Notting Hill, Londra: lontano dalla pazza folla

A Notting Hill mi piace andare quando c’è poca gente, quando Portobello Road e le strade che la circondano non sono invase dalle bancarelle del mercato che durante il weekend attira migliaia di visitatori. Preferisco dedicare a questo quartiere di Londra una mattina qualsiasi di un giorno lavorativo, per avere l’illusione di sentirmi a casa tra le vie fiancheggiate da abitazioni basse e colorate, come se abitassi proprio dietro una delle tante porte, colorate come le facciate.

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Un mattino, insieme ai miei compagni di viaggio, ci incamminiamo in direzione opposta a quella della fermata della metropolitana di Lancaster Gate che in pochissimi minuti ci poterebbe a Notting Hill. Ci dirigiamo invece verso Westbourne Grove: da qui, in meno di un miglio arriviamo all’incrocio con Ledbury Road, dove si trova la prima tappa del giorno. Al pian terreno di una delle tante casette dai colori che variano dall’azzurro al rosa pallido si trova Daylesford’s. Non è facile definire questo posto: un po’ café, un po’ deli shop, un po’ fruttivendolo e panettiere, un po’ negozio di oggettistica. Ho conosciuto la proprietaria qualche anno fa, nella sua fattoria biologica in Gloucestershire e, da allora, non riesco a rinunciare a fare un salto nel suo locale di Londra. Ho visto in prima persona la passione di chi lavora nella fattoria e in cucina: quando sai che un prodotto è stato fatto con amore, lo trovi ancora più buono. E probabilmente è qui che servono i migliori eggs benedict che abbia mai mangiato. Li ordino ogni volta e, per non farmi mancare niente, aggiungo un pain au chocolat, un succo di mela e sambuco e un caffè americano. I miei compagni non sono da meno, con i loro piatti di uova strapazzate e salmone, salsiccia e funghi, e pancakes alla frutta. Una colazione impegnativa, senza dubbio, ma quando ci alziamo non ci sentiamo troppo in colpa per aver mangiato per otto persone: in fondo è tutto biologico e di provenienza locale.
Proseguiamo pigramente lungo Westbourne Grove, sbirciando le vetrine dei negozi di antiquariato e delle gallerie, fino a quando la via incontra la più famosa Portobello Road.

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Quando svoltiamo a destra, noto che questa via vanta tutta una serie di negozi in cui mi piacerebbe fare la spesa, se abitassi qui. La prima tappa sarebbe La Cave à Fromage, per comprare cinque o sei tipi di formaggi inglesi, poi la bancarella all’angolo con Colville Terrace per un mazzo di fiori freschi e infine The Coffee Plant per un caffè al volo.

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Una piccola deviazione lungo Blenheim Crescent, dove si trova un altro dei miei posti preferiti di Londra, Books for Cooks: abbiamo finito d mangiare da poco, per cui oggi ci limitiamo a guardare la vetrina. Perdiamo qualche minuto per dare un’occhiata agli scaffali di The Notting Hill Bookshop, la libreria che ha ispirato il film di Hugh Grant e Julia Roberts. Non meno importante è il fatto che questo negozio racchiuda al suo interno una vastissima collezioni di mappe, cartine, libri e guide di viaggio. Ritorniamo lungo Portobello Road, diretti questa volta verso sud, godendoci i colori delle case, le bancarelle e i negozi dall’aria un po’ démodé.

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Senza la folla di visitatori del fine settimana si possono notare gli accessi alle piccole gallerie. A un occhio poco attento potrebbero sembrare ingressi di abitazioni private oppure di garage, con le loro saracinesche sollevate. Non c’è quasi mai un’insegna, e l’unico segnale che permette di capire che in quei locali malandati e poco illuminati si vende qualcosa è di solito un banchetto realizzato con un pezzo di compensato. In queste gallerie (nel senso che sembrano proprio dei cunicoli) si possono acquistare soprattutto gioielli e bigiotteria vintage. È da un venditore di cui non so il nome, un vecchio signore con i capelli lunghi e un marcato accento scozzese, che compro una collana di lapislazzuli per mia madre. Poco più su, all’altezza di Denbigh Close, un ragazzo afghano mi mostra un bracciale d’argento a forma di serpente e una collana con delicate decorazioni floreali. Mi mostra anche una collana formata da piccoli teschi di avorio, ma è decisamente al di fuori del mio budget.

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Facciamo poi tappa da Alice’s Antiques, il famoso negozio di antiquariato di Portobello Road: la sua insegna rossa con un drappo bianco sostenuto da due angeli è probabilmente tra le più fotografate della città. Ci fermiamo a curiosare tra le bancarelle: vecchie valigie, servizi da tè in porcellana bianca e blu, palloni di cuoio: tutte cose troppo ingombranti per essere portate a casa.

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Ma forse stanno meglio lì dove sono, accatastate sugli scaffali di legno nel vicolo che si intrufola tra il palazzo di mattoni rossi che ospita Alice’s e il negozio di fronte, Chloe Alberry. Qui vendono esclusivamente pomelli per porte e appendiabiti, di quelli vecchio stile, da appendere al muro.

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Anche se non compro niente, mi è sufficiente muovermi tra la merce esposta per illudermi di vivere in un’ipotetica casa poco lontano da qui, in quel pezzo di Portobello Road che si incontra facendo il percorso contrario a quello dei visitatori arrivati alla fermata di Notting Hill. Se potessi vivere qui, vorrei abitare nel tratto di strada tra Chepstow Villas e Pembridge Road, dove sembra di stare in una via di un paese della campagna inglese, con le casette dipinte nei toni dal tortora al grigio, dal blu al lilla. Mi basterebbe uscire dal portone di casa e attraversare la strada per fare colazione al Farm Girl Cafè, nascosto all’interno di un cortile, tra l’ingresso di una chiesa e una casa di mattoni intonacati di bianco. Se la sera non avessi voglia di cucinare, ordinerei una delle loro zuppe e un paio di tortine di granchio, che potrei mangiare nel giardino sul retro della mia casa immaginaria.

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Quando mi sveglio dal mio sogno ad occhi aperti siamo all’altezza di un altro negozio in cui mi piace passare un po’ di tempo: non ha un’insegna, né un sito internet, ma ha la più vasta selezione di cappelli, tutti a 20 sterline. Si va dal classico cilindro, alla bombetta, al fedora, al cappello da cacciatore.
Lasciato il negozio, ci dirigiamo verso Pembridge Road, dove man mano il fascino del quartiere svanisce. Iniziano a comparire qua e là negozi di catene internazionali, farmacie e centri scommesse. Quando arriviamo lungo Notting Hill Gate, diretti alla fermata della metropolitana, il rumore del traffico e gli odori del McDonald’s mescolati a quelli del KFC ci catapultano di nuovo nella realtà della grande metropoli, lontano dal quartiere dove per qualche ora mi sono sentita a casa.

33 pensieri riguardo “Notting Hill, Londra: lontano dalla pazza folla

  1. Sivia l’aspettavo questo articolo sul tuo posticino preferito! Le tue parole me l’hanno fatto apprezzare tantissimo anche a me!
    hahah bella la cosa del non sentirsi in colpa perchè “Bio”, con questa scusa la prossima volta farò un bliz nello scaffale “dolci” del reparto Bio del mio supermercato di fiducia.
    A Portobello Road quindi ci sono i fiorai proprio come nelle scene del film? *_* Stupendo! E la libreria esiste davvero…immagino la gente in pellegrinaggio, un po’ come gli appassionati di Dylan Dog alla ricerca del civico 7 di Craven Road! 😛
    Silvia ma non hai mai pensato di cercare lavoro e trasferirti a Londra? Ti ci vedo sai come expat!
    A presto!

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    1. Grazie Daniela 🙂
      Ogni scusa è buona per mangiare qualcosa e non sentirsi troppo in colpa: vai tranquilla quindi coi dolci bio 😉
      Eh sì la libreria spesso è piena di curiosi! Pensa che qualche anno fa un’altro negozio in zona aveva messo un cartello sulla porta con su scritto “Questa non la libreria di quel film famoso”!
      Quando ero giovane ho pensato spesso di cercare lavoro a Londra ma ora non ho più l’età 😉

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  2. Il tuo amore per Londra è decisamente contagioso! Anche io preferisco andare a Portobello durante la settimana quando puoi girare e fantasticare, tra i negozi e le case, come e più ti piace. Lo scorso inverno ho dedicato l’intera mattinata al quartiere, tra casette colorate e murales da cercare, non volevo più venire via.

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  3. Notting Hill l’ho completamente saltata durante il mio viaggio a Londra, quindi ho salvato il post che non si sa mai *___* quella città su di me ha un effetto strano. Quando ci sono stata ho visto un paio di mercatini, tra i quali uno mi pare in zona Greenwich, con varie bancarelle che vendevano vecchie scatolette dall’effetto vintage, cosine di antiquariato come quelle che hai descritto tu. Lì per lì non le ho nemmeno guardate più di tanto, ora guardando le foto mie e quelle che mostri tu mi sto mangiando le mani e se piombassi a Londra in questo momento diventerei immediatamente una patita di vintage e mercatini dell’usato!

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    1. Ciao Anna! Così hai un motivo per tornare a Londra 😉 Anche se io non ho mai comprato nessuno dei bellissimi oggetti esposti: prima di tutto perché non saprei come riportarmeli in Italia (forse potrei andare in macchina, però…) e secondo perché qualsiasi oggetto a casa mia finirebbe per essere fuori luogo, come quando compro una lampada che all’Ikea sembra bellissima e poi nel mio salotto sta da schifo!

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  4. I tuoi post hanno su di me l’effetto “sirene di Ulisse”: già sto resistendo da mesi alla tentazione di tornare a Londra, se poi leggo di posticini come Daylesford’s… sto già aprendo Skyscanner alla ricerca di voli. Un giorno capirò qual è il segreto di quella città e perché attira come un magnete…

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      1. Lo è stata anche per me! Sicuramente i ricordi hanno la loro parte. Ma è come se avesse un fascino particolare, senza essere bellissima come Parigi… sarà la struttura a quartieri che permette di esplorare ogni volta angoli nuovi, oppure l’eclettismo, il mix di stili, i fiori sulle banchine della metropolitana… i caffè 😀

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    1. Ma sai che sono passata lì davanti e ho sentito il richiamo di tutte quelle cose buone? Ma purtroppo avevo già mangiato come un maialino all’ingrasso, quindi niente cupcakes! Vuol dire che devo tornare un’altra volta a Londra 😉

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  5. Adoro quando scrivi di Londra, sei l’ unica che potrebbe farlo all’ infinito senza stancarmi mai! Anche io andai a Notting Hill in un giorno feriale ma la girai un po’ a caso! La prossima volta seguirò l’ itinerario del post…e proverò almeno un paio di posticini, voglio assaggiare quelle eggs benedict!

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