Una passeggiata nelle Langhe: Barolo, Monforte e Verduno

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta sul blog Pietrolley: grazie Pietro per avermi ospitata!

Il New York Times ha inserito la zona di Langhe, Monferrato e Roero tra le 52 destinazioni da vedere nel 2016: è praticamente casa mia e, come mi capita con “i posti dietro l’angolo”, sono sempre quelli che conosco meno perché tanto ci posso andare quando voglio. Così, una domenica di fine aprile mi sono dedicata alla scoperta di una piccola parte delle Langhe, regione del Piemonte a cavallo tra le province di Cuneo e Asti.

 

È famosa innanzitutto per i suoi vini: il Barolo (detto anche il re dei vini), il Barbaresco, il Dolcetto, il Pelaverga, l’Arneis e la Nascetta. Il buon vino richiede del buon cibo, e non manca nemmeno quello. Si va dalla battuta al coltello, carne di vitello tagliata grossolanamente e servita cruda; alla bagna cauda, una salsa a base di aglio e acciughe; ai tajarin, tagliatelle sottilissime servite magari con una grattata di tartufo bianco.
In realtà ci vorrebbe almeno una settimana intera per dedicare a questa regione l’attenzione che merita: da qualche anno gli enti locali del turismo organizzano delle vacanze a piedi lungo il percorso ad anello che parte dal comune di Barbaresco, passando per Neive, Bossolasco, Monforte, Barolo e Verduno attraverso i sentieri nelle vigne.

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Avendo un solo giorno a disposizione, abbiamo scelto la passeggiata di circa undici chilometri che, dal centro di Barolo, porta fino a Monforte e permette poi di ritornare al punto di partenza. È una delle prime giornate tiepide della stagione, e le vie del piccolo paesino di meno di 1.000 abitanti sono piene di gente. Ci sono molti turisti che probabilmente sono arrivati fino qui da chissà dove per vedere l’Enoteca Regionale del Barolo o il WiMu, il museo del vino allestito nel Castello Comunale Falletti di Barolo. Altri, come noi, sono qui per la scarpinata attraverso le vigne. Il sentiero parte subito in salita e ci porta alla frazione di San Rocco: Novello è proprio di fronte a noi, appena un po’ più in alto. Ci fermiamo pochi minuti per scattare qualche foto, e mi torna in mente una cosa che diceva mia nonna: suma sempre a la mira ‘d Nuvel. Letteralmente significa che si vede sempre Novello, ed effettivamente, questo piccolo comune a 417 metri sul livello del mare è ben visibile da diversi punti della Langa. Ma nella tradizione piemontese essere sempre alla mira di Novello significa soprattutto essere a un punto morto, non aver fatto nessun passo avanti.

 

Riprendiamo il cammino per un tratto lungo la strada provinciale, ma ben presto ritorniamo sul sentiero che si snoda attraverso le vigne. Dopo poco meno di un’ora di cammino arriviamo a Monforte, piccolo comune famoso per la produzione di vini. Non è ancora ora di pranzo, ma ci dirigiamo ugualmente verso il centro, dove oltre ai soliti bar ed enoteche che si affacciano sulla piazza c’è anche un piccolo mercato contadino. Tutti i dehors dei locali sono affollatissimi: ci sono ciclisti, motociclisti, stranieri con grosse macchine fotografiche che occupano ogni sedia disponibile. Prendiamo un caffè veloce al banco di uno dei bar e compriamo della frutta da una delle bancarelle: ce la faremo bastare per il percorso di ritorno. Tra una fragola e un morso a una mela torniamo alla Cappella delle Sette Vie e saliamo verso la collina. Il percorso è più lungo e più impervio rispetto all’andata: scolliniamo percorrendo un sentiero stretto e ombreggiato dai pioppeti, poi di nuovo attraverso le vigne delle tante cantine che hanno la loro sede tra queste colline.

Quando torniamo al parcheggio è ormai pomeriggio inoltrato: la stanchezza inizia a farsi sentire, e anche la fame. In meno di venti minuti di macchina arriviamo in piazza a Verduno, dove ci fermiamo per un aperitivo che in realtà è quasi una cena. Scegliamo Casa Ciabotto, un piccolo locale che è una via di mezzo tra un’osteria e un wine bar. Si trova sulla piazza centrale del piccolo paese di Verduno, forse il mio preferito di tutta la zona. È qui che si trova il belvedere, uno dei punti panoramici più suggestivi delle Langhe, ma soprattutto, è qui che si produce il Pelaverga, vino rosso ottenuto dall’omonimo vitigno, celebrato ogni anno alla fine dell’estate con una grande festa tra le vie del paese. Per il nostro aperitivo o – come si diceva una volta – merenda sinoira, dividiamo una bottiglia di Pelaverga, un piatto di acciughe al verde, lingua in salsa rossa, salsiccia di Verduno e una selezione di formaggi locali. Stremati e con la pancia piena torniamo verso casa, passando di fronte agli altri locali dove non osiamo fermarci per cena perché ci siamo resi conto di avere fango e pezzi di terra fino alle ginocchia. Ma ci saranno altre occasioni per tornare a Verduno.

Lo consiglio a chiunque sia abbastanza vicino da poter organizzare una gita di un giorno, sia come base per chi invece arriva da lontano e ha intenzione di trascorrere più giorni nelle Langhe. Oltre a Casa Ciabotto, ottima non solo per l’aperitivo ma anche per la cena, una tappa da non perdere è Ca’ del Re, a pochi passi a piedi dalla piazza centrale: si tratta di un’osteria a gestione famigliare dove vengono serviti piatti della tradizione piemontese. Eccellente l’assaggio di antipasti: si va dalle acciughe, al formaggio con salsa verde, alle melanzane, all’insalata russa; tra i primi si devono provare i tajarin burro e menta, mentre tra i secondi è ottimo il panino del re. Il tutto servito nel giardino interno del vecchio caseggiato di mattoni, sotto piante secolari. Il piano superiore, quello della balconata, è stato adibito a bed & breakfast: sette camere in stile rustico, tutte con vista sul giardino.

Nei mesi estivi non è facile trovare posto senza aver prenotato, e in tal caso si può optare per il B&B Al Vecchio Gelso, nella vicina frazione di Rivalta: si tratta di una cascina ristrutturata con quattro camere che si affacciano su un giardino di alberi secolari, piante di agrumi ed erbe aromatiche.
Per un’esperienza diversa dal solito si può dormire al Real Castello, struttura risalente al 1500 e diventata poi di proprietà del Re Carlo Alberto di Savoia nel 1838. I prezzi sono un po’ più alti rispetto a quelli dei B&B della zona, ma d’altra parte alloggiare in una delle stanze dove dormì anche un re vale la spesa!

Il castello ospita anche una cantina – dove si producono Barbaresco, Barolo, Barbera d’Alba e Pelaverga – e un ristorante: d’estate si cena nell’immenso giardino, con il castello alle spalle e il panorama della Langa di fronte. Sul piatto, cipolla ripiena al baccalà, gnocchi di patate alla salvia con burro e nocciole, filetto di maiale al moscato e, per finire, una fetta di bunet, il dolce tipico piemontese a base di cioccolato e amaretti.

Non vi resta che partire!

Cover photo by Massimo Candela from Pixabay

 

 

 

22 pensieri riguardo “Una passeggiata nelle Langhe: Barolo, Monforte e Verduno

  1. SONO STATA NELLE LANGHE DA ADOLESCENTE CON LA SCUOLA:) BELLA GITA E POSTI BELLISSIMI IN UN AUTUNNO COSì PERFETTO:) PECCATO SOLO PER NON AVER POTUTO “DEGUSTARE” IL BAROLO ESSENDO MINORENNE:(((((
    SEMPRE OTTIMI VIAGGIO SUI RICORDI E SUI SOGNI I TUOI POST 🙂
    BUON WE
    DANIELA

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  2. Silvia grazie di aver ripostato anche qui questo articolo, al primo giro me l’ero perso! Le Langhe devono essere una zona interessante soprattutto dal punto di vista enogastronomico. ..ed io non le avevo mai calcolate!!! Peccato che il Piemonte sia così lontano da Roma, spero prima o poi di passarci un bel weekend! Devo rimediare! !

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