetta alle biglietterie ci sono solo tre persone in attesa di prendere l’ascensore che in meno di un minuto ci porta in alto, verso l’Observation Desk e i suoi 160 metri di altezza. Leggo sul volantino che fu costruito in occasione della fiera mondiale di Seattle del 1962, e che per anni ha detenuto il primato di costruzione più alta a ovest del fiume Mississippi.

Ma non ci sono parole o immagini che possano descrivere lo spettacolo al quale si assiste dalla cima della torre: il Mount Rainier ancora coperto di neve, la città con le vie che si incrociano ad angolo retto, la baia di Elliott con le sue isole.

Il Pike Place Market

La scritta Public Market a caratteri cubitali rossi è forse una delle più riconosciute in tutto il mondo, e il mercato di Pike Place è certamente uno dei più vecchi. Situato tra la Alaskan Way e Pike Place, il Public Market di Seattle opera da oltre cento anni in maniera continuativa, per 363 giorni all’anno. Deve la sua fama soprattutto ai venditori di pesce del Nordest del Pacifico e dell’Alaska, ma in realtà offre anche una vasta selezione di altri prodotti freschi e locali, dal formaggio, alla carne, al pane, alle birre artigianali.

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L’arcata nord del mercato poi, da qualche anno è interamente dedicata agli artigiani della zona che vendono ceramiche, articoli di bigiotteria, dipinti e sculture. È sempre pieno zeppo di gente, a qualsiasi ora del giorno, ed è probabilmente uno dei posti migliori in cui mangiare. Gli stand sono un esempio eccellente di street food: si può prendere un crab sandwich, un panino di polpa di granchio, o un clam chowder, una zuppa di vongole. Per chi preferisce un pasto vero e proprio, non mancano i ristoranti. Non posso fare altro che scegliere l’Emmett Watson Oyster Bar, con la sua offerta di ostriche e l’ampia scelta di birre locali, tra cui la Pike Place Ale.

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Il caffè

Oltre a essere la patria del grunge e della Microsoft, la città è conosciuta anche per il caffè. Da qualche parte ho letto che il numero di coffee shops di Seattle è di dieci volte superiore rispetto a quello delle altre città degli Stati Uniti: anche se non riesco più a trovare la fonte della statistica, non stento a crederci. Ci sono piccoli caffè a ogni angolo, tanto che si potrebbe arrivare in città seguendo l’aroma dei chicchi tostati. Alcuni sostengono che il caffè sia stato creato proprio a Seattle, e in un certo senso è vero: è qui che Starbucks aprì il suo primo negozio nel 1971, proprio di fronte al Public Market. Personalmente mi schiero con quelli che sostengono che Starbucks sia il posto ideale per le persone a cui non piace il caffè, per cui preferisco bere una grossa tazza di liquido bollente, scuro e amaro in uno dei quasi 700 caffè indipendenti della città, tra cui i più noti sono forse il Victrola Coffee, o il Lighthouse Roasters. Se non ci si vuole allontanare troppo da Pike Place, vale la pena di provare Beecher’s che, oltre al caffè, offre anche un’ottima selezione di formaggi locali e di piatti caldi e freddi.

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Mi bastano poche ore, un po’ di caffè, un mercato, qualche ostrica e un panorama stupendo per convincermi che i miei sentimenti nei confronti di questa città non sono passeggeri. Per citare il titolo di un film, quello tra me e Seattle è An Affair to Remember.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Non Solo Turisti
Cover photo by Stuart Guest-Smith on Unsplash

25 pensieri riguardo “Ricordando un viaggio: Seattle, an affair to remember

  1. Che bello questo post, racchiude tutto l’entusiasmo che devi avere provato nel realizzare uno dei tuoi sogni dell’adolescenza! Vedere dal vivo i luoghi di un film (o un romanzo) rimasto nel cuore o legato a un periodo particolare della propria vita trasmette emozioni indescrivibili!

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  2. Me la immagino come quelle città americane con i palazzi bassi fatti di mattoncini rossi e con quei vecchi empori che vendono di tutto. Se ti ha fatto questo effetto (che ricordi ancora a distanza di anni) vuol dire che Seattle è una città autentica!
    E per l’ennesima volta mi hai messo voglia di clam chowder…dove lo posso trovare che qua non ne conoscono neanche l’esistenza? 😀 😀
    Buona serata Silvia!

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  3. Io sono nata nei primi anni ’90 e per me Seattle = Grey’s Anatomy 😀 Però, c’è da aggiungere che ho anche un’anima rock ereditata dai miei genitori, quindi Seattle per me è anche Jimi Hendrix e – più tardi – la culla del grunge. Molto bello questo post, se chiudo gli occhi riesco quasi a vedere il suo caratteristico skyline (e a sognare il crab sandwich!). Buona domenica!

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  4. Non mi ha mai attirato Seattle, però è un piacere “vederla” attraverso le tue parole, entrare con te nei caffè (ovviamente!) e immaginare la sua atmosfera. Non so perché, la associo a cieli nuvolosi e al vento, tanto vento…

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  5. wooow che spettacolo! anche io come te non amo il caffè di starbucks, ma ho una mug del primo bar di starbucks di seattle che amo e non sono acpace di inizare la mattina senza la ia dose i caffè italiano con late in quella super mug! però in amercia solo coffè alla gilmore girls..!!

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  6. Avevo bisogno delle tue parole per ridare un senso ad un città che, va a capire perché, non immaginavo così!
    Molto belle anche le immagini, ma hai messo talmente tanto amore e consapevolezza in questo articolo, che avrei potuto vedere Seattle anche solo attraverso le tue descrizioni.
    Nooo! Starbucks è nato qui? Assolvimi Silvia perché io amo il loro Earl Gray e i muffin ai mirtilli….sul caffè ti seguo a ruota, invece!
    A presto
    Claudia B.

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  7. Di Seattle si sente parlare sempre molto poco eppure sono tantissimi i miti legati a questa città, soprattutto se pensiamo alla musica.. camminare per le sue strade, pensando che magari fossero le stesse frequentate da Kurt Cobain e da Eddie Vedder mi ha parecchio emozionato, ma forse perchè sono estramentemente sensibile all’argomento.
    Io l’ho trovata anche un po’ misteriosa – sarà stato per il cielo grigio e la pioggia semi-costante – e la cosa mi è piaciuta molto!

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  8. Per me Seattle significa grunge e forse proprio per questo motivo legato alla musica che amo, soprattutto quella dei Pearl Jam, vorrei vederla da sempre. Mi sono immaginata a passeggiare tra le sue vie mentre ti leggevo, ad annusare l’odore della pioggia e del caffè. Grazie per questa evasione😍

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