Vieni a giocare nella casa degli orrori?

Non so esattamente cosa mi avesse spinta, mesi prima della partenza per il viaggio in Irlanda del Norda prenotare una stanza proprio in quel B&B: forse il nome che evocava manieri e antiche dimore, forse la sua posizione in un piccolo villaggio. Magari anche le due singole fotografie del sito internet: nella prima, il profilo della vecchia casa georgiana si stagliava grigio contro un cielo scuro e minaccioso, mentre nella seconda si vedeva una camera da letto un po’ fuori moda, con la carta da parati a fiori che fa sempre molto British. O Irish, in questo caso.

Sta di fatto che quando arriviamo a destinazione siamo esausti, vuoi per il viaggio, vuoi per la pioggia che non ci abbandona dal mattino. Nemmeno il TomTom vuole saperne di collaborare: ripete che siamo arrivati a destinazione, ma non riusciamo a vedere il B&B, al punto che temo di aver prenotato da un’altra parte. Di numeri civici nemmeno a parlarne, per cui non sappiamo nemmeno se siamo sul lato giusto della strada. Quando scorgiamo una luce provenire da una vetrina, accostiamo per chiedere informazioni. Faticando non poco convinco il mio compagno a smettere di prendere a pugni il navigatore che continua a ripetere tornate indietro appena potete e ad accompagnarmi nel laboratorio.

closed-up-photo-of-brass-colored-industrial-machine-963635
Photo by Brett Sayles from Pexels

Si tratta di una vecchia bottega di cornici: il proprietario emerge dal retro con un grembiule impolverato di segatura di legno. Gli domando se ci può indicare la strada per il B&B e lui, sistemandosi gli occhiali sul naso, mi spiega che è proprio next door. Gli dico che non l’ho visto, e lui ci accompagna fuori, mostrandoci il posto che cerchiamo: è nello stesso edificio del suo laboratorio, basta suonare il campanello della porta rossa.
“Non c’è un’insegna?” chiedo.
Lui mi osserva per un istante e poi mi dice che no, non c’è un’insegna. Forse la signora non è in casa, ma possiamo provare. Ci manca solo che la signora non sia in casa: cosa potremmo fare in quel paese in cui tutto sembra chiuso?
“Che personaggio!” commenta il mio compagno mentre torniamo in macchina a prendere i bagagli. In meno di cinque minuti siamo davanti alla porta rossa, quella dietro la quale secondo il negoziante si celerebbe il nostro b&b.

Suono il campanello con un po’ di esitazione, sperando che la padrona sia in casa. Le luci sono spente, sia al pian terreno che a quello superiore, e l’unico rumore proveniente dall’interno è l’eco sinistra del campanello che rimbomba tra le pareti . Dopo qualche minuto si accende sopra le nostre teste una lampadina che non riesce però a illuminare quasi nulla. La porta si apre e troviamo ad accoglierci un uomo. Lo osservo nella penombra, mi volto verso il mio compagno, poi guardo di nuovo l’uomo. Il negoziante. L’uomo delle cornici. O forse un gemello.
“Welcome to our house.”
Non riesco a trattenermi e gli domando se sia proprio lui, l’uomo from next door e lui me lo conferma. Allora perché quando siamo entrati nel tuo negozio non ci hai detto Ehi ragazzi, benvenuti! Il mio B&B è proprio qui di fianco al mio negozio, venite, vi accompagno? Non facciamo domande e lo seguiamo lungo il corridoio buio della vecchia casa georgiana. Le finestre sono oscurate da pesanti tende di velluto, e l’unica fonte di luce è una lampada che più che altro sembra una candela. Non illumina quasi nulla, ma purtroppo mi permette di vedere, accanto alla rampa di scale ancora più scura del resto della stanza, delle vecchie carrozzine per bambini nelle quali sono adagiate delle bambole di porcellana. Di quelle antiche, dagli abiti polverosi, il volto perlaceo, le labbra imbronciate e gli occhi vitrei che sembrano seguire ogni tuo passo.

assorted-dolls-2573440
Photo by Magda Ehlers from Pexels

L’uomo delle cornici ci fa strada lungo la scala, verso il piano superiore. Con una mano sulla balaustra si volta verso me, oltre il mio compagno.
“You ok?” mi domanda.
Mi sta chiedendo se ce la faccio a portare la valigia da sola, o forse si è accorto del mio disagio? Con voce stridula gli rispondo che è tutto ok, ma sono certa di sentire gli occhi delle bambine di porcellana che mi fissano dal corridoio.
La nostra stanza è nel sottotetto: è spaziosa ma è un tributo al kitsch interpretato in chiave gotica. Fa un freddo da morire e lo dico al proprietario, che mi risponde scuotendo le spalle.
“La signora non vi aspettava per altre due ore.”
Chi è la signora, e dove diavolo è? Se ne va senza aggiungere altro, richiudendosi la porta alle spalle. Mi guardo intorno, osservando il letto massiccio e scuro, come i comodini appoggiati al muro.

Il divano ricorda quello del salotto di una mia prozia: con l’imbottitura sfondata e il rivestimento tra il marrone e il verde scuro che richiama il colore del copriletto e della moquette. Scosto le tende scure per far entrare un po’ di luce dalla finestra che si affaccia sul cortile e sul negozio di cornici. Ed è lì che lo vedo di nuovo, l’uomo dal ghigno asimmetrico: è appoggiato alla porta che da sul retro del negozio, e sta guardando in alto, verso la nostra finestra. Ha fatto un cenno col capo verso di me, o è l’effetto della luce proveniente dalla sua bottega? Chiudo le tende, allontanandomi istintivamente dalla finestra.

Il bagno non è più moderno della stanza. Il rivestimento di linoleum marrone si intona con il resto dell’arredamento, ma il tocco di classe è dato da un’altra bambola in formato mignon, appoggiata sul coperchio del gabinetto. La afferro per il collo e la nascondo nell’armadio, sotto una coperta sul fondo del mobile, poi chiudo la serratura a chiave. Non si sa mai.
Dopo una doccia ghiacciata mi asciugo con un panno umido che puzza di patatine fritte. Mi vesto velocemente e propongo al mio compagno di uscire. Vorrei poter dire che dopo lo sbaglio colossale nella scelta del pernottamento almeno è andata meglio per la cena. Vorrei poter raccontare che ho trovato una vecchia locanda con il camino acceso dove abbiamo mangiato black pudding e Irish soda bread. Invece no. L’unico locale aperto è uno di quelli che il mio ex capo definirebbe una mangiatoia: un posto non troppo diverso da un fast food, con una manciata di avventori e grossi schermi sopra il bancone del bar. Ordiniamo del cibo di cui non ricordo nulla, poi ci mettiamo un secolo a finire il caffè, cercando di ritardare il più possibile il rientro al B&B.

Ci incamminiamo sotto la pioggia, lungo la via che ci riporta verso la casa degli orrori. Apriamo la porta rossa e ci troviamo di nuovo nel corridoio, sorvegliati con attenzione dalla bambole che fingono di dormire nei loro passeggini. Mi chiedo se la signora sia rientrata: magari verrà a salutarci. E se invece non ci fosse nessuna signora? Come al solito mi faccio prendere la mano da stupide fantasie, rischiando di rimanere indietro: il mio compagno ha già raggiunto la scala, mentre io ho sono ancora nel corridoio. Non troviamo un interruttore e cerchiamo la torcia del cellulare: quando si accende getta un debole fascio di luce sulla parete vicina, dove sono appesi dei quadri che prima non avevo notato. Vecchie fotografie in bianco e nero di donne dallo sguardo arcigno, e di bambini in abiti risalenti a cento anni prima: non ridono, ma si limitano a guardare l’obiettivo dal basso in alto, con sguardi sospettosi e severi.

old-photo-of-people-wearing-animal-mask-3078055
Photo by Lisa Fotios from Pexels

Arrivati in camera, chiudo a chiave ma resisto alla tentazione di spingere il divano contro la porta. Fa più freddo di quando siamo arrivati, segno che o la signora non è arrivata, o che non le importa se congeliamo. Mi infilo in un letto dal materasso sottile e pieno di bozzi, dove passo qualche ora inquieta, svegliandomi con l’impressione che qualcuno stia grattando il legno della porta. In altri momenti mi sembra di sentire dei passi leggeri provenire da sopra le nostre teste: non è possibile, oltre il soffitto c’è solo il tetto. Quando mi addormento faccio sogni brevi e agitati: le immagini nella mia testa mi fanno svegliare di soprassalto, con il cuore che rimbomba nelle orecchie. Appena intravediamo la luce del giorno attraverso le tende ci alziamo e ci vestiamo. Avevamo già pagato al momento della prenotazione, per cui possiamo andarcene immediatamente. Scendiamo le scale, quasi corriamo nel corridoio delle bambole: ci fermiamo solo per appoggiare le chiavi su una cassettiera dell’ingresso, e poi fuori dalla casa degli orrori.

house-surrounded-with-trees-on-grayscale-photography-923269
Photo by Thomas uit Apeldoorn from Pexels

Quando sono sul sedile del passeggero, con l’aria calda che mi soffia sulla faccia, mi torna in mente uno dei tanti incubi della notte appena passata, quello in cui mi alzo dal letto perché sento bussare. Con mano tremante abbasso la maniglia e apro la porta sul pianerottolo buio: nel sogno le bambole nelle loro carrozzine sono state spostate davanti alla nostra stanza e cantano sottovoce, rivolte a una figura in cima alla scala. È una donna alta e magra: indossa un abito vecchio, come quelli che ho visto nelle fotografie lungo la scala. È di profilo, e il suo volto non è nitido. Poi si gira verso di me e la riconosco. È ancora il corniciaio, che mi parla con voce da donna.
“You ok? You ok? You ok?” ripete all’infinito. Sono le stesse parole della cantilena intonata dalle bambine dagli occhi di vetro nei passeggini.
Ricordo di essermi svegliata con la gola secca, e di aver controllato che la porta dell’armadio – con la bambola imprigionata sul fondo – fosse ancora chiusa.

“Che posto orrendo” commenta il mio compagno immettendosi sulla strada principale. Mi volto indietro, verso la casa senza numero civico: mi sembra di vedere la figura di una persona, dietro una delle finestre del secondo piano. Sarà la padrona, o sarà sempre lui, che si prepara ad aprire la bottega delle cornici?

Cover photo by Skitterphoto from Pexels

47 pensieri riguardo “Vieni a giocare nella casa degli orrori?

  1. Ma che comportamento strano, perchè non l’aveva detto prima che era lui stesso il padrone di casa?
    E’ stato meglio non incontrarla la “Signora” altrimenti avresti scoperto DAVVERO (come nel sogno) che la donna altri non era che il corniciaio/albergatore in versione con parrucca.
    La bambola sul coperchio del wc è da Stephen King! Ma che razza di arredo è?! xD
    Un altro tuo racconto da antologia Silvia 😉

    PS:Comunque questo b&b è fantastico!!!

    Piace a 1 persona

  2. Volendo avresti potuto raccontare il B&B alla Gordon Ramsay, che ne so, mettendoci imprecazioni e complimenti vari. In realtà sono stata rapita, letteralmente portata dentro un film dell’horror. Non che vi stia ad invidiare, eh! Meno male che non l’ho letto di sera, che già col cielo grigio, l’atmosfera si è fatta più, si, quasi gotica. Oltre alle bambole stile anime imprigionate, mi ha davvero stupita il tipo. Ma non poteva dire che sarebbe andato lui stesso ad aprire la porta? Vai a capire!

    Piace a 1 persona

  3. Che dire…io sarei morta di paura….e forse non avrei nemmeno dormito lì….ma visto dove eravate finiti…era l’unico posto dove poter passare la notte! Da incubo!!!
    Al di là del luogo, il post è geniale!!!! Una descrizione e una ricreazione superba!

    Piace a 1 persona

  4. Silvia hai trasformato la tua esperienza in un vero racconto horror! Si mooolto ambiguo il comportamento dell’uomo come anche l’alloggio che offriva. Possibile che ci sia gente che ha il coraggio di affittare delle stanze del genere? O.o Io me ne sarei andata senza neanche passarci la notte.. mi impressiono facilmente per qualsiasi cosa, pensa per questa casa!

    Piace a 1 persona

  5. Ciao Silvia, ti dico solo che questo post mi ha disturbato il sonno domenica sera, e non poco! Le bambole mi danno i brividi, le trovo veramente inquietanti poi messe in carrozzine per bambini in un bed and breakfast losco con un proprietario degno del miglior Hitchcock penso che avrei rischiato l’infarto! Dopo aver trovato la bambola sul water poi non ho dubbi: sarei scappata e avrei dormito in macchina! Ti dico anche che dopo aver letto questo post ho controllato ogni singolo bed and breakfast che ho prenotato in Irlanda, ad occhio e croce mi sembrano tranquilli, ebbene si quest’estate andremo proprio lì! 🙂 Speriamo bene!!!

    Piace a 1 persona

    1. Noooo mi dispiace di averti rovinato il sonno!!!
      Sai che non mi era venuto in mente di dormire in macchina? Poi quando ti trovi lì ti viene da dire “che sarà mai, sono io che mi faccio suggestionare” e invece…
      Ma vai nell’Irlanda del nord? In questo caso ti mando il nome del B&B così lo eviti!

      "Mi piace"

  6. Ragazzi che inquietudine! Io sarei morto di paura! Le foto rendono benissimo l’idea di “casa degli orrori”, ma la cosa che più mi ha sconcertato è il proprietario che vi indica la casa a fianco e non vi dice di essere il signore del B&B ahahah

    Piace a 2 people

  7. ADORO l’horror e ho semplicemente amato il tuo racconto!! Mi piacerebbe conoscere il nome del posto, sono davvero curiosa…sarei così matta da andarci a soggiornare apposta, pensa quanto sono disturbata… 😉
    Ps: il tuo capo deve essere un tipo simpatico…”mangiatoia”mi ha fatto morire😂

    Piace a 1 persona

  8. Io sarei rimasta anche a colazione, chissà quale delizia vi avrebbe cucinato il corniciaio, magari ali di pipistrello? a me una volta in Francia era capitato di dormire in una chambre d’hote piena zeppa di peluches. La nostra camera dava su un ballatoio con un box per bambini pieno zeppo di vecchi peluches. Ah e la nostra camera (che immagino fosse quella dove un tempo dormivano i figli dei proprietari), si chiudeva con un chiavistello… dall’esterno! Nemmeno io ho dormito molto bene quella notte!

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.