Fuga in Europa: 48 ore a Zurigo

Per la seconda volta raccolgo la sfida lanciata da Valentina del blog Guenda’s Travels: l’esperimento consiste nel prendersi un po’ di tempo per fuggire da qualche parte in Europa. Valentina è andata a Londra per un giorno, e a Bucarest per due. Grazie a lei mi è tornata in mente una giornata di un paio di anni fa, che ho raccontato nel post sulla fuga di otto ore a Edimburgo. Questa volta ho optato per la fuga di 48 ore, che mi ha portata a Zurigo.

Perché 48 ore a Zurigo

Zurigo ha il vantaggio di non essere troppo lontana dal piccolo paese in provincia di Cuneo in cui vivo: solitamente in macchina impieghiamo poco meno di cinque ore a raggiungerla. Una sera a cena dai miei genitori sentiamo parlare in televisione della città svizzera. Mia madre non l’ha mai vista, per cui l’idea nasce quasi per scherzo: perché non partiamo per un weekend lungo? Non me lo lascio dire due volte: appena tornata a casa, prima ancora di togliermi le scarpe e il cappotto, accendo il computer e inizio a cercare il modo per trascorrere un weekend a Zurigo in maniera conveniente.

Come arrivare a Zurigo

Arrivarci in macchina è fuori discussione: né io né mia madre siamo assi del volante, per cui innanzitutto controllo se ci sono voli da Torino. Le uniche opzioni prevedono un cambio a Fiumicino o a Monaco: questo comporterebbe un aumento notevole dei costi, oltre che una perdita di tempo non indifferente, tra lo spostamento in aeroporto e l’attesa della coincidenza. Il treno è la soluzione migliore per noi: prenoto due biglietti con partenza da Bra il venerdì alle 12.35 (così possiamo ancora lavorare al mattino) e arrivo a Zurigo alle 20.30. Ci impieghiamo un po’ di più rispetto al viaggio in auto, ma non è poi così scomodo: facciamo un cambio a Torino Porta Susa e uno a Milano Centrale. Da sempre ho un debole per i viaggi in treno: sicuramente la tratta Milano-Zurigo non è da paragonare al percorso della Flåmsbana in Norvegia, ma offre comunque degli scorci che vale la pena di fotografare, soprattutto in alta montagna, dove la neve raggiunge quasi il finestrino del treno. Per il ritorno prenoto due posti sull’Eurocity che parte da Zurigo alle 11.32 di domenica mattina, con arrivo a Bra in tempo per la cena. Il tutto per un totale di circa cento euro a testa, prenotabile comodamente da internet attraverso il sito di Trenitalia.

Dove dormire a Zurigo

Solitamente prenoto al Coronado Hotel, un albergo con molti vantaggi: è moderno, pulito, conveniente, e ha un ampio parcheggio per le auto degli ospiti. Dalla fermata del tram di Milchbuck – proprio di fronte al Coronado – si raggiunge il centro in pochi minuti. Questa volta però non abbiamo la necessità di parcheggiare la macchina, per cui decido di prenotare un albergo in pieno centro. Dopo estenuanti ricerche su TripAdvisor, scelgo l’Alexander Hotel: nel cuore di Niederdorf, la città vecchia, ad appena cinque minuti dalla Hauptbahnhof, la stazione centrale. Prenotando direttamente tramite il sito internet dell’hotel si ottengono delle tariffe più convenienti rispetto a quelle di Booking o di Expedia: per esempio, nel nostro caso abbiamo ottenuto la colazione gratuita. L’ingresso si trova direttamente sulla vivace Niederdorfstrasse, da cui si accede alla lobby un po’ datata per quanto riguarda l’arredamento e i colori. Nonostante il primo impatto non sia dei migliori, le camere sono spaziose e pulite. L’arredamento è moderno, il letto confortevole. Tutte le stanze hanno il bagno in camera: grande e con tutto il necessario, dagli accappatoi agli shampoo, al bagnoschiuma, all’asciugacapelli. Il wi-fi è gratuito e perfettamente funzionante sia nella lobby che nelle camere.

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L’itinerario: cosa fare a Zurigo

Il venerdì sera arriviamo alla Hauptbahnhof in perfetto orario: da qui attraversiamo il Bahnhofbrücke e ci troviamo all’inizio della Niederdorfstrasse. Una passeggiata di nemmeno cinque minuti sotto una pioggerellina ghiacciata e arriviamo in hotel. Ci sistemiamo in camera e guardiamo fuori dalla finestra affacciata su uno dei tanti vicoli della città vecchia: la pioggia è diventata più intensa e si è alzato il vento, per cui decidiamo di cenare nel ristorante adiacente all’hotel, l’Alexi’s Bar. Non è sicuramente la mia prima scelta a Zurigo ma siamo stanche, e le zuppe calde e la bistecca che dividiamo sono più che accettabili.

Il sabato mattina veniamo svegliate dalle campane della vicina Predigerkirche, una chiesa anglicana. Ci prepariamo con calma e raggiungiamo la sala dove viene servita la colazione, che è ottima e abbondante.
Ha smesso di piovere ma il sole non si fa vedere, e l’aria è comunque fredda. Ci dirigiamo verso la stazione centrale e da qui attraversiamo Bahnhofplatz, lungo la Bahnhofstrasse. Sarà la strada dello shopping, ma resta comunque una delle vie pedonali che amo di più, con i suoi palazzi austeri e le betulle lungo i marciapiedi. Il tram la percorre in tutta la sua lunghezza, ma noi preferiamo scoprirla a piedi. La nostra prima fermata è Jelmoli, il più grande department store della città, aperto dal 1833. Si tratta di un grande magazzino di lusso ma vale la pena di una visita per dare un’occhiata ai negozi che vendono abbigliamento, gioielli, borse, scarpe, cosmetici e alimentari. Lasciato Jelmoli entriamo da Navy Boot, un negozio di scarpe dal quale mi faccio tentare ogni volta che sono a Zurigo. Compro un paio di allacciate di camoscio verde, che non vedo l’ora di mettere appena arriverà la primavera.
Proseguiamo poi fino a Schweizergasse, la piccola piazza che nel periodo natalizio si riempie di venditori di caldarroste. Ci accontentiamo di fare un po’ di window shopping, e qui la materia prima non manca: le vetrine di marchi come Burberry, Zegna, Louis Vuitton, Chanel, Bulgari, Cartier si susseguono senza soluzione di continuità, così come le gioiellerie. Arriviamo fino a Paradeplatz: un tempo era nota con il nome di Säumärt, piazza dei maiali, perché qui si svolgeva il mercato del bestiame. Ora invece la sua fama è dovuta alla presenza delle grandi banche svizzere che hanno la loro sede proprio nei palazzi che la circondano.

Svoltiamo in direzione dell’Hotel zum Storchen, uno degli alberghi più antichi e più costosi della città. Ci fermiamo qualche istante a osservane la balconata affacciata sul fiume Limmat da un lato e su Weinplatz dall’altro. Anche qui continua la successione di negozi di lusso, da Tom Ford, a Miu Miu a Jil Sander a Mulberry. E noi non riusciamo a resistere al richiamo delle stradine dello Storchen: piccole, buie e tortuose.
Nel frattempo si è fatta l’ora di pranzo: decidiamo di attraversare il Rathausbrücke, il ponte che ci porta di fronte al Rathaus, il municipio. Da questo lato del fiume si trova la città vecchia, il quartiere Niederdordf, che è poi lo stesso del nostro hotel. L’atmosfera è molto diversa rispetto a quella che si respira dall’altra parte del fiume Limmat: non ci sono più negozi di lusso, che lasciano spazio alle piccole boutique di stilisti emergenti, alle gioiellerie artigianali, alle gallerie d’arte e ai negozi di antiquariato.

Ci dirigiamo verso lo Schwarzenbach Teecafé, una minuscola pasticceria famosa per la sua cioccolata calda. Come sempre, il piccolo locale è pieno, ma due ragazzi un po’ geeky intenti a scrivere sui MacBook ci invitano a prendere posto al loro tavolo. Ci lasciamo cadere sulle poltrone di velluto rosa e ordiniamo una fetta di Käsekuchen, la torta al formaggio, e una di Mohnkuchen, un dolce a base di semi di papavero. Per scaldarci ordiniamo cioccolata e tè: come anche per il caffè, c’è un menu dal quale scegliere in base alla provenienza delle materie prime.

Dopo esserci rifocillate torniamo all’aperto e ci spostiamo nel negozio accanto al piccolo caffè, lo Schwarzenbach Kolonialwaren. Un tempo conosciuto per la vendita di generi coloniali, come suggerisce il nome, ora attira l’attenzione per la merce esposta nelle vetrine: barattoli di miele e conserve, frutta secca o candita, spezie. Compriamo un po’ di tè, del pepe e delle arance candite da portare a casa, e ci incamminiamo lungo la Münstergasse, lasciandoci distrarre ogni tanto da qualche vicolo stretto che porta a una piccola piazza con una fontana.
Con qualche deviazione arriviamo fino al Grossmünster, l’antico duomo. Non so nulla di architettura religiosa, ma questo non mi impedisce di rimanere a bocca aperta di fronte all’imponente edificio a tre navate e dalle due torri che svettano sulla città vecchia. La porta stessa, in pesante legno lavorato, è in sé un’opera d’arte. Leggiamo all’interno che è da qui che partì la Riforma svizzera tedesca, ma a questo punto siamo troppo stanche per approfondire.
Scendiamo la scalinata proprio dietro al duomo e arriviamo sul Limmatquai. Ci fermiamo al Caffè Motta, dove non resistiamo alla tentazione di prendere un aperitivo all’aperto, osservando la gente che passeggia sul lungofiume. Fa freddo, ma ci sono delle coperte su ogni sedia, per cui ordiniamo due bicchieri di bollicine e ci godiamo lo spettacolo. Ci sentiamo un po’ più zürcher dopo questa esperienza, quindi possiamo tornare in albergo soddisfatte.

Appena il tempo di una doccia, e siamo pronte a uscire per la cena. Avrei voluto provare il Bauernschänke, uno di quei ristoranti che piacciono a me: un po’ fuorimoda, con il menu scritto sulla lavagna e un’ottima selezione di piatti regionali. Ma non ho pensato di prenotare e non c’è posto, per cui alla fine, vinte dalla stanchezza, optiamo per il Pulcino, non lontano dal nostro albergo. Nonostante sia un locale dall’impronta italiana, offre una buona selezione di piatti. Prendiamo il pollo al timo e le costolette di agnello, seguiti dalla spuma al cioccolato bianco e nero.

La domenica mattina siamo di nuovo svegliate dalle campane. Facciamo colazione e lasciamo le valigie alla reception. Andiamo alla fermata Central, e da qui prendiamo il tram 10 dirette verso la fermata di Milchbuck. Passiamo attraverso il quartiere residenziale, con le case a due piani e i piccoli giardini, fino ad arrivare a Irchelpark, il più grande parco della città. Non abbiamo molto tempo, per cui facciamo una passeggiata lungo i sentieri e poi torniamo alla fermata del tram. Quando arriviamo in albergo recuperiamo i nostri trolley e ci avviamo verso la stazione. Il treno parte puntuale e, mentre acquista velocità lungo i binari che ci portano via, penso che vorrei poter rimanere a Zurigo per almeno altre 48 ore.

13 pensieri riguardo “Fuga in Europa: 48 ore a Zurigo

  1. Un giretto ce lo farei volentieri anch’io 😊 non l’ho mai vista, mi ispira peró, soprattutto la città vecchia. Un weekend ci vado!
    Ps. Qualche giorno fa ho guardato due treni per venire ad Alba, tentato dai cibi di cui hai più volte parlato. Tuttavia il meteo non era buono (infatti nevica), quindi ho rimandato 😜

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  2. A me questo #FugainEuropa piace un sacco!! Lo trovo sempre molto utile perchè mostra come è possibile visitare una città anche con poco tempo!
    Zurigo non l’ho mai vista…magari ne approfitto per farci un #48oreaZurigo anche io!

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    1. Ciao Michela, grazie per essere passata di qui! Anche a me piace sempre molto l’idea della #FugaInEuropa perché come dici tu permette di conoscere una parte di una città anche se si ha poco tempo. Valentina di Guenda’s Travels ha avuto davvero un’ottima idea 🙂

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