Ricordando un viaggio: una sera di dicembre a Killealy

In Irlanda del Nord a dicembre fa freddo. Piove spesso e l’aria gelida trasforma le gocce in aghi gelati che pungono la testa. Il vento gelido soffia in continuazione e alle tre del pomeriggio è già buio. Verrebbe voglia di scappare subito a gambe levate da un posto del genere, invece noi ci siamo rimasti per sette giorni.

Quando l’Immacolata cade a metà settimana è troppo tardi per fare il ponte dal weekend precedente e troppo presto per quello successivo. Noi tagliamo la testa al toro e decidiamo di fare una settimana intera di vacanza. Sappiamo che una volta arrivati in Irlanda del Nord verremo accolti dal freddo e dall’umidità ma, dopo aver attraversato a piedi il ponte di Brooklyn con dieci gradi sotto zero, non ci spaventava più nulla, nemmeno il freddo siberiano.

Un volo turbolento ci porta sani e salvi all’aeroporto di Dublino, da dove partiamo con la macchina a noleggio diretti a Newry, piccola città appena dopo il confine tra la Repubblica Irlandese e l’Irlanda del Nord. Il secondo giorno lo dedichiamo a Belfast, che non ci colpisce in maniera particolare. Forse per il fatto che non abbiamo visto i Murals del periodo dei Troubles, forse perché la pioggia non ci abbandona dal mattino, forse un po’ anche per la stanchezza.

Quando lasciamo la città siamo un po’ demoralizzati: siamo già al secondo giorno del nostro on the road, e ancora non abbiamo visto nulla che ci abbia convinti di aver fatto la scelta giusta decidendo di trascorrere ben sette giorni in un posto così ostile in questo periodo dell’anno. Per di più, non riesco a togliermi il freddo di dosso e non mi sono ancora abituata alla guida dalla parte “sbagliata” della strada, nonostante io occupi solo il lato passeggero e non quello del guidatore. La paura di scivolare sull’asfalto bagnato e di finire in un dirupo a picco sul mare non mi abbandona.

Northern Ireland landscape.jpg

Il navigatore ci informa che siamo quasi giunti a destinazione: passeremo la notte in un piccolo albergo di campagna, nel villaggio di Killealy. Quando scelgo un hotel passo ore, anzi giornate intere, a guardare le fotografie delle camere in internet e a leggere le recensioni: nella maggior parte dei casi ci azzecco, ma quando sbaglio lo faccio alla grande. Il ricordo della notte trascorsa in un hotel di Bognor Regis che probabilmente non veniva pulito dal 1982 è ancora vivido nella mia mente, come se fosse successo solo ieri.

Parcheggiamo la macchina sul piazzale del country lodge, sperando che il piccolo albergo di campagna sia almeno decente. Anche perché Killealy più che un villaggio è un raggruppamento di case basse intonacate di bianco e con i tetti di ardesia, tutte identiche al nostro hotel. Non ci sono negozi né  pub, e l’idea di salire in macchina per cercare un posto dove cenare mi fa venire le lacrime agli occhi: piove a dirotto, fa freddo e c’è il vento. Siamo solo noi, l’hotel e il mare burrascoso a poche miglia di distanza.

Northern Ireland stormy weather.jpg

Nella reception c’è quell’odore tipico delle case anglosassoni: un misto di polvere, di umidità e di pioggia. C’è la moquette per terra, color rosso porpora, che si abbina alla tinta lucida delle pareti. Il camino nell’angolo è decorato con vischio e rami di abete. Di fronte al camino sono posizionate due poltrone, dove vorrei lasciarmi cadere all’istante. La signora gentile che ci accoglie ha però altri programmi: ci accompagna al primo piano, su per le scale ripide, dove si trova la nostra stanza.

Cosa faremo se dietro alla porta color crema dovesse nascondersi uno stanzino grande come un armadio per le scope, con la carta da parati che cade a pezzi e la tenda della doccia ammuffita? L’importante è che ci sia l’acqua calda, mi dico. Ma c’è molto di più di quanto mi aspetti: la stanza è piccola e le pareti sono dipinte di un lilla che fa a pugni con la moquette senape, ma c’è profumo di lavanda e fa caldo. Non c’è nulla che cada a pezzi, e il bagno è pulito. Al posto dello scarico nel pavimento e della tenda di plastica che avevo immaginato c’è una doccia con tanto di porte a vetri. E ben quattro asciugamani candidi e morbidi.

Ballyrobin Room.jpg

Prima di lasciarci, la proprietaria ci chiede se desideriamo prenotare un tavolo per cena, nel ristorante al pian terreno. Accettiamo senza pensarci, e approfittiamo del tempo a disposizione per sistemare i bagagli. Mentre appendo i cappotti umidi vicino al termosifone scosto leggermente la tenda gialla a fiori e per qualche istante mi lascio incantare dalla vista al di là della finestra: non si vede nulla al di fuori della campagna e di qualche cottage con le luci che sembrano ondeggiare attraverso la pioggia, nel buio quasi completo.

Quando scendiamo per la cena il nostro tavolo non è ancora pronto, così ne approfittiamo per bere una birra seduti sulle poltrone accanto al camino. La playlist è dedicata interamente alle canzoni di Natale, sia nella reception che nella sala del ristorante, dove prendiamo posto accanto a un altro camino. C’è anche un albero di Natale in un angolo: è talmente alto che la punta sembra schiacciata contro il soffitto.

Ordiniamo dal menu natalizio: la scelta non è ampia, ma non abbiamo dubbi sul tacchino con salsa di cranberries e l’arrosto con verdure. Dopo i piatti principali, proviamo il dolce  di Natale per eccellenza, il plum pudding: profuma di zenzero e cannella e mi ricorda tante leggende legate alla sua preparazione. Insieme al caffè arriva la voce di Frank Sinatra che canta Santa Claus is Coming to Town: una conclusione perfetta per una serata inaspettata.

Forse un po’ tacky, come direbbero da queste parti, ma molto Christmassy.

35 pensieri riguardo “Ricordando un viaggio: una sera di dicembre a Killealy

  1. Eh eh eh….io ho capito che l’atmosfera magica e il freddo del nord mi piacciono solo dal pc 😀 No dai scherzo, è che effettivamente è molto difficoltoso reggere contemporaneamente ombrello, macchina fotografica e combattere con il vento sferzante!
    Però quell’albergo di campagna aveva davvero un’atmosfera carina. La camera sembrava confortevole e il calduccio del ristorantino “Santa” me lo sogno stanotte! Come va a finire, ci racconti anche gli altri giorni?
    Benritrovata Silvia! 😉

    Piace a 1 persona

    1. Eh sì, dal pc è tutto molto più semplice: la neve, il vento, il freddo… davanti al camino al caldo! Oltre all’ombrello e alla macchina fotografica aggiunge anche il cappellino di lana per riparare le orecchie 😉
      Gli altri alberghi del resto del viaggio purtroppo non sono stati altrettanto accoglienti…
      Buona giornata 🙂

      Piace a 1 persona

  2. Io ed il freddo non andiamo così d’accordo, nonostante questo mi piacciono i paesi del nord. Forse dovrei visitarli solo in stagioni “calde”, ed invece mi ritrovo a due giorni dalla partenza per una capitale del centro europa dove toccheremo i -5 gradi!
    Devo dire che dopo la stanchezza di giornate così, dove guidi per ore e magari neanche ne vale poi così la pena, tornare in un posto che ti faccia sentire coccolato, quasi a casa, è la gioia più grande e ti da la carica per il giorno successivo.. senza dubbio!
    Con il clima natalizio poi, che bella atmosfera!

    Un bacione ❤

    Piace a 1 persona

  3. Queste foto del mare in tempesta farebbero sciogliere il cuore di Aramis, che è un “dark inside”…ma anche io amo i paesaggi freddi e struggenti.
    Questo racconto l’ho trovato delizioso e, a dispetto del contorno, mi ha trasmesso una sensazione di calore…aspettiamo il seguito, però! 😉
    Un abbraccio! :*

    Piace a 1 persona

  4. Il trovarsi in un albergo caldo ed accogliente, dopo una giornata passata a combattere contro il freddo, l’acqua ed il gelo, credo che sia una delle cose più “rassicuranti” del mondo. La scelta delle foto in bianco è nero rende benissimo l’idea del clima inclemente e del mare lievemente incavolato.

    Piace a 1 persona

  5. Che bello quel nome, Killealy, che mi ricorda elfi, folletti, leggende e tutto ciò che amo del Nord. L’Irlanda non mi ha conquistata quando l’ho vista, devo essere sincera: ed è strano, perché mi affascina la cultura celtica. Però ricordo con piacere un momento simile al tuo, in un luogo accogliente con un dolce, e il paesaggio malinconico fuori. E queste piccole cose restano sempre impresse nella memoria…

    Piace a 1 persona

    1. Una delle cose che più ho apprezzato in Irlanda è stata l’accoglienza delle persone e di certe strutture, che in alcuni casi – come in questo – “really made my day” (non mi viene un’espressione italiana che renda l’idea). Se non fossi finita in un luogo così accogliente, probabilmente avrei avuto un ricordo terribile della giornata.
      Buon weekend 🙂

      "Mi piace"

  6. Comunque sia andata, credo che questo viaggio e questa serata ti rimarranno sempre nei ricordi: le disavventure sono quelle sulle quali ci si ride sopra poi con i nostri compagni di viaggio. “Ti ricordi quella volta che …?” ma vuoi mettere?

    Vivendo in montagna, io ho un debole per il mare, soprattutto se d’inverno (tempesta o non tempesta!). Ma ora hai un motivo in più per ritornarci: da provare nella bella stagione (ma lo sai che le giornate sono lunghissime in estate da queste parti) e vedere questi luoghi (e quello che non hai visto) con occhi diversi!

    Piace a 1 persona

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.