È successo davvero? Travel Tag Challenge

M&P sono gli autori di un blog che seguo da un po’ di tempo, A Tourist Abroad. La scorsa settimana mi hanno coinvolta in un’iniziativa divertente a cui partecipo volentieri: si tratta del tag #èsuccessodavvero.
Il gioco è semplice: basta raccontare tre aneddoti di viaggio, di cui due veri e uno inventato, chiedendo a chi legge di trovare quello falso. Ecco le regole da seguire:

  • Usare nel post l’immagine del tag originale.
  • Nominare l’ideatore del tag, A Tourist Abroad
  • Inserire tra i tag dell’articolo #èsuccessodavvero
  • Raccontare le 3 cose più strane che ti sono successe in viaggio: due vere, una inventata.
  • Inserire alla fine di ogni racconto la frase “…è successo davvero?
  • Taggare almeno 5 blog.

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Metto la spunta alle prime tre regole: questa è la parte semplice. Ora viene il difficile: raccontare tre aneddoti, due veri e uno almeno verosimile…

Aiuto, c’è un uomo nella mia doccia!

New York, viaggio di lavoro a fine agosto. Io e il mio collega dobbiamo fermarci in città per cinque giorni, e il budget limita la scelta dell’hotel. È ancora alta stagione, quindi qualunque struttura decente ha costi elevati. Optiamo per un albergo vicino alla Penn Station: fa parte di una catena internazionale, e di per sé dovrebbe essere una garanzia; verrà smantellato entro qualche mese e propone ottime tariffe.
Al nostro arrivo, l’aria condizionata della lobby trasforma all’istante le goccioline di sudore sulla fronte in stalattiti di ghiaccio. Decine di TV a schermo piatto trasmettono partite di basket, rendendo impossibile l’interazione con l’addetto al check-in. In ascensore, ancora musica assordante, poi finalmente il silenzio del corridoio. Arrivo davanti alla mia camera camminando su un pavimento rivestito di moquette beige, aprendo una porta che mi sembra troppo sottile. La stanza è a dir poco spartana, e rispetto alla temperatura polare del piano terra, qui sembra di essere in un forno. L’aria condizionata c’è, ma non funziona. La televisione modello anni Ottanta è accesa e la voce del conduttore rimbomba tra le quattro pareti con le loro 50 sfumature di marrone. Apro la finestra, lasciando entrare il rumore del traffico otto piani più in basso. Lo scrosciare dell’acqua nella camera accanto mi sembra vicinissimo, noto mentre mi dirigo verso il bagno. Non mi rendo conto che il rumore non arriva da un’altra stanza, ma proprio dalla mia doccia. L’uomo nudo come un verme sotto il getto d’acqua mi mostra il lato B, mentre io inizio a urlare. Lui si volta, urlando più forte di me e nascondendosi dietro un lembo della tenda.

“Who are you? This is my room!” ci gridiamo addosso per un po’, fino a quando mi decido a lanciargli un’asciugamani. Ci deve essere stato un misunderstanding che spero potrà essere risolto alla reception. L’uomo mi domanda come sia possibile che non abbia notato la sua valigia accanto alla scrivania e me lo domando anche io, mentre scendo di nuovo nella lobby. Per fortuna si risolve tutto abbastanza velocemente: per sbaglio sono stati prenotati due ospiti nella stessa stanza. Vengo assegnata a un’altra camera e mi fanno un upgrade. Come direbbero a New York, every cloud has a silver lining…

Secondo voi… è successo davvero?

Prigionieri de los policias mexicanos

Sono in Messico con dei colleghi per organizzare un convegno. La nostra base è la città di Puebla, a due ore di autobus da Città del Messico. Dobbiamo raggiungere un paese a una trentina di chilometri per un sopralluogo a una location di un evento, e già mi sento che questa giornata non sarà delle migliori. Stiamo aspettando Raúl, il nostro referente locale, sotto un sole cocente. Lui si presenta all’appuntamento con un’ora di ritardo. Per di più noi siamo in sei, e la sua macchina ha spazio per quattro persone al massimo: senza risparmiare qualche insulto a denti stretti a Raúl, decidiamo di prendere un taxi. Ne fermiamo uno per strada, Raúl spiega all’autista dove dobbiamo andare e inizia la contrattazione sul prezzo. Io e i miei colleghi S. e P. saliamo sul taxi, gli altri vanno in macchina con il referente. Al secondo semaforo perdiamo di vista la macchina della nostra guida, ma il taxista ci rassicura. Dopo mezz’ora di viaggio siamo nel bel mezzo del nulla. Il taxista si ferma e ci fa scendere.
“Ora ci spara in testa per rubarci i dollari americani” penso. Non sa dove siamo, non ha capito dove vogliamo andare, si rifiuta di parlare al cellulare con Raúl per farsi indicare la strada. Ci abbandona in un posto che sembra il set di un film: case basse e diroccate lungo entrambi i lati della strada, palle di paglia e polvere che rotolano a mezz’aria, un cane magrissimo con una corda al collo e le ruote del taxi che azzannano la strada mentre il nostro autista sfreccia verso Puebla.

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Photo by Juanjo Menta from Pexels

Mentre ci interroghiamo sul da farsi, un vecchietto sdentato si avvicina e inizia a parlarci, senza che io capisca una parola. Il mio collega P., che ha un livello di spagnolo più elaborato del mio, prova a spiegargli la situazione.
“Policia! Policia!” inizia a gridare il vecchietto. No, la polizia, no, lo supplichiamo. Non abbiamo fatto niente di male! Corre come un pazzo dentro uno degli edifici, lasciando il cane a fare la guardia. Appena proviamo a fare un passo, la bestiaccia ci mostra i denti.
Dopo un po’ vediamo arrivare una macchina della polizia a sirene spiegate. Pensiamo di scappare, chissà dove poi, ma il cane e la paura ci impediscono di muoverci. Appena la macchina si ferma scendono due poliziotti, bassi e robusti. Uno dei due tiene la mano sulla fondina, l’altro dietro la schiena, forse pronto a far scattare le manette. Mandiamo avanti P., che saluta i poliziotti con voce stridula e gli spiega la situazione. I due annuiscono, e iniziano a parlare tra di loro. Poi ci indicano la macchina, aprendo le porte posteriori.
“Dicono che ci accompagnano loro” spiega P. Io e S. gli chiediamo se sia proprio sicuro: e si ci volessero accompagnare in prigione, dove finiremo i nostri giorni come in una puntata di Prigionieri di Viaggio?
Saliamo senza fiatare sui sedili posteriori, separati dai poliziotti dalla rete metallica che serve per tenere a bada i prigionieri. Stiamo seduti composti, con le mani dietro la schiena, come se fossimo ammanettati. Dopo un breve viaggio vediamo un cartello con il nome della città del sopralluogo, una piazza con una chiesa, un ristorante che sembra proprio quello dell’evento… E una macchina che conosciamo, con Raúl e i nostri colleghi. I due policias ci fanno scendere, scambiano qualche parola con il nostro referente e ci stringono la mano. Noi li ringraziamo, ancora increduli e un po’ sconvolti, vedendoli andare via con i lampeggianti accesi.

Secondo voi… è successo davvero?

A cena dalla Lady sul trattore

Durante un viaggio attraverso la Scozia, il mio capo viene invitato a cena da una Lady: una vera e propria nobile con tanto di maniero sperduto tra le colline della campagna scozzese. Io e la mia collega F. siamo prese alla sprovvista da questo invito: non abbiamo portato nessun abito vagamente elegante, ma d’altra parte come ci si veste per andare a cena in un castello scozzese? Potremmo andare a fare shopping, ma non ne abbiamo il tempo, per cui la cosa più simile a un abbigliamento degno di un nobile è una giacca nera abbinata a un paio di jeans e a una camicia, abbinamento che ci fa assomigliare a due cameriere. Dopo aver risolto in maniera approssimativa un problema, dobbiamo pensare ai regali da portare alla Lady: possiamo forse presentarci nel suo maniero in quattro – io, F., il capo e P., la nostra referente scozzese – a mani vuote? È impensabile. Non so come ma P. riesce a procurarsi un chilo di Parmigiano Reggiano e due bottiglie di Barolo.
Rimane però un problema non da poco: come arrivare fino al maniero a un’ora di macchina, e poi tornare al villaggio in cui siamo alloggiati, dato che P. non ha né la macchina né la patente? Un taxi ci costerebbe un patrimonio, l’affitto di una macchina non è una strada praticabile per cui ricorriamo all’unica soluzione possibile. Il vicino di P. ci accompagnerà in macchina, aspetterà fuori dai cancelli e ci riporterà in hotel. Sembra tutto perfetto, non fosse che il gentilissimo vicino ha un mezzo di trasporto che è una via di mezzo tra un trattore e un pick-up su cui carica le pecore della sua fattoria.

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Photo by Quang Nguyen Vinh from Pexels

Lui si mette alla guida, il boss si siede nell’abitacolo al posto del passeggero mentre io, F. e P. rimaniamo in piedi, nel cassone, come le pecore che normalmente occupano questo posto. Quando arriviamo – con la schiena a pezzi e i capelli dritti – veniamo accolti dalla servitù della Lady. È un miracolo se non abbiamo rotto le bottiglie di vino, ma soprattutto se non abbiamo degli escrementi di pecora sotto le scarpe.

La cena è un incubo, un pasto surreale durante il quale io, F. e P. siamo palesemente fuori luogo con il nostro abbigliamento per nulla country chic e il nostro francese ridicolo – sì, perché il boss e la Lady parlano francese tra di loro. L’affare triste dura un paio di ore, al termine delle quali saliamo quasi di corsa, come pecore diligenti, nel cassone del pick-up.

Secondo voi… è successo davvero?

Invito alcuni amici a partecipare all’iniziativa:

L’Orsa nel Carro
Viaggiare con gli Occhiali
Profumo di Follia
Ele Ovunque
My Morning Travelguide

Non nomino altri amici blogger per il semplice motivo che magari sono stati già taggati in altre iniziative in questi giorni, ma in ogni caso ognuno può aderire all’iniziativa.

Quale di questi episodi secondo voi non è mai successo? Scrivetelo nei commenti!

Cover photo by jacqueline macou from Pixabay

56 pensieri riguardo “È successo davvero? Travel Tag Challenge

  1. No vabbè, ma questo tag è stupendo!! Grazie di avermi nominata, appena ne avrò il tempo lo farò sicuramente, e se proprio devo sceglierne una falsa, anche se sarebbe stupendo se fossero vere tutte e tre, dico la numero uno!! Sono troppo curiosa di vedere come evolverà questo tag, secondo me ci sarà da ridere :D!!!

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  2. Bellissima questa iniziativa! Fantastiche le storie, soprattutto il vostro viaggio tra pecore, Parmigiano e Lady franco-scozzesi. Fantastica anche la foto! Sembrano tutte e tre molto plausibili, io punto sul Messico, speriamo di aver indovinato.
    Grazie mille per il tag 🙂 Purtroppo in questi giorni non ho tempo di rispondere, sono in partenza, ma una volta tornata provvederò a raccontare (e a inventare :D) qualche episodio divertente.
    Un abbraccio!

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  3. Ciao! Ringrazio di cuore di essere stata taggata. Spero di non deludere nessuno 🙂 ma non posso proprio garantire dei racconti così ben fatti. La scelta è ardua perché le foto ovviamente non possono aiutare, ma soprattutto perché ci sono tantissimi dettagli…nessuna sembra veramente inventata! Però dai, mi lancio e punto anche io sulla storia numero 2-Messico

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    1. La storia del Messico è vera 🙂
      Quella falsa è quella dell’uomo nella doccia! Il segreto è partire da un elemento di verità – come la mia scelta di quell’albergo tristissimo in cui ho dormito davvero – e da lì immaginarsi qualcosa di più o meno plausibile 😉
      Non vedo l’ora di leggere il tuo post.

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      1. Caspita che avventura messicana!
        Si sto lavorando sul mio post che sarà pronto a breve e anche io ho usato la tecnica: ispirati ad un posto in cui sei stata 🙂 Complimenti anche alla fantasia perché con la storia della doccia hai risvegliato i miei peggiori incubi!

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  4. Tu sei stata in un sacco di posti e le disgrazie di questo tipo appaiono spesso su questo blog, oltre al fatto che ogni racconto è denso di descrizioni dettagliate che non sembrano frutto della tua fantasia. È davvero difficile scegliere la falsa. Voto seguendo l’istinto: Messico.

    Grazie per la nomina, inizio a pensarci! Ma sappi che non sarò mai brava quanto te, mi farò sgamare subito XD

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    1. Eh, purtroppo il tuo istinto ti ha portata fuori strada: la falsa è la uno, quella dell’uomo urlante nel bagno! Anche se l’albergo (in cui sono stata davvero) era proprio triste come nella descrizione che ne ho fatto.
      Non ti preoccupare se ti sgamano subito, io sono stata smascherata al secondo commento 😉

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  5. Silvia non si bara così, conoscendoti potrebbero essere tutte e tre vere! 😀
    Un gran peccato per le frasi “50 sfumature di marrone” e un “uomo nudo nella doccia” che insieme nella stessa storia cozzano proprio. Poteva avere tutt’altro epilogo!
    Mhhh…vediamo secondo me l’aneddoto falso è l’episodio di “Narcos” ma solo perchè non c’era il Capo, la cui assenza è garanzia di “viaggio liscio”! 😛
    E adesso che m’invento per eguagliare questa spassosissima triade di aneddoti?! Grazie per la nomination! Un bacio!

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    1. Ahaahahahahaah non avevo pensato all’abbinamento delle sfumature di marrone e dell’uomo nella doccia 😉 Che è proprio la storia falsa!
      Ti sei lasciata ingannare dal Messico, ma in realtà il capo c’era anche lì, solo che era impegnato altrove.
      Sono sicura che riuscirai a tirare fuori qualcosa di super divertente 🙂

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  6. Fantastico Silvia! Mi sono divertita un sacco a leggere questo post, e penso che le mie disavventure in viaggio in confronto alle tue non siano niente! Mmm hai parlato spesso di Puebla come una città che non ti è piaciuta (mi sbaglio?), secondo me quella storia è vera! Io punto sulla prima come storia falsa, nonostante ci possa benissimo stare! Ahahahah
    Ma adesso QUANDO ce lo dici che i ha indovinato????

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    1. Brava, sei attentissima ai dettagli! In Messico ci sono stata e l’episodio è successo sul serio: forse è anche quella una delle cose che non mi ha fatto apprezzare il viaggio (come l’antipatia dei taxisti).
      Quindi sì, hai indovinato! L’uomo nella doccia è frutto della mia fantasia (anche se detto così potrebbe far pensare a chissà cosa 😉

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  7. Che tag meraviglioso ❤ non avevo ancora letto nessun post a tema. Secondo me la 1 è falsa, la 2 e la 3 sono così piene di dettagli da risultare realistiche, e spero siano cose veramente accadute. Il terzo aneddoto, in particolare, mi ricorda l'episodio di Orgoglio e Pregiudizio in cui Lizzy deve andare ospite da Lady Catherine ma ha solo un vestito mediocre da mettere xD
    Appena ho tempo partecipo volentieri 😀

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    1. Ciao Chiara! Mentre scrivevo in effetti mi rendevo conto che la prima storia – quella falsa – non era abbastanza dettagliata 😉 E poi c’era il fatto di non essermi accorta della valigia del fantomatico poveretto una volta entrata in camera: ero certa di venire “sgamata” subito per quel dettaglio!
      A questo punto penso proprio che potrei dedicare un post alla cena dalla Lady 🙂

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  8. Ahahaha questo tag è veramente GENIALE! Mi hai davvero tenuta incollata allo schermo, con il sorriso sulle labbra, dalla prima all’ultima parola. Mmmm, non ho letto nessun commento precedente per non correre il rischio di spoilerarmi la soluzione..ma secondo me la bufala è la n°1! Accendiamola!

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  9. Se non avessi letto nei commenti avrei dato per falsa la storia numero due. Sei troppo brava nel saper scrivere, raccontare, descrivere… Te lo dico di cuore! L’idea dei ragazzi di A Tourist Abroad è fantastica! Adesso mi vado a leggere tutte le altre storie! Un abbraccio Silvia!

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  10. Che belle queste storie, scrivi benissimo come sempre! ❤
    Ho riso tantissimo per la prima storia, un'esperienza da incubo! La seconda invece è terrificante, se è vera penso che al tuo posto sarei andata in panico… La terza è assolutamente fantastica! Il problema è che sembrano tutte e tre vere 😀 Io direi che quella falsa è la seconda, lo spero davvero perché è un'esperienza troppo ansiogena ahahah

    Un abbraccio ❤

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  11. Non ho voluto leggere i commenti per non scoprire se qualcuno ha indovinato la storia “falsa” ma voglio sperare sia la uno, mentre la terza è troppo comica e nonostante immagino come possiate esservi sentite a disagio in quel momento , spero proprio non sia inventata perché dai, cose del genere sono proprio tipiche delle tue avventure con il capo! ahahhaha
    Quella in messico è bella tosta. io avrei avuto una paura da matti!!!!!

    Un bacione ❤

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