Borough Market: come è cambiato negli anni il più antico mercato di Londra

La prima volta a Southwark risale ai tempi in cui non c’era ancora nemmeno l’idea dello Shard, la famosa scheggia di vetro che ora svetta poco distante dal mercato coperto più vecchio della città.
Il Southwark Borough, il quartiere situato lungo la riva sud del Tamigi, è uno dei più antichi di Londra. Dopo gli anni bui del Medioevo divenne famoso prima per l’intrattenimento a luci rosse, poi per i combattimenti di tori e per il bearbaiting, la crudele lotta dei cani contro gli orsi, molto in voga fino agli inizi del XIX secolo.

Vecchi edifici, pratiche sanguinarie e promiscuità: questo riassume la zona di Southwark fino a non troppi secoli fa. In mezzo a questo degrado proliferavano le taverne, i pub e i mercati: è proprio qui che già nel XIII secolo si svolgeva regolarmente un mercato molto importante. Alcuni ritengono infatti che Borough Market esistesse già mille anni fa e che rappresentasse il collegamento ideale tra la città di Londra a nord e i porti e le città del sud. La sorte del mercato subisce una brusca battuta di arresto negli anni Settanta, quando la rapidissima diffusione dei supermercati determina la scomparsa graduale sia dei piccoli negozi di frutta e verdura, sia dei mercati di quartiere.

Borough Market 07

Quando vidi Borough Market la prima volta alla fine degli anni Novanta, non c’erano ancora i gruppi di turisti giapponesi a scattare fotografie a qualunque prodotto esposto o i bambini italiani a toccare ogni frutto e ogni pagnotta. Ricordo le vecchiette con la permanente e i carretti per portare la spesa, i contadini arrivati dal nord con le guance rosse e le mani ruvide. I venditori di frutta e verdura erano sbrigativi, e i loro banchi non erano per nulla fancy. La zona stessa era tutto fuorché invitante: la Southwark Street è una via trafficata non diversa da altre strade in altre grandi città; l’accesso al mercato è attraverso il portone di un anonimo palazzo di mattoni rossi. L’ingresso di Stoney Street, quello utilizzato dai venditori, si trova in una via che anni fa aveva un aspetto a dir poco triste, con case basse e fatiscenti proprio di fronte alle colonne di ferro battuto che sorreggono l’insegna del mercato. Sotto la tettoia, una serie di banchi di produttori arrivati da tutta l’Inghilterra per vendere formaggi, carne, pane, frutta, verdura. Intorno al mercato, altre vie che sembrano uscite da un romanzo di Charles Dickens: poca gente in giro, qualche pub dall’aspetto dubbio dove i gestori non sono abituati ad accogliere gli stranieri.

Negli anni tutto questo è cambiato: me ne rendo conto ogni volta che torno a Borough Market. All’inizio era qualche piccolo particolare a farmelo capire: un nuovo negozio, una caffetteria, qualche banco con i prodotti esposti in maniera meno disorganizzata. Questi cambiamenti sono più visibili forse da chi come me a Londra non ci vive ma ci torna un paio di volte all’anno. A partire dai primi anni 2000, anche in Inghilterra si è iniziato a prestare attenzione all’artigianalità nel settore del cibo. Fu allora che il titolare del negozio di formaggi Neal’s Yard Dairy aprì la sua seconda sede a Park Street, in un magazzino abbandonato proprio di fronte al mercato: una scommessa per promuovere la rinascita di quest’area. Hanno seguito il suo esempio altri imprenditori, che nel giro di pochi anni hanno trasferito qui la loro attività: Brindisa, importatore nel Regno Unito di prodotti spagnoli, seguito poco dopo da Monmouth Coffee, dove tra l’altro si beve quello che secondo me è uno dei migliori caffè della città.

Così, in una calda mattina di agosto cammino sotto la tettoia del mercato dove sono esposti prodotti delle isole britanniche: dalla carne di agnello a quella di maiale, dai formaggi a latte crudo come il Cheddar, lo Stilton e lo Stinking Bishop, al pane artigianale fatto con lievito madre. Un’altra differenza è che ora, oltre agli stand più esotici con prodotti italiani o francesi, molte bancarelle del mercato sono dedicate ai prodotti healthy: abbondano i frullati di frutta, in versione veg e detox. Non che io abbia niente con chi vuole bere estratti di sedano, carota e cavolo, ma preferisco nettamente fermarmi a un altro stand, quello del panino alla salsiccia del Cumberland e a quello della torta salata al bacon e verdure.

Borough Market 05

Finito il pellegrinaggio da una bancarella all’altra – ne noto anche una che vende gelato anziché ice creams – ci dirigiamo verso il fiume percorrendo Stoney Street. È da un po’ che non passo sotto il cavalcavia della ferrovia, e ricordo che anni fa mi veniva istintivo guardarmi le spalle prima di avventurarmi nel dedalo di viuzze che da qui portano sulla riva del Tamigi: strade lastricate strette e buie, che sembrano sparire tra un muri di mattoni scuri dei vecchi magazzini abbandonati e fatiscenti.

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Quei locali ora  sono stati convertiti in gallerie, negozi radical chic e sedi di start up. Anche la gente che cammina per strada è completamente diversa da quella che ricordo: i macellai con i grembiuli insanguinati e i contadini che spingono i carrelli carichi di pedane sono stati rimpiazzati da uomini con i pantaloni risvoltati che lasciano scoperte le caviglie magre e da donne con eleganti tailleur scuri indossati insieme a Nike fluo, in netto contrasto con le Louboutin che certamente saranno custodite nelle loro borse.

Arriviamo in pochi minuti lungo la Bankside, superando il Globe Theatre e la coda di gente che aspetta di entrare per vedere la ricostruzione del teatro di Shakespeare. Il panino alla salsiccia ci ha messo sete, così decidiamo di fermarci per una birra al The Swan, gastropub che cerca di darsi un’aria tradizionale e allo stesso tempo alla moda, con il risultato che nel complesso tutto sembra un po’ finto: dalle poltrone di pelle alle stampe appese alle pareti. Però c’è da dire che la vista è spettacolare, con il Millenium Bridge e St. Paul dall’altra parte del fiume, oltre la finestra aperta.

St Paul 01.jpg

Ce ne andiamo dopo un paio di birre, pronti a lasciarci Southwark alle spalle. Mi rimane un solo dubbio: Borough Market mi piace perché è davvero bello, oppure per i ricordi che evoca? Per il pensiero delle volte in cui ho comprato pane, formaggio, torte e birra per organizzare un picnic improvvisato a Green Park? O lo avrei amato anche se ci fossimo incontrati solo ora per la prima volta?

35 pensieri riguardo “Borough Market: come è cambiato negli anni il più antico mercato di Londra

  1. Bella domanda! Da come lo hai descritto direi un 70% immensa nostalgia e 30% apprezzamento per l’attuale.
    Ci sono troppi “Dickens” a pendere da quella parte! 😛
    Diciamo che forse, se non fosse per il vicino Monmouth Coffee… andremmo tranquillamente a 95%!
    Panino alla salsiccia del Cumberland tutta la vita! 😉
    Ciao Silvia, sempre coinvolgenti i racconti della tua Londra! ^_^

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    1. Anche io associo sempre i mercati con le mattinate passate tra una bancarella e l’altra con mia nonna! E insieme a questo ricordo mi torna in mente anche il profumo del pane e della focaccia che ci fermavano a comprare prima di tornare a casa. Bei tempi 🙂

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  2. Ancora non ho capito se il Borough mi piace o no. Provo emozioni contrastanti quando lo vedo, come se in parte mi attirasse, in parte mi respingesse… la verità è che finisco sempre per fare spesa altrove. Ma di sicuro mi piace Southwark, con i suoi caffè e le sue vie che trovo diverse dal resto della città. Grazie di avermi riportato a Londra (e quanto farei adesso un salto al Monmouth Coffee!) 😀

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  3. Sai la tua domanda finale è quello che mi sono chiesta per tutto il tempo della lettura del tuo articolo : era meglio prima o adesso? Questa modernità, questo sviluppo chic, questa apertura verso nuovi orizzonti la rendono una zona più bella, sicura, gradevole da visitare oppure era proprio quell’insicurezza che lasciava il segno?
    Non so, non l’ho conosciuta negli anni ’90 quindi forse non lo saprò mai ma andrò a visitarla sicuramente quando tornerò a Londra! Dopo un articolo del genere come potrebbe essere il contrario?! 🙂

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  4. Il panino alla salsiccia che hai preso al posto del frullatino healthy ha vinto tutto, 100 punti per te. Mi piace un sacco il cambiamento che descrivi in questo post, si vede che conosci molto bene questa zona. Io di Borough Market non avevo mai sentito parlare, sono sincera. Sembra quasi un cambiamento avvenuto durante qualche secolo, invece sono solo pochi anni quelli di cui parli. Pazzesco e tremendamente affascinante. Tranne per i tizi con le caviglie scoperte. Quelli no, quelli non sono affascinanti manco per niente.

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    1. Sì infatti, è avvenuto tutto molto velocemente. Mi sento un po’ come mia nonna a dirlo, però è incredibile come un posto possa cambiare quasi dall’oggi al domani.
      Il frullatino frutta & verdura con quei colori tristi da ospedale non ce la posso proprio fare 😉

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  5. Del soggetto di questo post hanno già detto tutto i nostri cari colleghi blogger prima di me (a proposito, mi aspettate per organizzare un blog tour a Londra, veeeero?? 🙂 ). Quello che voglio dirti è che mi piace da impazzire il modo in cui racconti certi luoghi. I dettagli, le ambientazioni, i ricordi che si mescolano alla realtà: trovo davvero piacevole leggere i tuoi articoli!
    Un abbraccio 🙂

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  6. Da quello che ho letto e sentito nelle tue parole penso che questo posto ti piaccia molto soprattutto per il ricordo che hai.. E da come hai descritto il tutto sembrava di essere lì anche a me! Non avevo mai sentito parlare di questo posto (come di molti altri di cui spesso parli) quindi lo aggiungo alla lista e ti ringrazio!🙂

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  7. Mannaggia a me, quando sono stata a Londra non conoscevo questo posto, mi sarebbe piaciuto molto visitarlo…ma leggendo l’articolo credo proprio che quando lo visiterò mi piacerà ancora di più per l’evocazione molto Dickensiana che traspare dalle tue parole, bel post Silvia! Complimenti! Tra l’altro devo provare quella caffetteria! Un motivo in più per visitarlo! 🙂

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